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mercoledì 9 novembre 2011

L’India e la trasformazione alimentare

Il Governo indiano annuncia misure volte ad aumentare il livello di trasformazione dei prodotti deperibili dall’attuale 6% al 20%.

L’India rappresenta il primo produttore a livello mondiale di latte (90 milioni di tonnellate all’anno di latticini prodotti), il Paese con il più alto numero di capi di bestiame, il secondo per quanto riguarda la produzione di frutta e verdura e uno dei primi cinque produttori al mondo per riso, tè, caffè, tabacco, spezie e zucchero.
Proprio per questo motivo e alla luce del fatto che il settore agricolo, pur impiegando circa il 60% della forza lavoro indiana, costituisce solo il 16% del Pil del Paese, il Governo di Nuova Delhi ha annunciato l’adozione di politiche volte ad aumentare il livello di trasformazione dei prodotti deperibili, ad innalzare il valore aggiunto dall’attuale 20 al 35% con l’obiettivo di passare dall’1,6% al 3% della quota di mercato globale.
Nel dettaglio, allo stato attuale, il Paese asiatico trasforma solo il 6% del pollame, il 2,2% della produzione di frutta e verdura, il 20% della carne di bufalo, il 26% dei prodotti ittici e il 35% della produzione di latte con una conseguente perdita annuale a livello di prodotti pari a 10 miliardi. I problemi principali sono dovuti all’inefficienza della supply chain, alle carenze a livello infrastrutturale e tecnologico e all’arretratezza dei sistemi di immagazzinamento e di attrezzature per la catena del freddo.
Tra le misure che verranno introdotte dal Governo rientrano esenzioni e riduzioni delle imposte doganali e delle accise su alcune categorie di prodotti, l’istituzione di trenta Zone Economiche Speciali dedicate alla trasformazione alimentare e la creazione di un “Food-Park” all’interno di ciascuno Stato.
Un impegno significativo visto e considerato che, stando alle previsioni, il settore della trasformazione alimentare crescerà nei prossimi tre anni fino a raggiungere i 220 miliardi di euro.

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