Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative all'India.

venerdì 30 aprile 2010

L’India è in ripresa ma salgono vertiginosamente l’inflazione e l’indice dei prezzi al consumo

In conseguenza degli aumenti dei generi di prima necessità e dei beni di lusso, l’indice dei prezzi al consumo in India è cresciuto del 9,89% a febbraio, e del 14,9% a marzo. In particolare, gli alimenti hanno sempre registrato incrementi superiori al 15% da novembre a questa parte. La causa di tale impennata viene attribuita al calo della produzione agricola che sarebbe stato provocato dalle cattive piogge monsoniche del 2009, ma altre fonti riscontrano e accusano la presenza di fenomeni speculativi e osservano che il Paese è carente di infrastrutture come strade, porti, una mancanza che andrebbe ad ostacolare il trasporto delle merci, soprattutto di quelle deperibili come gli alimenti.
Duvvuri Subbarao, governatore della Banca Centrale Indiana, in un discorso tenuto al prestigioso Peterson Institute for International Economics a Washington, ha osservato che, sebbene gli stimoli fiscali e monetari finora concessi abbiano molto aiutato l’economia, gli investimenti e il consumo privato non hanno ancora recuperato del tutto e rimangono inferiori rispetto ai livelli precedenti alla crisi finanziaria globale. Inoltre, il governatore ha difeso la rigida politica monetaria messa in atto dall’Istituto di credito indiano, che, allo scopo di non deprimere la ripresa economica, continua a mantenere bassi gli interessi sui prestiti monetari. Tale politica appare difforme rispetto alla Cina e agli altri Stati asiatici in via di sviluppo che, al fine di contenere l’inflazione e prevenire bolle speculative, hanno adottato misure atte a drenare l’eccessiva liquidità del sistema bancario o aumentato il costo del denaro.Subbarao prevede per il Paese una crescita del 7,5% per l’anno fiscale 2009/2010 (terminato lo scorso 31 marzo) e non inferiore all’8% per quello successivo, con “una crescita industriale abbastanza robusta”. Tuttavia, il governatore della Banca Centrale ha ribadito che “il grande problema è l’inflazione”, che “può essere abbattuta solo in modo graduale” per non colpire la crescita del Paese.

mercoledì 28 aprile 2010

Il mercato nero indiano è pari al 40% del PIL del Paese

È difficile stabilire con precisione la percentuale di attività legate all’economia sommersa presente in un paese, così come non è possibile avere un quadro preciso dei profitti che generano. Secondo le stime degli economisti, in India questo tipo di economia raggiunge il 40% del PIL, pari a 500 miliardi di dollari, una grave perdita per l’economia reale. Le attività tipiche dell’economia sommersa sono, per citarne solo alcune, la contraffazione, la pirateria, la corruzione, il gioco d’azzardo e la prostituzione.
Se tutto il denaro “nero” di un’economia fosse soggetto alla normale tassazione, i benefici per lo stato sarebbero molteplici: le ingenti somme che ogni anno sfuggono alle tasse potrebbero essere investite in progetti di interesse nazionale.
Uno studio a cura del Central Statistical Organisation indiano mostra che la contraffazione è molto diffusa e interessa ambiti differenti, dai beni di consumo, i cui proventi subiscono ogni anno per questo motivo circa il 7% di perdita, all’industria farmaceutica, con lo 0,4% dei medicinali contraffatti. Anche il giro d’affari dell’industria musicale è diminuito a causa della diffusione massiccia di CD e DVD pirata (in India ne vengono venduti 800 milioni ogni anno) e non sono immuni al fenomeno nemmeno il settore dell’abbigliamento, delle sigarette, dei softwares e quello automobilistico. Nonostante le recenti misure restrittive adottate dal Governo per ridurre l’evasione fiscale, il fenomeno è ancora di portata enorme, specialmente per quanto riguarda il trasferimento di denaro nei cosiddetti “paradisi fiscali”.

venerdì 23 aprile 2010

Per far fronte alla crisi l’India alza i tassi d’interesse

Martedì scorso la Banca centrale indiana ha alzato, per la seconda volta in un mese, i tassi d’interesse, portando il tasso del pronti/termine di riacquisto al 3.75% e quello di finanziamento al 5,25% dal precedente 5%.
Il tasso d’inflazione è molto elevato nel Subcontinente e si sta pericolosamente avvicinando alla doppia cifra: a settembre dello scorso anno era dello 0,5% ma a febbraio ha raggiunto il 9,8% e i dati di marzo hanno registrato, addirittura, un 9,9%. L’India non è il primo Paese ad aver alzato i tassi di interesse per far fronte alla crisi: tale strategia era già stata messa in atto dall’Australia, e molti analisti suppongono che anche la Cina adotterà presto simili provvedimenti.
New Delhi rischia anche di dover rivedere al ribasso le prospettive di crescita interna. Per il 2010 era stato previsto un +8,5% e un +9% per il 2011, ma con un’inflazione senza controllo il tasso di crescita nominale potrebbe nasconderne uno reale molto più basso. Mentre i mercati europei e americani restano freddi e indebitati, le economie asiatiche continuano a surriscaldarsi e, Cina e India in primo luogo, devono trovare una strategia efficace per non perdere i vantaggi della progressiva ripresa economica a causa degli effetti negativi dell’inflazione. Tuttavia, è opportuno ricordare che in India il problema dell’inflazione è molto più grave di quanto sia in Cina, tant’è vero che è stato inevitabile l’intervento della Banca centrale di New Delhi.

martedì 20 aprile 2010

In India la ripresa economica richiede e incentiva investimenti nelle infrastrutture

Una crescita economica sorprendente e prospettive allettanti stanno chiamando in causa lo stato delle infrastrutture indiane e la loro futura capacità di tenuta a fronte della rapida urbanizzazione che l’India sta sperimentando. Secondo rapporti ONU, tra il 2010 e il 2025 la popolazione urbana del Subcontinente aumenterà del 2,3% annuo e la sua percentuale rispetto alla popolazione totale passerà dal 30% del 2010 al 37% nel 2025.
Nonostante, il Paese risulti essere, nell'ultimo decennio, una delle economie mondiali in più rapida crescita - con un tasso medio di crescita del 7,2 per cento annuo - lo sviluppo delle infrastrutture risulta profondamente inadeguato: non c'è una sola città indiana che possa disporre di acqua corrente 24 ore su 24; la percentuale delle interruzioni di corrente elettrica nelle ore di punta è del 12% e il tempo medio di rotazione nei porti è di 3,85 giorni contro le 10 ore di Hong Kong. Inoltre, anche la rate stradale presenta carenze notevoli: la qualità della rete viaria indiana è molto al di sotto degli standard globali, solo il 25% delle autostrade ha due o quattro corsie e circa il 90% è strutturalmente inadeguato per gli autotreni con carichi superiori a 10,2 tonnellate.
Tuttavia, la ripresa economica, la stabilita’ politica e un aumento dei fondi disponibili, costituiscono le premesse per colmare le lacune che, attualmente, caratterizzano le infrastrutture indiane. Il governo si dichiara ottimista, tant’è vero che ha stimato un investimento in tale settore del 7.5% del PIL per il 2009/10, del 7.94% e 8.37%, rispettivamente, per il 2010/11 e 2011/12.
Alla luce del consistente fabbisogno di investimenti e della limitata capacità del bilancio pubblico di soddisfarlo, il settore privato sarà in primo piano nelle operazioni finanziarie che verranno messe in atto per rinnovare e ampliare le infrastrutture indiane: si stima che circa il 30% degli investimenti totali dovrà venire, appunto, dal settore privato e che tale percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni.
Secondo gli esperti, sfruttando tutto il suo potenziale, l'India potrebbe crescere del 9-10% all'anno, a patto che migliori i suoi servizi infrastrutturali, in quanto la forte crescita economica, il miglioramento della qualità di vita, la competitività commerciale e l’urbanizzazione rendono impellente la loro trasformazione.

venerdì 16 aprile 2010

Accordo Ericsson – Bearti Airtel: 1,3 miliardi di dollari per migliorare le reti del gestore indiano

La società di telecomunicazioni svedese Ericsson ha annunciato di avere ottenuto un contratto di 1,3 miliardi di dollari per espandere la rete infrastrutturale del subcontinente asiatico, nello specifico, per migliorare le reti del gestore indiano Bharti Airtel, che conta su 134 milioni di clienti tra India, Sri Lanka e Bangladesh.
Il produttore di sistemi telefonici svedese, leader mondiale delle reti mobili, ha precisato che il lavoro riguarderà le tecnologia di seconda generazione alle cui basi vi è una rete interconnessa e l’aumento della copertura nelle campagne indiane.L’obiettivo è quello di rendere le reti Airtel compatibili con quelle di terza generazione (flusso accelerato e accesso a Internet. Inoltre, l’operatore indiano punta a migliorare l’efficienza della propria rete in 15 dei 22 macro distretti del Paese.

mercoledì 14 aprile 2010

In India crescono le importazioni di olio extra vergine di oliva 100% made in Italy

L’India è il Paese più popolato del Sud est asiatico e vanta un’economia che, rispetto a quella di altre nazioni della medesima area geografica, registra una crescita più rapida e che sta generando un aumento dei consumi alimentari orientati verso l’alta qualità: su quattromila tonnellate di olio di oliva importato dall’Italia in India lo scorso anno, per un controvalore di circa 30 milioni di Euro, l’extra vergine rappresenta il 25% delle importazioni, dato che è indicativo della disponibilità del mercato indiano ad incrociare l’offerta di alta qualità.
Il Subcontinente è il maggior importatore di oli vegetali al mondo; tra il 2008 e il 2009 le importazioni dall’Italia sono aumentate di circa il 25% in quantità. La domanda del prodotto, che “fino a ieri” in India era utilizzato solo nel settore dei cosmetici, è favorita dagli aspetti salutistici legati all’olio extra vergine di oliva, alle sue proprietà contro le malattie cardiovascolari, l’invecchiamento precoce e il diabete.

lunedì 12 aprile 2010

Le misure adottate dal governo indiano e l’indipendenza dalle economie occidentali assicurano al Subcontinente buone prospettive di crescita

Il governo indiano è alle prese con le conseguenze negative che il monsone più avaro dal 1972 ha avuto sul settore agricolo: il tasso d’inflazione a dicembre aveva toccato quota 7,3% e nei generi alimentari era al di sopra del 17%. Tuttavia, nonostante la terza economia asiatica non sia ancora tornata ai livelli di crescita precedenti alla crisi (+ 9% all’anno), New Delhi, forte di un incremento del PIL del 7,2% - dato che fa seguito al + 6,7% dello scorso anno - torna ad avere buone prospettive di crescita.
I dati più incoraggianti provengono dal settore bancario e assicurativo (+9,9%) e dal settore manifatturiero che quest’anno è incrementato dell’8,9% rispetto al 3,2% registrato nell’anno fiscale 2008-2009; sono positive anche le previsioni relative all’output elettrico (+8,7%) e minerario (+8,2%).
L’India ha superato la crisi economico-finanziaria senza gravi ripercussioni grazie al fatto di avere un’economia ancora poco dipendente da quelle zoppicanti di Europa e Stati Uniti, e per aver ideato e messo in atto una serie di provvedimenti “azzeccati” negli ultimi anni. Alcuni di questi, come le agevolazioni fiscali, sono stati decisi per dare fiducia ai consumatori durante la crisi. Altre, come la cancellazione dei debiti dei contadini, sono state etichettate come misure populiste atte ad ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica in vista della campagna elettorale. Altre ancora, come il lancio di un meccanismo di reddito garantito nelle regioni rurali e un robusto incremento delle retribuzioni degli statali, indipendentemente dalle ragioni che le hanno generate, sembrano destinate ad avere un impatto duraturo sulla propensione ai consumi.
Per quanto riguarda la politica monetaria, la Reserve Bank of India ha rassicurato chi temeva un prematuro rialzo dei tassi d’interesse per moderare l’andamento dell’inflazione. La banca centrale, invece, ha incrementato di 75 punti base la cash reserve ratio - la percentuale di fondi che gli istituti di credito sono tenuti a tenere in forma liquida - drenando dal sistema 360 miliardi di rupie, oltre 5,6 miliardi di euro.

mercoledì 7 aprile 2010

Economia indiana: buona l’affidabilità del sistema bancario ma rimane il problema della redistribuzione del reddito

New Delhi ha deciso di rivedere le misure di stimolo all’economia approvate per far fronte alla crisi economica internazionale e auspica di consolidare una crescita del Prodotto interno lordo annua del 9% entro marzo 2011. Nell’anno finanziario conclusosi a marzo 2009 l’economia indiana è cresciuta del 6,7%, e, secondo le previsioni degli esperti, per marzo 2010 la crescita dovrebbe attestarsi intorno al 7,2/7,5%.
Secondo il Ministro delle Finanze indiano Pranab Mukherjee, ora è importante tenere sotto controllo debito, spesa pubblica e l’inflazione (attualmente al 15%). Alcune delle clausole previste dal pacchetto studiato dal Governo indiano sembrano favorire gli interessi della media borghesia e dei grandi industriali, a scapito delle necessità della maggioranza del Paese; tale fattore comporta il rischio che si acuiscano i problemi di redistribuzione del reddito di cui l’India già soffre da tempo: le tasse sui consumi e sui prodotti derivati dal petrolio sono aumentate del 2%, misure che contribuiscono notevolmente alla crescita dell’indice dei prezzi al consumo, già in rialzo del 9%. Inoltre, anche i prezzi degli alimentari sono aumentati a dismisura: il prezzo del riso è cresciuto del 18%, quello della frutta del 40%, il costo delle patate del 100% e quello dello zucchero, addirittura, del 200%.
Secondo l’economista Jim Walker, il piano di stimolo all’economia approvato da New Delhi per far fronte alla crisi metterebbe il subcontinente al riparo dai rischi di non sostenibilità che invece sembrano minacciare, per esempio, la Cina: mentre Pechino è riuscita a mantenere un alto livello di crescita grazie a massicci incentivi fiscali e alla costruzione di nuove infrastrutture – tenendo in scarsa considerazione la bolla speculativa che minaccia il settore immobiliare e le inefficienze del sistema bancario – l’India ha mantenuto un buon livello di affabilità del sistema bancario nazionale, scartando la strada del credito facile e, conseguentemente, prevenendo il rischio di bolle speculative. Tuttavia, sebbene l’economia indiana, potendo contare su un consumo interno che contribuisce al 57% del PIL, non sia molto dipendente dall’andamento dei mercati internazionali, risente dei gravi problemi di deficit di bilancio che spesso non consento al Paese di investire in interventi strutturali indispensabili per il suo sviluppo.

giovedì 1 aprile 2010

In India arrivano i diamanti della compagnia russa Alrosa

La maggior parte dei diamanti viene da miniere in Sudafrica, Africa Centrale e Russia; il resto principalmente da India, Canada, Australia e Brasile.
India e Russia hanno preso accordi circa la fornitura da parte russa di un grande quantitativo di diamanti grezzi: la compagnia Alrosa, principale produttore e distributore delle pietre preziose in Russia, ha annunciato di aver concluso un contratto triennale con tre società indiane per una vendita di diamanti grezzi per un valore complessivo di 490 milioni di dollari.
Alrosa, attualmente, pesa per il 25 per cento del livello produttivo mondiale di diamanti, con un valore della produzione che si aggira intorno ai 2,2 miliardi di dollari. Nel 2010 la compagnia auspica di arrivare ad un valore complessivo della propria produzione pari ad almeno 2,3 miliardi di dollari.
L’India è leader mondiale del mercato dei diamanti e il fatto che molti di coloro che lavorano nel settore siano giainisti non è casuale, in quanto il principio supremo dei del gianismo è la non violenza, un valore che porta i gianisti ad un pacifismo assoluto: secondo Chris De Lauwer, esperto di gianismo del Museo etnografico di Anversa, “a causa delle restrizioni imposte dalla loro religione, molte professioni sono escluse. Non si può lavorare nell’esercito o nell’agricoltura, perché è vietato abbattere gli alberi. Molti giainisti sono quindi banchieri o commercianti di pietre preziose”, mentre la ricchezza non è considerata incompatibile con i principi del gianismo.