Il governo indiano è alle prese con le conseguenze negative che il monsone più avaro dal 1972 ha avuto sul settore agricolo: il tasso d’inflazione a dicembre aveva toccato quota 7,3% e nei generi alimentari era al di sopra del 17%. Tuttavia, nonostante la terza economia asiatica non sia ancora tornata ai livelli di crescita precedenti alla crisi (+ 9% all’anno), New Delhi, forte di un incremento del PIL del 7,2% - dato che fa seguito al + 6,7% dello scorso anno - torna ad avere buone prospettive di crescita.
I dati più incoraggianti provengono dal settore bancario e assicurativo (+9,9%) e dal settore manifatturiero che quest’anno è incrementato dell’8,9% rispetto al 3,2% registrato nell’anno fiscale 2008-2009; sono positive anche le previsioni relative all’output elettrico (+8,7%) e minerario (+8,2%).
L’India ha superato la crisi economico-finanziaria senza gravi ripercussioni grazie al fatto di avere un’economia ancora poco dipendente da quelle zoppicanti di Europa e Stati Uniti, e per aver ideato e messo in atto una serie di provvedimenti “azzeccati” negli ultimi anni. Alcuni di questi, come le agevolazioni fiscali, sono stati decisi per dare fiducia ai consumatori durante la crisi. Altre, come la cancellazione dei debiti dei contadini, sono state etichettate come misure populiste atte ad ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica in vista della campagna elettorale. Altre ancora, come il lancio di un meccanismo di reddito garantito nelle regioni rurali e un robusto incremento delle retribuzioni degli statali, indipendentemente dalle ragioni che le hanno generate, sembrano destinate ad avere un impatto duraturo sulla propensione ai consumi.
Per quanto riguarda la politica monetaria, la Reserve Bank of India ha rassicurato chi temeva un prematuro rialzo dei tassi d’interesse per moderare l’andamento dell’inflazione. La banca centrale, invece, ha incrementato di 75 punti base la cash reserve ratio - la percentuale di fondi che gli istituti di credito sono tenuti a tenere in forma liquida - drenando dal sistema 360 miliardi di rupie, oltre 5,6 miliardi di euro.
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