Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative all'India.

martedì 30 novembre 2010

Il commercio estero indiano

Secondo i dati riportati nel rapporto congiunto paese Ice/Mae, i principali prodotti del commercio estero indiano risultano essere quelli derivanti dall’intaglio delle pietre e della gioielleria, della chimica, metallurgia, meccanica e elettronica.
I prodotti derivanti dall’intaglio delle pietre e quelli appartenenti al settore della gioielleria rappresentano, nelle esportazioni indiane, una quota rilevante, che ha raggiunto il 16,3% nell’anno 2009/2010. Pertanto è stato realizzato un valore tre volte maggiore dall’anno 2002/2003, anche a causa di un forte rincaro dei metalli preziosi.
Inoltre, grazie a moderne infrastrutture di raffinazione, l’India esporta una grande quantità di prodotti petroliferi raffinati verso l’Europa, i paesi dell’Asia orientale e gli stati del Golfo Persico.
Sono cresciute le esportazioni anche di prodotti di settori con manodopera più qualificata, quali la chimica, la metallurgia, la meccanica e l’elettronica.
Analizzando gli scambi commerciali con l’Italia, si è assistito ad una crescita delle importazioni dall’India, le quali, nel primo semestre del 2010, sono aumentate del 19,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I prodotti importati in Italia appartengono prevalentemente all’industria tessile e dell’abbigliamento (quota 29%), all’industria automobilistica (quota 13%), all’industria metallurgica (quota 10,7%) e a quella chimica (quota 10,3%).

lunedì 29 novembre 2010

L’indiana Amrut, dal mercato internazionale a quello domestico

“Il merito del passaggio, in un certo senso, è stato della globalizzazione: quando le imprese indiane dell’It hanno iniziato a mandare i propri dipendenti in giro per il mondo, alcuni di loro hanno iniziato ad apprezzare i whisky di qualità e a guadagnare abbastanza per poterseli permettere. Oggi i nostri clienti indiani sono loro”.La Amrut, alla periferia di Bangladore, è tra le distillerie più importanti dell’India. Non è ancora una meta turistica come lo sono quelle scozzesi ma, secondo gli esperti di whisky, il prodotto è di alta qualità. Infatti, nel corso del 2010, il Fusion, una delle bottiglie prodotte dalla Amrut, si è classificato al 3° posto tra i whisky giudicati migliori a livello mondiale. Il managing director della Amrut, Neelakanta Rao Jagdale, spiega: “Il nostro Fusion è il frutto di una combinazione di orzi torbati provenienti dalla Scozia e orzi indiani. È una bottiglia in cui non sarebbe stato possibile usare soltanto prodotti locali perché qui in India la torba non esiste. Quindi siamo dovuti ricorrere a qualche piccola contaminazione”.
Per quanto riguarda il lancio del prodotto, la Amrut si è rivolta inizialmente al mercato internazionale e, soltanto in un secondo tempo, al mercato locale. “Il merito del passaggio, in un certo senso, è stato della globalizzazione: quando le imprese indiane dell’It hanno iniziato a mandare i propri dipendenti in giro per il mondo, alcuni di loro hanno iniziato ad apprezzare i whisky di qualità e a guadagnare abbastanza per poterseli permettere. Oggi i nostri clienti indiani sono loro”.
I prodotti di questa distilleria sono già conosciuti in molti paesi, come Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Giappone mentre sono ancora in attesa di un distributore italiano.

mercoledì 24 novembre 2010

Epa, accordi di partenariato economico tra India e Giappone

L’India cerca nuove sinergie ad est: tramite l’intesa con il Giappone potrebbe potenziare la propria posizione economica e le alleanze anti cinesi.
La nuova strategia dell’India è quella del “Look East”, del guardare verso oriente, al fine di creare delle partnership strategiche che le permettano di consolidare la propria posizione nell’area asiatica. Da qui nasce la necessità di firmare un protocollo d’intesa con il Giappone, ovvero l’Accordo Globale per la Cooperazione Economica (Comprehensive Economic Pertnership Agreement, Epa), il cui obiettivo principale è lo sviluppo degli scambi dei due paesi, riducendo in maniera rilevante dazi e barriere economiche.
L’accordo riguarda il 94% dei prodotti scambiati e il settore su cui l’India preme maggiormente è quello farmaceutico, in particolare quello dei farmaci generici: sono state infatti richieste delle facilitazioni in termini burocratici per l’importazione di quest’ultimi oltre che alla possibilità di poter aprire nuove filiali in territorio nipponico.
Le richieste del Giappone, invece, riguardano prevalentemente il mercato delle autovetture e dei pezzi di ricambio.
Questa intesa, che si prevede entrerà in vigore nei primi mesi del 2011, potrebbe portare a dei cambiamenti nel quadro economico asiatico: una solida relazione del Giappone con l’India potrebbe permettere a Tokyo di sollevarsi dal peso di Pechino (considerato opportunità e minaccia allo stesso tempo), mentre l’India potrà approfittare della situazione per potenziare la propria posizione e le alleanze anti cinesi.

lunedì 22 novembre 2010

Hi-tech in India

Se non sei rilevante in India nei prossimi cinque anni, non potrai mai esserlo per il resto del mondo nei 10-15 successivi. Perché è in paesi in crescita e con bisogni complessi come l’India che emergeranno i nuovi modelli di business”.

Gran parte delle principali imprese globali operanti nel settore dell’hi-tech hanno portato i loro laboratori nella metropoli di Bangladore, a sud dell’India.
Tra il 2000 e il 2008 è stato registrato un incremento del numero dei centri di ricerca e sviluppo, che sono passati da 191 a 780. Le ragioni di tale crescita sono dovute da una parte alla disponibilità di maggiori risorse umane e ai costi contenuti, mentre dall’altra dalla necessità delle aziende di essere presenti in un mercato come l’India, in cui emergono i nuovi modelli di business per far fronte a bisogni complessi. Secondo Anil Menon, il presidente per Globalisation&Smart Connected Communities di Cisco, “se non sei rilevante in India nei prossimi cinque anni, non potrai mai esserlo per il resto del mondo nei 10-15 successivi”.

mercoledì 17 novembre 2010

India, Lavazza aprirà un Coffee Shop Espression

Al momento sono 17 i Coffee Shop Espression di Lavazza: la prossima tappa sarà l’India, dove il gruppo torinese aveva già acquisito la catena “Barista”. La strategia di marketing è quella di educare il consumatore al vero espresso italiano, attraverso innovazione, design e creatività nei prodotti e nell’ambiente.

Dopo l’acquisizione nel 2007 da parte di Lavazza della catena Barista in India, marchio leader coffee shop, Marco Valle, direttore del Coffee business del gruppo torinese, afferma che il Paese indiano sarà la prossima destinazione per l’apertura di uno store Lavazza Espression, le cui parole chiavi sono innovazione, design e creatività nei prodotti e nell’ambiente.
Al momento se ne contano 17 (includendo quello in fase di apertura a Londra), ma i programmi sono molto più ambiziosi. Infatti, lo sviluppo di Lavazza Espression non riguarda soltanto l’Asia, ma anche qualche paese africano e l’America Latina. Secondo Valle: "E' estremamente importante il ruolo giocato dai Coffee Shop come fattori per aumentare molto velocemente la conoscenza del marchio e la penetrazione in mercati dove Lavazza era poco nota”.
Si tratta di una strategia di marketing che intende “educare” i consumatori ad apprezzare l’espresso con know how italiano. Attilio Captano, diretto Asia e Pacifico Lavazza Spa, aggiunge: “Il traguardo finale è lo sbarco di Lavazza nel canale retail. Per riuscirci dovremo costruire un’abitudine perché oggi la massaia indiana non ha tra le sue consuetudini quella di acquistare una confezione di Lavazza rossa. Dobbiamo abituarla e la strada per arrivarci è convincerla al piacere di un espresso italiano”.

lunedì 15 novembre 2010

India, un piano sostenibile nel settore trasporti

Si sta assistendo ad un cambiamento nel settore dei trasporti indiano: la pianificazione urbana sostenibile e l’efficienza energetica sono alla base del programma su cui lavorerà l’India nei prossimi tre anni.

Il governo indiano per i prossimi tre anni prenderà parte al programma ambientale delle Nazioni Uniti (UNEP) e dell’International Climate Iniziative, al fine di creare nuovi progetti riguardanti i trasporti low-carbon. Per la realizzazione di tale programma, è prevista una spesa pari a 2,5 milioni di dollari, che sarà destinata all’organizzazione di piani di trasporto a basse emissioni per le città più importanti del Paese indiano. Si sta assistendo ad un significativo cambiamento nel settore dei trasporti, che rispecchia la necessità, espressa dal Piano d’Azione nazionale sui cambiamenti climatici, di ridurre i gas attraverso una pianificazione sostenibile.
Saranno le città interessate a gestire le infrastrutture adeguate ed a valutare quali possano essere le soluzione tecnologiche adatte al proprio programma.

giovedì 11 novembre 2010

Lo spreco delle derrate alimentari in India

Malgrado, su 88 Paesi, l’India sia al 67° posto nell’Indice mondiale di povertà, circa il 90% delle riserve di grano accumulate negli ultimi mesi, verrà utilizzato come fertilizzante a causa dell’incuria nella conservazione di tali scorte da parte delle autorità federali.
I sacchi che contengono le derrate alimentari, nei magazzini della Food Corporation of India (Fci), vengono conservati all’aperto e non sono quindi al riparo da eventuali condizioni meteorologiche avverse: le granaglie, infatti, sono state rovinate dalle recenti piogge monsoniche che le hanno fatte marcire. Ora queste riserve di grano verranno trasformate in concime.
Come ha ricordato Mons. Leo Cornelio, arcivescovo di Bophal (Madhya Pradesh) il governo indiano dovrebbe attivare il suo sistema di distribuzione pubblica, che prevede la fornitura mensile di 55 kg di grano, 5, 25 kg di legumi e 2,8 kg di oli alimentare per ogni famiglia povera che ne fa richiesta. Invece, negli ultimi anni, il governo, pur avendo investito molto nella produzione agricola, non ha provveduto a fornire adeguati sistemi di conservazione delle derrate in eccesso che, per questa ragione, non sono nemmeno utilizzabili come foraggio per il bestiame a causa della calcificazione dovuta alla pioggia.

lunedì 8 novembre 2010

Partnership Usa-India

Durante la visita a Mumbai, il presidente americano Barack Obama ha affermato: “L’intento è far decollare gli scambi commerciali perché al momento l’India è al 12° posto tra i nostri partner. L’India e l’Asia sono il mercato del futuro”.
La scorsa settimana, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha fatto visita alla capitale finanziaria di Mumbai, con l’obiettivo di intraprendere nuovi accordi commerciali e approfondire le relazioni economiche. Il Presidente ha affermato che il rapporto tra Washington e Nuova Delhi “sarà una delle partnership certe e indispensabili del XXI.. L’intento è far decollare gli scambi commerciali perché al momento l’India è al 12° posto tra i nostri partner. L’India e l’Asia sono il mercato del futuro”. Per poter realizzare tali accordi, Obama ha sollecitato l’India a modificare la normativa nel campo degli investimenti, affinché vi sia un accesso più semplificato per i prodotti americani nel mercato indiano. Il programma di Obama è quello di raddoppiare le esportazioni nei prossimi cinque anni.
Considerando i nuovi obiettivi di Obama, quindi, le imprese italiane che intendono sbarcare in India, si troveranno a competere con una grande varietà di prodotti made in Usa.

martedì 2 novembre 2010

In crescita l’export verso i paesi asiatici

“Il settore manifatturiero, e la meccanica in particolare, stanno guadagnando spazi di manovra verso i paesi emergenti, soprattutto Est Europa, Africa settentrionale e Asia.”
Dopo il rallentamento nei mesi di luglio e settembre, “l’export italiano sta ripartendo e nel mercato post-crisi si stanno disegnando nuove rotte per l’export. Nel giro di pochi mesi è cambiato il peso specifico di certe destinazioni, con i mercati extraeuropei che stanno diventando più importanti”. Le parole di Sandro Bonomi, presidente Anima e Enolgas, trovano riscontro in ciò che riportano i dati sulle esportazioni verso la Ue: in due anni si è registrato un calo dell’export, passando dal 60% nel 2007 al 51% nel 2009. E’ stata registrata invece una crescita di nuove commesse provenienti dai paesi emergenti africani e da quelli asiatici, favorendo un incremento dell’export (dal 20% del 2007 al 24% del 2009).
Bonomi afferma che “Il settore manifatturiero, e la meccanica in particolare, stanno guadagnando spazi di manovra verso i paesi emergenti, soprattutto Est Europa, Africa settentrionale e Asia. In questo scenario, per rimanere competitivi, è però necessario mettere in atto nuove strategie di cooperazione con l’intera filiera produttiva”.