Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative all'India.

venerdì 28 maggio 2010

Il settore sanitario indiano punta sulle innovazioni low cost

In India, grazie alla compresenza di tre elementi - spirito imprenditoriale, arte di arrangiarsi e reminiscenze gandhiane - è nata Vaatsalya, una catena di ospedali specializzati nell’ affordable healthcare o "sanità a buon mercato". L'idea risale al 2004 e va attribuita ad Ashwin Naik, l'attuale Ceo di Vaatsalya, che si era posto l’ambizioso obiettivo di spodestare il modello che aveva prevalso fino ad allora nel settore sanitario del Subcontinente: quello che Naik definisce "Taj & Oberoi", dal nome delle due catene di hotel di lusso che si caratterizzano per la concentrazione di pochi e costosi ospedali nei grandi centri.
Attualmente Vaatsalya è costituita da nove cliniche in Karnataka, punta a espandersi in Maharashtra e Andhra Pradesh, e a coprire i costi d’investimento entro il 2011.
Tale modello di business si basa soprattutto sulla specializzazione nei settori che garantiscono volumi elevati e su un'attenzione frenetica ai costi. Da questo punto di vista un aiuto consistente sta arrivando da quelle multinazionali che vedono nell'India un laboratorio mondiale per lo sviluppo di soluzioni innovative a basso costo. Una delle società che intende investire maggiormente è la General Electric Healthcare che, entro il 2015, spenderà 3 miliardi di dollari. Jeffrey R. Immelt, presidente e Ceo di General Electric, si propone di seguire la della reverse innovation, un'approccio da affiancare a quello di glocalization, ovvero di ideare e distribuire, non più solo prodotti pensati nei paesi ricchi e adattati alle esigenze di quelli emergenti, ma anche soluzioni messe a punto in Cina e India per i mercati locali e in grado di "attecchire" anche nei “paesi maturi”.
Questa vision sembra esser stata pienamente accolta anche dalla ReaMetrix, una società biotech di Bangalore: uno dei prodotti di punta della stessa consiste in una linea di reagenti per il monitoraggio del livello di immunodeficienza nei pazienti affetti da HIV che costa un quinto rispetto ai competitor. Inoltre, come ha spiegato il fondatore e Ceo della società, Bala Manian, «i reagenti sono in forma secca anziché liquida e non necessitano di essere conservati a bassa temperatura»: un'operazione che in gran parte del territorio indiano è tutt’altro che banale. Secondo Manian, ci sono buone probabilità che il prodotto risulti utile e venga adottato anche nei paesi in cui la catena del freddo è già stata collaudata e funzionante da tempo.
«Venire a produrre in India solo per sfruttare la manodopera a buon mercato dà dei vantaggi competitivi», ma - ha aggiunto Manian - «è investendo nelle persone in grado di progettare nuove soluzioni a costi più bassi che in Occidente che un’azienda può creare le condizioni per crescere sul lungo periodo».

mercoledì 26 maggio 2010

I principali obiettivi del governo indiano: lotta all’inflazione e miglioramento dei rapporti con il Pakistan

Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, durante una recente conferenza stampa, ha posto l’accento sull'importanza di intrattenere buoni rapporti con il Pakistan e ha definito la lotta all'inflazione come l'obiettivo più importante del suo governo. Nonostante il livello dei prezzi all’ingrosso ad aprile abbia raggiunto la quota del 9,59%, Singh punta a rallentare il tasso d’inflazione, facendolo scendere al 5-6% entro dicembre di quest’anno. La capacità di contenere gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità, come al solito, dipenderà dal monsone che continua a essere la principale fonte d'irrigazione di intere regioni rurali indiane. Il Subcontinente è reduce da un'estate, quella dello scorso anno, in cui l'alternarsi di alluvioni e siccità ha influito negativamente sull'output agricolo, facendo lievitare i prezzi di quei generi alimentari - prevalentemente verdure e cereali - su cui si basa la dieta di centinaia di milioni di indiani.
Inoltre, l'economia indiana, dopo un triennio al di sopra del 9%, ha subito un calo negli ultimi due anni, soprattutto a causa dell'impatto della crisi mondiale sulle esportazioni e sulla fiducia dei consumatori. Tuttavia, relativamente al Pil, il primo ministro auspica di riportare il tasso di crescita all'8,5%. Tale ottimismo sembra essere condiviso anche dagli investitori internazionali che hanno visto nell'India una delle economie che hanno saputo far fronte in modo molto positivo agli effetti della recessione mondiale, tant’è vero che negli ultimi 12 mesi il Sensex, l'indice guida dei titoli del Bombay Stock Exchange, è cresciuto di circa il 20% (rispetto al 13,2% del Msci Asia Pacific Index).
Nel corso della conferenza, il primo ministro è stato chiamato a rispondere anche sul tema della sicurezza nazionale: in particolare, dei rapporti con il Pakistan e relativamente all'insurrezione maoista in corso da anni in più regioni dell'India centro-orientale. Circa i complessi rapporti con Islamabad, Singh ha illustrato che l’elemento cui è imputabile il rallentando della ripresa del processo di pace è la «mancanza di fiducia reciproca» tra le leadership dei due paesi, soprattutto in seguito agli attentati di Mumbai del novembre 2008. Volendo enfatizzare l'importanza della recente riapertura del dialogo con il premier pakistano Yousuf Raza Gilani, Singh ha ribadito l’importanza di una "crescita inclusiva" e, a tal proposito, ha dichiarato che «l'India non potrà realizzare appieno il suo potenziale di crescita senza prima fare in modo di avere i migliori rapporti possibili con i nostri vicini, il più grande dei quali è proprio il Pakistan».

lunedì 24 maggio 2010

Verso il dialogo con il Pakistan

Ripreso il dialogo per la pace, congelato dopo gli attentati di Mumbai del novembre 2008, tra il primo ministro indiano Manmohan Singh e il primo ministro pakistano Yousuf Raza Gilani.
Sostenendo che il Pakistan non aveva fatto abbastanza per catturare i terroristi accusati della strage, Nuova Dehli gli aveva respinto a lungo qualsiasi tentativo di colloquio. Ora la tensione sembra attenuarsi: il ministro Manmohan Singh sottolinea l’importanza di buoni rapporti con il Pakistan, affinché il Paese possa realizzare il suo potenziale di crescita, dopo la flessione in parte causata dall’impatto della crisi mondiale.
La decisione dei colloqui potrebbe essere stata in parte sollecitata anche dalla SAARC, South Asian Association for Regional Cooperation (Afgahnistan, India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Buhtan, Sri Lanka, Maldives) risentita per il fatto di non riuscire a potenziare adeguatamente programmi di cooperazione ed integrazione regionale a causa dei noti contrasti tra India e Pakistan.

martedì 18 maggio 2010

Dal 3 al 5 giugno il Cinema India Expo a Mumbai

Il cinema indiano - con circa un migliaio di titoli all’anno, sei milioni di addetti al lavoro e una media di 13 milioni di spettatori al giorno, che sbancano sistematicamente il mercato interno e suscitano crescenti interessi nel pubblico e nei mercati di tutto il mondo - costituisce ormai l’industria cinematografica più grande del pianeta.
Ed è proprio nella patria di Bollywood che, dal 3 al 5 giugno 2010, presso il BEC (Bombay Exhibition Centre) di Mumbai, si terrà il Cinema India Expo, un’occasione imperdibile per gli esperti del settore, che vi potranno trovare tutte le nuove attrezzature specifiche abbinate alle più recenti tecnologie. L’evento vedrà infatti la presenza di importanti espositori di prodotti hi-tech per cinema e auditorium: molte società che esibiscono scelgono proprio questo evento per presentare prodotti nuovi ed innovativi e per poter fornire servizi nuovi e “su misura” ai professionisti dell’industria del cinema.
L’evento, giunto alla sua decima edizione, rappresenta una delle più importanti occasioni per potersi confrontare direttamente con gli operatori cinematografici; a tal proposito, infatti, sono stati organizzati una serie di seminari volti ad approfondire tematiche che spaziano dalla rivoluzione del digitale, al tridimensionale e all’interessante rapporto tra le potenze di Hollywood e Bollywood.

venerdì 14 maggio 2010

Il comparto dell’oro in India: nuove tendenze e crescita continua a dispetto della crisi

Quella indiana è la quarta economia mondiale per ampiezza e la sesta per velocità di crescita. Il Paese, che, per quest’anno, prevede una crescita del 8,2%, si attesta al decimo posto nella classifica dei paesi più industrializzati.
Con una popolazione di oltre un miliardo di abitanti, che comprende una classe media di 250-300 milioni di persone, e un PIL prossimo ai 2,91 milioni di miliardi di dollari, l’India è uno dei più grandi mercati del mondo. Nonostante la generale flessione che ha colpito l’economia mondiale nell’autunno del 2008, la produzione industriale indiana nel, dicembre 2009, ha segnato una decisa ripresa, raggiungendo un andamento del 16,2%.
Secondo il rapporto, la distribuzione al dettaglio del Subcontinente, che è al quarto posto nella graduatoria globale delle destinazioni al consumatore, si è affermata come la piazza più appetibile tra i mercati emergenti per l’investimento nel dettaglio. In particolare, gli indiani sono affascinati dall’oro, che da secoli è legato al loro tessuto sociale: ancora oggi, il prezioso metallo riveste un ruolo fondamentale nella vita sociale, religiosa e culturale degli indiani. Nel Subcontinente l’oro ha un significato religioso: nessun evento - si tratti di una nascita, di un matrimonio o dell’acquisto di una nuova casa - si considera completo senza l’acquisto di un oggetto d’oro.
Questo spiega perché l’India sia il maggior consumatore, e importatore, di oro al mondo: gli indiani acquistano ogni anno circa il 20% della produzione mondiale, con una richiesta di circa 2,3 tonnellate al giorno. Il mercato interno ha una portata di oltre 16 miliardi di dollari – attualmente il tasso di crescita è pari a circa il 15% annuo - ma si prevede un’ulteriore crescita nei prossimi anni.
Da sempre, l’oro viene considerato anche un bene d’investimento, il preferito dopo i depositi bancari, infatti l’India è anche il maggiore consumatore di monete e lingotti.Il comparto dell’oro conta 450.000 orafi certificati e sono circa 150 i brand locali e più di 65 quelli internazionali presenti sul territorio indiano. Sebbene persista la domanda di prodotti di artigianato tipico, il Subcontinente sta andando incontro ad un boom di richieste per gioielli di marca e prodotti industriali di tendenza, derivante dalla permeabilità alle culture internazionali e dalla loro influenza che ha reso il consumatore indiano più propenso all’acquisto di gioielli di marca e prodotti industriali di tendenza che stanno progressivamente scalzando i gioielli tradizionali.

lunedì 10 maggio 2010

Il business del settore della gioielleria indiana sale a 28 miliardi di dollari

Nell’anno fiscale 2009/10 (aprile 2009 - marzo 2010), il settore dei gioielli indiano ha registrato un massiccio incremento dell’export (+ 16%), raggiungendo un valore che equivale a 28 miliardi di dollari USA, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente, ne aveva registrati circa 24 miliardi.
Tale exploit si è verificato grazie ad una maggiore domanda di gioielleria e di pietre preziose proveniente soprattutto dall’Europa e degli USA. Il Presidente della Gems and Jewellery Export Promotion Council, Vasant Metha, ha affermato che anche questo settore ha subito conseguenze commerciali ed economiche nel corso della crisi globale del 2008-09, ma le stesse sono state contenute grazie all’azione costante dell’industria della gioielleria ed oreficeria indiana, che ha continuato a sostenere e a espandere i rapporti di natura commerciale con gli USA e gli altri paesi esteri.
Per quanto riguarda il mercato italiano, le imprese di oreficeria del Belpaese collaborano con quelle indiane per stabilire joint venture ed incrementare le vendite di mercato. I rapporti di partnership tra i due Paesi sono mantenuti attivi anche attraverso eventi e fiere di settore.
Fino a pochi mesi fa si temeva per la concorrenza del mercato asiatico nel settore (soprattutto relativamente ai falsi cinesi), ma oggi il made in Italy può riappropriarsi dei propri spazi, puntando su un mercato, quello indiano, che, sul piano dell’economia mondiale, attualmente rappresenta un territorio vantaggiosissimo, dal momento che il Subcontinente ha risentito relativamente poco degli effetti della recessione riscontrati, invece, in Occidente.
Già dal 2007 la Morellato, che in Italia è tra i brand più notori nella gioielleria, ha stabilito una joint venture con la società indiana Gitanjali Gems, dando luce alla Morrelato India, il cui scopo è la distribuzione del marchio italiano sul territorio indiano che, nel commercio dei preziosi, registra una crescita annua del 20% per un fatturato di 3,6 miliardi di dollari e impiega circa 1 milione e 300 mila persone.

mercoledì 5 maggio 2010

L’industria farmaceutica indiana alle soglie della top 10 mondiale

Si prevede che entro il 2020 l’industria farmaceutica indiana entrerà a far parte della top 10 mondiale e che raggiungerà un valore di 50 miliardi di dollari. Attualmente, il Paese è al 14° posto di tale classifica, con un livello di vendite annuali che ammonta a 10 miliardi di dollari.
Dall’India proviene l’80% dei farmaci antiretrovirali usati dall’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere nei propri progetti: nell’ultimo decennio, il Paese ha assunto la leadership mondiale nella produzione e nell’esportazione di farmaci generici che hanno consentito, e consentono ancora oggi, di salvare la vita a milioni di persone colpite dal virus dell’HIV. Nel 2000, il prezzo dei trattamenti per combattere il virus in questione si aggirava intorno ai 12mila dollari all’anno a persona, ora, grazie ai farmaci generici, il prezzo della cura anti-HIV per persona è sceso a 80 dollari all’anno.
Secondo il rapporto della PwC (Pricewaterhouse-Coopers), l’India è destinata a diventare un concorrente nel mercato farmaceutico globale in alcuni settori e un potenziale partner in altri, come per i contratti manifatturieri, gli esperimenti clinici e la ricerca farmaceutica. Tale studio rivela anche che il Subcontinente è leader nel mercato dei farmaci generici e dei vaccini: ne produce circa il 20% a livello globale.
Infine, le aziende straniere cominciano a considerare con maggiore attenzione la possibilità di investire nella produzione, nei servizi di outsourcing, nella costituzione di centri di ricerca, in licenze per i prodotti e in tecnologie. Particolare interesse viene mostrato anche in altri settori come diagnostica e dispositivi medici. Oltretutto, relativamente al settore manifatturiero, le aziende farmaceutiche stanno intensificando, attraverso delle partnership, le relazioni con le società indiane nel mercato globale dei servizi.