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lunedì 29 novembre 2010

L’indiana Amrut, dal mercato internazionale a quello domestico

“Il merito del passaggio, in un certo senso, è stato della globalizzazione: quando le imprese indiane dell’It hanno iniziato a mandare i propri dipendenti in giro per il mondo, alcuni di loro hanno iniziato ad apprezzare i whisky di qualità e a guadagnare abbastanza per poterseli permettere. Oggi i nostri clienti indiani sono loro”.La Amrut, alla periferia di Bangladore, è tra le distillerie più importanti dell’India. Non è ancora una meta turistica come lo sono quelle scozzesi ma, secondo gli esperti di whisky, il prodotto è di alta qualità. Infatti, nel corso del 2010, il Fusion, una delle bottiglie prodotte dalla Amrut, si è classificato al 3° posto tra i whisky giudicati migliori a livello mondiale. Il managing director della Amrut, Neelakanta Rao Jagdale, spiega: “Il nostro Fusion è il frutto di una combinazione di orzi torbati provenienti dalla Scozia e orzi indiani. È una bottiglia in cui non sarebbe stato possibile usare soltanto prodotti locali perché qui in India la torba non esiste. Quindi siamo dovuti ricorrere a qualche piccola contaminazione”.
Per quanto riguarda il lancio del prodotto, la Amrut si è rivolta inizialmente al mercato internazionale e, soltanto in un secondo tempo, al mercato locale. “Il merito del passaggio, in un certo senso, è stato della globalizzazione: quando le imprese indiane dell’It hanno iniziato a mandare i propri dipendenti in giro per il mondo, alcuni di loro hanno iniziato ad apprezzare i whisky di qualità e a guadagnare abbastanza per poterseli permettere. Oggi i nostri clienti indiani sono loro”.
I prodotti di questa distilleria sono già conosciuti in molti paesi, come Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Giappone mentre sono ancora in attesa di un distributore italiano.

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