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mercoledì 28 aprile 2010

Il mercato nero indiano è pari al 40% del PIL del Paese

È difficile stabilire con precisione la percentuale di attività legate all’economia sommersa presente in un paese, così come non è possibile avere un quadro preciso dei profitti che generano. Secondo le stime degli economisti, in India questo tipo di economia raggiunge il 40% del PIL, pari a 500 miliardi di dollari, una grave perdita per l’economia reale. Le attività tipiche dell’economia sommersa sono, per citarne solo alcune, la contraffazione, la pirateria, la corruzione, il gioco d’azzardo e la prostituzione.
Se tutto il denaro “nero” di un’economia fosse soggetto alla normale tassazione, i benefici per lo stato sarebbero molteplici: le ingenti somme che ogni anno sfuggono alle tasse potrebbero essere investite in progetti di interesse nazionale.
Uno studio a cura del Central Statistical Organisation indiano mostra che la contraffazione è molto diffusa e interessa ambiti differenti, dai beni di consumo, i cui proventi subiscono ogni anno per questo motivo circa il 7% di perdita, all’industria farmaceutica, con lo 0,4% dei medicinali contraffatti. Anche il giro d’affari dell’industria musicale è diminuito a causa della diffusione massiccia di CD e DVD pirata (in India ne vengono venduti 800 milioni ogni anno) e non sono immuni al fenomeno nemmeno il settore dell’abbigliamento, delle sigarette, dei softwares e quello automobilistico. Nonostante le recenti misure restrittive adottate dal Governo per ridurre l’evasione fiscale, il fenomeno è ancora di portata enorme, specialmente per quanto riguarda il trasferimento di denaro nei cosiddetti “paradisi fiscali”.

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