Stando ai dati pubblicati dalle maggiori società di consulenza, entro il 2050 si prevede un cambiamento non indifferente a livello mondiale.
Secondo i dati pubblicati nel paper edito da PriceWaterhouseCoopers, The World in 2050, nel 2050 le economie emergenti, cd. E-7, saranno del 64% più grandi rispetto a quelle dei Paesi sviluppati. Già nel 2025 Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Messico e Russia rappresenteranno la metà della crescita economica mondiale e gli Usa saranno la terza economia mondiale, preceduti da Cina e India, con notevoli conseguenze anche dal punto di vista del sistema monetario internazionale: il renminbi e l’euro potrebbero infatti affiancare il dollaro. Allo stesso tempo si prevede che nell’arco dei prossimi due anni l’economia del Brasile supererà quella inglese, nel 2018 la Cina sorpasserà gli Stati Uniti e un anno più tardi il Messico scavalcherà l’Italia. Secondo le previsioni dellla Banca Mondiale Entro quella data infatti le economie dei Paesi emergenti cresceranno ad un tasso medio annuo pari al 4,7%, contro il 2,3% di quelli avanzati.
Allo stesso tempo si registra un aumento vertiginoso delle multinazionali emergenti, che se nel 2000 rappresentavano solo il 10% delle prime mille società mondiali per capitalizzazione di Borsa, ad oggi costituiscono il 31%; a questo proposito un recente studio condotto da Ernst&Young ha rivelato che le quotazioni di queste multinazionali sono cresciute in media negli ultimi cinque anni del 132%, a differenza di quelle occidentali, che hanno registrato un +6%.
Se si pensa che prima della rivoluzione industriale il Dragone e l’Elefante erano considerati i dominatori del commercio globale, si potrebbe quasi vedere nel boom di questi Paesi una sorta di ritorno al passato, una distribuzione più omogenea della crescita economica che rafforzerebbe in qualche modo la cooperazione internazionale.
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