La scorsa settimana, a fronte di un’inflazione arrivata a quota +9,44%, la Reserve Bank of India ha aumentato i tassi di interesse di ben 50 punti base.
Dal marzo 2010, la Reserve Bank of India (Rbi) - la Banca centrale indiana - si è vista costretta ad operare numerose strette monetarie per far fronte all’aumento dell’inflazione. Alla base del tasso di inflazione vi è l’aumento dei prezzi dell’energia che recentemente ha costretto il Governo a ridurre i sussidi, ricadendo sul costo della vita e l’adeguamento dei salari. Con l’ultima stretta, quella operata lo scorso 26 luglio, il tasso dei prestiti concessi dalla Rbi alle banche è salito dal 7,5% all’8%: l’India si conferma come il Paese più aggressivo al mondo da questo punto di vista.
Fitch, l’agenzia di rating, approva la politica restrittiva della Rbi: il responsabile per l’Asia, Art Woo, sostiene che, di fronte alle pressioni dei prezzi, si tratti di una “risposta appropriata”. La mossa a sorpresa della Rbi non è stata invece accolta in toni entusiastici dai mercati, che guardano con preoccupazione all’impatto di questo ennesimo aumento del costo del denaro, alla ridotta disponibilità di credito a basso costo per le aziende, le banche, le compagnie automobilistiche e immobiliari. Tuttavia, secondo il governatore Duvvari Subbarao, per risolvere a monte i problemi di offerta che alimentano l’inflazione, è necessario che il Governo incoraggi produttività e investimenti con riforme e politica fiscale adeguate: “un cambiamento di rotta dovrà essere motivato da segnali sostenibili di calo dell’inflazione”.
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