Anna Hazare, pacifista gandhiano, ha tenuto uno sciopero della fame per 12 giorni allo scopo di ottenere una legge che punisca la corruzione diffusa nella pubblica amministrazione indiana. Grazie anche a cortei di protesta in tutto il Paese e ad una grande attenzione mediatica, l’impegno del governo è giunto sabato scorso nella forma di una risoluzione passata alla Camera senza votazione.
In India la corruzione è un fenomeno alquanto diffuso e diversi sono i casi di scandali per bustarelle, che hanno anche coinvolto recentemente alcuni esponenti del partito del Congresso di Sonia Ghandi. La lotta a questa tendenza migliorerebbe il clima imprenditoriale locale e faciliterebbe il business degli operatori esteri, i quali pongono la corruzione tra le problematiche principali nel momento in cui sia affronta un Paese emergente.
La decisione presa nei giorni scorsi è stata frutto di una lunga giornata di dibattito che è sfociata nell’accordo tra maggioranza e opposizione di centro destra nell’accogliere la richiesta di Hazare. Sebbene il documento sia stato accolto con grande entusiasmo e soddisfazione dalla prolazione e si parli di “giornata storica” per l’India, si tratta però di una risoluzione che esprime solo l’opinione della Camera, approvata con un iter anomalo, e il cui effetto dipenderà dall’interpretazione che se ne farà. Lo stesso Hazare sostiene che ci sia ancora molto da fare e ha già promesso che si mobiliterà anche per una nuova riforma elettorale, per l’istruzione e la condizione degli agricoltori.
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