La protesta sindacale in corso da alcuni giorni sfocia in battaglia e il capo del personale muore bruciato vivo. Decine i feriti.
Un dirigente aziendale morto, oltre 70 feriti e un centinaio di lavoratori arrestati sono il bilancio, finora, del conflitto industriale esploso mercoledì sera e culminato con l’incendio dello stabilimento automobilistico Maruti Suzuki di Manesar, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale New Delhi.
Sulle cause dei disordini, scoppiati nella mattinata di ieri, sindacato e direzione aziendale offrono versioni contrastanti. Stando alle opinioni del sindacato, Maruti Suzuki Worker's Union, l’escalation di violenza è scattata a seguito del maltrattamento di un operaio, insultato da un caporeparto per la sua appartenenza ad una casta inferiore. Secondo il gruppo automobilistico i disordini sono stati invece innescati dal dipendente, che colpì il suo supervisore. Sta di fatto che il malcontento sociale non è una novità nella fabbrica che produce circa la metà delle auto vendute ogni anno in India e da tempo alla Maruti Suzuki è aperta una vertenza su salari e contratti.
Lo stabilimento ora è chiuso e “la produzione è totalmente sospesa”, come ha dichiarato un responsabile della Maruti Suzuki, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli all'anno, riaprirà. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay.
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