Uno studio condotto dall’Osservatorio India dell’Università LIUC di Roma assegna all’India il primato per l’agricoltura organica, una pratica sempre più diffusa.
Più di 600,000 campi agricoli organici certificati e un numero di agricoltori biologici maggiore rispetto a quello di qualsiasi altro paese del mondo. L’India è oggi uno dei paesi più attenti a questo tipo di coltivazioni e per la fine del 2012 si prevede di arrivare a 2 milioni di ettari di terreno con certificazione organica. I vantaggi offerti dall’approccio bio sono sia ambientali, poiché preserva terreno e falde acquifere dall’inquinamento e non impoverisce il suolo, sia economici, dato l’elevato costo di pesticidi e fertilizzanti chimici.
L’India in particolare, risulta avere un grande potenziale per l’agricoltura organica grazie alla co-presenza di tre fattori: un sistema agricolo integrato con la presenza di bestiame, la presenza di un gran numero di coltivatori piccoli e marginali e la bio-diversità climatica regionale. Un considerevole sostegno proviene anche dalle politiche governative, sensibili all’agricoltura biologica, incentivata attraverso un programma nazionale finalizzato all’introduzione della produzione organica nel paese (NPOP- National Programme for Organic Production) e assistenza diretta ai singoli Stati che intendono allargare le aree adibite alla coltivazione organica.
Ad oggi le principali esportazioni indiane di prodotti biologici includono cereali, legumi, miele, thè, spezie, oli di semi, cotone organico, cosmetici e prodotti per body care e, secondo le stime dell’Osservatorio, sono destinate ad allargarsi presto anche ad altri beni.
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