Siglato un accordo tra l’americana Polaris Industries e l’indiana Eicher Motors.
Dopo i recenti accordi tra BMW e TVS Motors, è la volta della Polaris che sbarca in India con una nuova joint-venture. L’azienda del Minnesota, leader nel settore motociclistico, ha infatti firmato pochi giorni fa un accordo con la Eicher Motors LTD, produttrice di veicoli commerciali leggeri e di moto Royal Enfield.
La nuova partnership, garantirà all’azienda statunitense la riduzione dei costi di produzione e l’accesso diretto, senza spese e tassazione per il trasporto, all’importantissimo mercato indiano, ormai secondo per volume di vendite solo a quello cinese. Interessanti sviluppi anche per le così dette operazioni SKD (Semi-Knock Down: veicoli prodotti in forma di kit e poi esportati per l’assemblaggio finale in un paese estero) di cui beneficeranno i brands Polaris. Dal canto suo, Eicher guadagnerà l’accesso al Know how americano, fondamentale per l’emancipazione tecnologica e produttiva dell’azienda.
Una strategia industriale lungimirante , quella della Polaris, che punta a gettare le fondamenta per un futuro solido, prima attraverso l’acquisizione dello storico marchio americano Indian Motorcycle company, poi con sostanziosi investimenti nella società americana Brammo, una delle più quotate nella produzione di moto elettriche. Ora con la collaborazione con la società indiana.
lunedì 30 luglio 2012
venerdì 27 luglio 2012
Il FMI è pessimista
L’aggiornamento pubblicato negli scorsi giorni dal Fondo Monetario Internazionale ridimensiona le previsioni di crescita dell’India per i prossimi 2 anni.
I numeri delle correzioni a ribasso per l’India sono i più severi tra quelli relativi ai paesi emergenti. Il taglio preannunciato dal FMI per il tasso di crescita è dello 0,7%, al netto del quale il PIL si posizionerà intorno al 6,1%e al 6,5% rispettivamente per l’anno in corso e per il prossimo. Un ritmo che molti politici indiani ritengono insufficiente a garantire un effettivo percorso di sviluppo del paese, come ammesso dallo stesso primo ministro Singh che, all’inizio dell’anno, dichiarava “sarebbe errato concludere che l’India si trova stabilmente posizionata su un sentiero di rapida crescita”. Le nuove cifre appaiono in tutta la loro entità se paragonate a quelle dei PIL degli anni scorsi: 7,1% nel 2011 e 10,1% nel 2010 ma non bastano a scalzare l’India dal secondo posto nella classifica dei maggiori PIL tra i 4 Paesi BRIC, dove è seconda solo alla Cina.
Secondo gli addetti ai lavori, i principali fattori che frenano la crescita sono da imputare a un deficit pubblico crescente, una posizione internazionale debole, l’estrema povertà delle infrastrutture e alla corruzione dilagante all’interno della classe politica. Elementi, questi, non completamente nuovi nella storia indiana ma emersi in tutta la loro evidenza in un momento economico di minor liquidità.
I numeri delle correzioni a ribasso per l’India sono i più severi tra quelli relativi ai paesi emergenti. Il taglio preannunciato dal FMI per il tasso di crescita è dello 0,7%, al netto del quale il PIL si posizionerà intorno al 6,1%e al 6,5% rispettivamente per l’anno in corso e per il prossimo. Un ritmo che molti politici indiani ritengono insufficiente a garantire un effettivo percorso di sviluppo del paese, come ammesso dallo stesso primo ministro Singh che, all’inizio dell’anno, dichiarava “sarebbe errato concludere che l’India si trova stabilmente posizionata su un sentiero di rapida crescita”. Le nuove cifre appaiono in tutta la loro entità se paragonate a quelle dei PIL degli anni scorsi: 7,1% nel 2011 e 10,1% nel 2010 ma non bastano a scalzare l’India dal secondo posto nella classifica dei maggiori PIL tra i 4 Paesi BRIC, dove è seconda solo alla Cina.
Secondo gli addetti ai lavori, i principali fattori che frenano la crescita sono da imputare a un deficit pubblico crescente, una posizione internazionale debole, l’estrema povertà delle infrastrutture e alla corruzione dilagante all’interno della classe politica. Elementi, questi, non completamente nuovi nella storia indiana ma emersi in tutta la loro evidenza in un momento economico di minor liquidità.
giovedì 26 luglio 2012
L’Agricoltura diventa biologica
Uno studio condotto dall’Osservatorio India dell’Università LIUC di Roma assegna all’India il primato per l’agricoltura organica, una pratica sempre più diffusa.
Più di 600,000 campi agricoli organici certificati e un numero di agricoltori biologici maggiore rispetto a quello di qualsiasi altro paese del mondo. L’India è oggi uno dei paesi più attenti a questo tipo di coltivazioni e per la fine del 2012 si prevede di arrivare a 2 milioni di ettari di terreno con certificazione organica. I vantaggi offerti dall’approccio bio sono sia ambientali, poiché preserva terreno e falde acquifere dall’inquinamento e non impoverisce il suolo, sia economici, dato l’elevato costo di pesticidi e fertilizzanti chimici.
L’India in particolare, risulta avere un grande potenziale per l’agricoltura organica grazie alla co-presenza di tre fattori: un sistema agricolo integrato con la presenza di bestiame, la presenza di un gran numero di coltivatori piccoli e marginali e la bio-diversità climatica regionale. Un considerevole sostegno proviene anche dalle politiche governative, sensibili all’agricoltura biologica, incentivata attraverso un programma nazionale finalizzato all’introduzione della produzione organica nel paese (NPOP- National Programme for Organic Production) e assistenza diretta ai singoli Stati che intendono allargare le aree adibite alla coltivazione organica.
Ad oggi le principali esportazioni indiane di prodotti biologici includono cereali, legumi, miele, thè, spezie, oli di semi, cotone organico, cosmetici e prodotti per body care e, secondo le stime dell’Osservatorio, sono destinate ad allargarsi presto anche ad altri beni.
Più di 600,000 campi agricoli organici certificati e un numero di agricoltori biologici maggiore rispetto a quello di qualsiasi altro paese del mondo. L’India è oggi uno dei paesi più attenti a questo tipo di coltivazioni e per la fine del 2012 si prevede di arrivare a 2 milioni di ettari di terreno con certificazione organica. I vantaggi offerti dall’approccio bio sono sia ambientali, poiché preserva terreno e falde acquifere dall’inquinamento e non impoverisce il suolo, sia economici, dato l’elevato costo di pesticidi e fertilizzanti chimici.
L’India in particolare, risulta avere un grande potenziale per l’agricoltura organica grazie alla co-presenza di tre fattori: un sistema agricolo integrato con la presenza di bestiame, la presenza di un gran numero di coltivatori piccoli e marginali e la bio-diversità climatica regionale. Un considerevole sostegno proviene anche dalle politiche governative, sensibili all’agricoltura biologica, incentivata attraverso un programma nazionale finalizzato all’introduzione della produzione organica nel paese (NPOP- National Programme for Organic Production) e assistenza diretta ai singoli Stati che intendono allargare le aree adibite alla coltivazione organica.
Ad oggi le principali esportazioni indiane di prodotti biologici includono cereali, legumi, miele, thè, spezie, oli di semi, cotone organico, cosmetici e prodotti per body care e, secondo le stime dell’Osservatorio, sono destinate ad allargarsi presto anche ad altri beni.
mercoledì 25 luglio 2012
Il cioccolato piace sempre di più agli indiani
Il consumo del noto dolciume registra una forte crescita che sfida le incertezze economiche e politiche del Paese.
Secondo un articolo pubblicato negli scorsi giorni dal quotidiano “The Indian Express” le vendite di cioccolato sono raddoppiate negli ultimi 5 anni. Sebbene il consumo pro-capite di prodotti a base di cacao si limiti a soli 100-150 grammi, che di fronte agli 11 chilogrammi annui consumati dagli irlandesi, appare irrisorio, il mercato è in forte espansione con tassi di crescita annuale del 15-20%. Rispetto agli altri dolciumi, il cioccolato combatte l’ipertensione, è un buon antiossidante e ha effetti positivi sull’umore: tutte proprietà che sembrano aver convinto il consumatore indiano. Ma le ragioni di salute non sono le sole che spingono in alto le vendite alla cui base risiede anche un nuovo valore culturale che sta acquisendo il cioccolato, utilizzato sempre di più come regalo nelle aziende ed in generale nelle grandi aree urbane.
Circa la metà dell’attuale fabbisogno di cacao viene ad oggi importato ma si stanno sviluppando anche aree di coltivazione locali, in particolare nelle zone di Andhra Pradesh, Kerala e Tamil Nadu.
Grande l’interesse destato nelle principali multinazionali. Tra tutte, Cadbury India ha registrato il migliore risultato 2011 con un aumento delle vendite del 35% e dei profitti del 42%. Un mercato appetibile anche per la nostra Ferrero che nel 2010 ha raggiunto una quota di mercato del 6%, un significativo avanzamento rispetto allo 0,5% del 2008, e che ha aperto l’anno scorso una fabbrica di ovetti Kinder e di tic Tac nello stato di Maharashtra.
Secondo un articolo pubblicato negli scorsi giorni dal quotidiano “The Indian Express” le vendite di cioccolato sono raddoppiate negli ultimi 5 anni. Sebbene il consumo pro-capite di prodotti a base di cacao si limiti a soli 100-150 grammi, che di fronte agli 11 chilogrammi annui consumati dagli irlandesi, appare irrisorio, il mercato è in forte espansione con tassi di crescita annuale del 15-20%. Rispetto agli altri dolciumi, il cioccolato combatte l’ipertensione, è un buon antiossidante e ha effetti positivi sull’umore: tutte proprietà che sembrano aver convinto il consumatore indiano. Ma le ragioni di salute non sono le sole che spingono in alto le vendite alla cui base risiede anche un nuovo valore culturale che sta acquisendo il cioccolato, utilizzato sempre di più come regalo nelle aziende ed in generale nelle grandi aree urbane.
Circa la metà dell’attuale fabbisogno di cacao viene ad oggi importato ma si stanno sviluppando anche aree di coltivazione locali, in particolare nelle zone di Andhra Pradesh, Kerala e Tamil Nadu.
Grande l’interesse destato nelle principali multinazionali. Tra tutte, Cadbury India ha registrato il migliore risultato 2011 con un aumento delle vendite del 35% e dei profitti del 42%. Un mercato appetibile anche per la nostra Ferrero che nel 2010 ha raggiunto una quota di mercato del 6%, un significativo avanzamento rispetto allo 0,5% del 2008, e che ha aperto l’anno scorso una fabbrica di ovetti Kinder e di tic Tac nello stato di Maharashtra.
martedì 24 luglio 2012
Il nuovo Presidente
Pranab Mukherjee, dell’Indian National Congress, è ufficialmente il tredicesimo Presidente dell'Unione Indiana per i prossimi 5 anni.
Una vittoria schiacciante, quella di Pranab Mukherjee, che il 23 luglio scorso, con il 69,31% delle preferenze ha confermato i pronostici della vigilia elettorale. Il neopresidente, candidatosi tra le fila dell’Indian National Congress, partito laico e di centrosinistra si afferma nettamente sul meno credibile P. A. Sangama, esponente del Bharatiya Janata Party (BJP), principale partito conservatore fautore di una politica nazionalista e di difesa dell'identità induista, che ha ottenuto solo il 30,69% dei voti.
Due lauree, in Scienze politiche e in Legge, prima giornalista e poi avvocato, dal 1969 entra in politica dove in più di quarant’anni di carriera ricopre le cariche di Ministro delle finanze (due volte), degli Esteri, della Difesa, oltre ad essere stato negli anni Novanta vicepresidente della Planning Commission, l'organo governativo che decide la politica economica del Paese. Un curriculum di tutto rispetto, quello di Mukherjee, che alimenta grandi aspettative nel popolo indiano. Pur essendo una figura con compiti per lo più di rappresentanza formale infatti, il Presidente può assumere un ruolo chiave in caso di crisi costituzionale: uno scenario che potrebbe profilarsi con le elezioni generali del 2014, dove nessun partito sembra avere le carte in regola per vincere con una maggioranza assoluta.
Una vittoria schiacciante, quella di Pranab Mukherjee, che il 23 luglio scorso, con il 69,31% delle preferenze ha confermato i pronostici della vigilia elettorale. Il neopresidente, candidatosi tra le fila dell’Indian National Congress, partito laico e di centrosinistra si afferma nettamente sul meno credibile P. A. Sangama, esponente del Bharatiya Janata Party (BJP), principale partito conservatore fautore di una politica nazionalista e di difesa dell'identità induista, che ha ottenuto solo il 30,69% dei voti.
Due lauree, in Scienze politiche e in Legge, prima giornalista e poi avvocato, dal 1969 entra in politica dove in più di quarant’anni di carriera ricopre le cariche di Ministro delle finanze (due volte), degli Esteri, della Difesa, oltre ad essere stato negli anni Novanta vicepresidente della Planning Commission, l'organo governativo che decide la politica economica del Paese. Un curriculum di tutto rispetto, quello di Mukherjee, che alimenta grandi aspettative nel popolo indiano. Pur essendo una figura con compiti per lo più di rappresentanza formale infatti, il Presidente può assumere un ruolo chiave in caso di crisi costituzionale: uno scenario che potrebbe profilarsi con le elezioni generali del 2014, dove nessun partito sembra avere le carte in regola per vincere con una maggioranza assoluta.
Amplifon raddoppia in India
Firmato un accordo con il competitor Gn ReSound per comprare 38 negozi.
Amplifon, presente dal 2010 nel mercato indiano con 28 punti vendita, consolida oggi la sua rete commerciale grazie alla pratnership siglata con GN Resound, uno tra i principali produttori di apparecchi acustici a livello mondiale. L’accordo prevede l’acquisizione da parte del gruppo italiano di 38 negozi GN Resound collocati nelle maggiori città del paese, rendendo di fatto Amplifon il market leader del paese.
Il mercato indiano delle soluzione uditive, come riportato dall’Agenzia Radiocor, si rivela un terreno fertile per nuovi investimenti, sia grazie all’espansione economica del paese negli ultimi anni, sia per il continuo miglioramento della diagnosi e cura dei problemi legati all’ipocusia (nel 2011 sono stati venduti circa 220.000 apparecchi acustici con un incremento del 15% rispetto al 2010).
Grande soddisfazione per Franco Moscetti, l’amministratore delegato del gruppo milanese quotato in Piazza Affari, che all’indomani dell’accordo dichiara: “All'interno di un mercato di elevato potenziale come quello indiano il gruppo ha dimostrato ancora una volta la capacità di muoversi strategicamente intercettando un'opportunità in grado di apportare importanti benefici nel medio-lungo periodo in un'area geografica che sarà in futuro il motore della crescita mondiale".
Amplifon, presente dal 2010 nel mercato indiano con 28 punti vendita, consolida oggi la sua rete commerciale grazie alla pratnership siglata con GN Resound, uno tra i principali produttori di apparecchi acustici a livello mondiale. L’accordo prevede l’acquisizione da parte del gruppo italiano di 38 negozi GN Resound collocati nelle maggiori città del paese, rendendo di fatto Amplifon il market leader del paese.
Il mercato indiano delle soluzione uditive, come riportato dall’Agenzia Radiocor, si rivela un terreno fertile per nuovi investimenti, sia grazie all’espansione economica del paese negli ultimi anni, sia per il continuo miglioramento della diagnosi e cura dei problemi legati all’ipocusia (nel 2011 sono stati venduti circa 220.000 apparecchi acustici con un incremento del 15% rispetto al 2010).
Grande soddisfazione per Franco Moscetti, l’amministratore delegato del gruppo milanese quotato in Piazza Affari, che all’indomani dell’accordo dichiara: “All'interno di un mercato di elevato potenziale come quello indiano il gruppo ha dimostrato ancora una volta la capacità di muoversi strategicamente intercettando un'opportunità in grado di apportare importanti benefici nel medio-lungo periodo in un'area geografica che sarà in futuro il motore della crescita mondiale".
venerdì 20 luglio 2012
Scontri alla Maruti Suzuki, bruciato un dirigente
La protesta sindacale in corso da alcuni giorni sfocia in battaglia e il capo del personale muore bruciato vivo. Decine i feriti.
Un dirigente aziendale morto, oltre 70 feriti e un centinaio di lavoratori arrestati sono il bilancio, finora, del conflitto industriale esploso mercoledì sera e culminato con l’incendio dello stabilimento automobilistico Maruti Suzuki di Manesar, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale New Delhi.
Sulle cause dei disordini, scoppiati nella mattinata di ieri, sindacato e direzione aziendale offrono versioni contrastanti. Stando alle opinioni del sindacato, Maruti Suzuki Worker's Union, l’escalation di violenza è scattata a seguito del maltrattamento di un operaio, insultato da un caporeparto per la sua appartenenza ad una casta inferiore. Secondo il gruppo automobilistico i disordini sono stati invece innescati dal dipendente, che colpì il suo supervisore. Sta di fatto che il malcontento sociale non è una novità nella fabbrica che produce circa la metà delle auto vendute ogni anno in India e da tempo alla Maruti Suzuki è aperta una vertenza su salari e contratti.
Lo stabilimento ora è chiuso e “la produzione è totalmente sospesa”, come ha dichiarato un responsabile della Maruti Suzuki, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli all'anno, riaprirà. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay.
Un dirigente aziendale morto, oltre 70 feriti e un centinaio di lavoratori arrestati sono il bilancio, finora, del conflitto industriale esploso mercoledì sera e culminato con l’incendio dello stabilimento automobilistico Maruti Suzuki di Manesar, ad una cinquantina di chilometri dalla capitale New Delhi.
Sulle cause dei disordini, scoppiati nella mattinata di ieri, sindacato e direzione aziendale offrono versioni contrastanti. Stando alle opinioni del sindacato, Maruti Suzuki Worker's Union, l’escalation di violenza è scattata a seguito del maltrattamento di un operaio, insultato da un caporeparto per la sua appartenenza ad una casta inferiore. Secondo il gruppo automobilistico i disordini sono stati invece innescati dal dipendente, che colpì il suo supervisore. Sta di fatto che il malcontento sociale non è una novità nella fabbrica che produce circa la metà delle auto vendute ogni anno in India e da tempo alla Maruti Suzuki è aperta una vertenza su salari e contratti.
Lo stabilimento ora è chiuso e “la produzione è totalmente sospesa”, come ha dichiarato un responsabile della Maruti Suzuki, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli all'anno, riaprirà. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay.
giovedì 19 luglio 2012
BMW in trattativa con l’indiana TVS
L’accordo con il marchio tedesco aiuterebbe l’azienda indiana ad affermarsi sul mercato delle maximoto.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal sarebbe in corso una trattativa tra le due aziende motociclistiche. L’alleanza, di cui ancora non sono definiti i dettagli, dovrebbe prevedere un trasferimento di tecnologia dalla casa tedesca alle moto indiane consentendo alla TVS di ampliare il portafoglio prodotti, di arginare il calo delle vendite e di imporsi sui competitori locali e giapponesi.
L’accordo sarebbe rivolto alla produzione di moto di grande cilindrata che rappresentano un segmento in forte espansione nonostante attualmente due terzi delle vendite indiane riguardino moto entry-level. Secondo quanto riportato dal quotidiano americano infatti, le vendite locali di motociclette con motori di cilindrata superiore a 125 cc sono aumentate del 17 per cento nello scorso anno finanziario, arrivando a 2,99 milioni di unità. "Un patto con BMW cambierebbe le sorti della TVS - ha affermato Deepak Jain, analista della Sharekhan Ltd - L'azienda indiana è senza sbocco con i suoi prodotti, e la tecnologia BMW l'aiuterebbe a diventare un attore importante nel segmento più grande del mercato moto".
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal sarebbe in corso una trattativa tra le due aziende motociclistiche. L’alleanza, di cui ancora non sono definiti i dettagli, dovrebbe prevedere un trasferimento di tecnologia dalla casa tedesca alle moto indiane consentendo alla TVS di ampliare il portafoglio prodotti, di arginare il calo delle vendite e di imporsi sui competitori locali e giapponesi.
L’accordo sarebbe rivolto alla produzione di moto di grande cilindrata che rappresentano un segmento in forte espansione nonostante attualmente due terzi delle vendite indiane riguardino moto entry-level. Secondo quanto riportato dal quotidiano americano infatti, le vendite locali di motociclette con motori di cilindrata superiore a 125 cc sono aumentate del 17 per cento nello scorso anno finanziario, arrivando a 2,99 milioni di unità. "Un patto con BMW cambierebbe le sorti della TVS - ha affermato Deepak Jain, analista della Sharekhan Ltd - L'azienda indiana è senza sbocco con i suoi prodotti, e la tecnologia BMW l'aiuterebbe a diventare un attore importante nel segmento più grande del mercato moto".
mercoledì 18 luglio 2012
UTECO investe in India
L’azienda veronese, leader nella produzione di macchine per l’imballaggio, si affaccia sul mercato indiano.
Prosegue il processo di internazionalizzazione dell’UTECO Converting Spa che ha realizzato un accordo con l’indiana Kohli Industries di Mumbai per la produzione di macchine per la stampa rotocalco dedicate ai mercati indiano e asiatico. L’accordo, stipulato tramite la società di consulenza Finlife, che ha agito in qualità di advisor, prevede il trasferimento di know-how e outsourcing produttivo. Entrando nel dettaglio, stabilisce che l’azienda indiana produca le gamme di macchine rotocalco Uteco-Kholi per i mercati asiatici basandosi sulle tecnologie dell’impresa veneta. La successiva distribuzione competerà a Kholi per il mercato indiano e a Uteco per la restante Asia.
Strategica l’importanza dell’ India per l’azienda veronese, di cui rappresenta la prima interfaccia con il restante Sudest Asiatico. Il caso UTECO è esemplificativo della forte spinta all’internazionalizzazione che ha contraddistinto le scelte economiche di molte aziende venete che, nel 2011 hanno registrato un export verso il mercato indiano pari al 30% per un volume di affari di oltre 320 milioni.
Prosegue il processo di internazionalizzazione dell’UTECO Converting Spa che ha realizzato un accordo con l’indiana Kohli Industries di Mumbai per la produzione di macchine per la stampa rotocalco dedicate ai mercati indiano e asiatico. L’accordo, stipulato tramite la società di consulenza Finlife, che ha agito in qualità di advisor, prevede il trasferimento di know-how e outsourcing produttivo. Entrando nel dettaglio, stabilisce che l’azienda indiana produca le gamme di macchine rotocalco Uteco-Kholi per i mercati asiatici basandosi sulle tecnologie dell’impresa veneta. La successiva distribuzione competerà a Kholi per il mercato indiano e a Uteco per la restante Asia.
Strategica l’importanza dell’ India per l’azienda veronese, di cui rappresenta la prima interfaccia con il restante Sudest Asiatico. Il caso UTECO è esemplificativo della forte spinta all’internazionalizzazione che ha contraddistinto le scelte economiche di molte aziende venete che, nel 2011 hanno registrato un export verso il mercato indiano pari al 30% per un volume di affari di oltre 320 milioni.
martedì 17 luglio 2012
Una campagna per pulire l’India
Partito nei giorni scorsi il progetto pilota lanciato dal Ministero del Turismo Indiano “Clean India” per migliorare la qualità dei servizi e l’igiene delle principali mete turistiche del Paese.
“La mancanza di igiene e pulizia in India sono una delle principali cause di preoccupazione per i turisti sia nazionali che internazionali”. Così il Ministro del Turismo indiano Shri Subodh Kant Sahai ha motivato l’avvio del piano rivolto alla riqualificazione delle strutture turistiche e dei servizi del Paese attraverso la fornitura di impianti di acqua potabile, la ristrutturazione dei servizi igienici, la segnaletica adeguata all’interno e all’esterno dei locali, la sistemazione di cassonetti, la manutenzione dei parcheggi nella zona, il superamento delle barriere architettoniche per le persone disabili, help desk turistici e dispiegamento di volontari per un migliore controllo.
Nella campagna lanciata dal Ministero del Turismo e dal dipartimento di Governo Archaeological Survey of India (ASI), sono stati coinvolte banche, aziende, Ministeri statali e locali, ONG, collegi a cui è stato assegnato il compito di “adottare” 36 monumenti nazionali e mantenerli puliti, oltre che di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso la diffusione di una cultura dell’educazione all’ambiente.
La strada da percorrere per l’adeguamento agli standard turistici degli altri paesi è lunga e oggi la quota dell’India negli arrivi turistici mondiali è solo lo 0,6%. Particolarmente esiguo il volume dei turisti italiani, che è stato oggetto di dibattito lo scorso mese al primo Indo-Italian Tourism Promotion Forum tenutosi a Milano. In questa occasione il Governo Indiano ha sottolineato l’interesse per il bacino turistico italiano e riscontrato la necessità di studiare misure correttive per migliorare gli scambi turistici tra i due Paesi. La campagna “Clean India” è un importante passo in questa direzione.
“La mancanza di igiene e pulizia in India sono una delle principali cause di preoccupazione per i turisti sia nazionali che internazionali”. Così il Ministro del Turismo indiano Shri Subodh Kant Sahai ha motivato l’avvio del piano rivolto alla riqualificazione delle strutture turistiche e dei servizi del Paese attraverso la fornitura di impianti di acqua potabile, la ristrutturazione dei servizi igienici, la segnaletica adeguata all’interno e all’esterno dei locali, la sistemazione di cassonetti, la manutenzione dei parcheggi nella zona, il superamento delle barriere architettoniche per le persone disabili, help desk turistici e dispiegamento di volontari per un migliore controllo.
Nella campagna lanciata dal Ministero del Turismo e dal dipartimento di Governo Archaeological Survey of India (ASI), sono stati coinvolte banche, aziende, Ministeri statali e locali, ONG, collegi a cui è stato assegnato il compito di “adottare” 36 monumenti nazionali e mantenerli puliti, oltre che di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso la diffusione di una cultura dell’educazione all’ambiente.
La strada da percorrere per l’adeguamento agli standard turistici degli altri paesi è lunga e oggi la quota dell’India negli arrivi turistici mondiali è solo lo 0,6%. Particolarmente esiguo il volume dei turisti italiani, che è stato oggetto di dibattito lo scorso mese al primo Indo-Italian Tourism Promotion Forum tenutosi a Milano. In questa occasione il Governo Indiano ha sottolineato l’interesse per il bacino turistico italiano e riscontrato la necessità di studiare misure correttive per migliorare gli scambi turistici tra i due Paesi. La campagna “Clean India” è un importante passo in questa direzione.
lunedì 16 luglio 2012
Accordo India-UE entro l’anno
Le fasi di negoziazione tra India e UE per la firma dell’Accordo di Libero Scambio dovrebbero concludersi entro il mese di Novembre 2012.
Secondo la tabella di marcia fissata dai due Paesi, il Bilateral Trade and Investment Agreement (BTIA) per la liberalizzazione degli scambi di beni e di servizi tra le due grandi aree, dovrebbe essere firmato in occasione del prossimo India-EU Summit fissato per il Novembre del 2012.
Ad oggi restano ancora alcune questioni da risolvere. Da parte dell’India si gradirebbe maggior libertà di circolazione dei propri professionisti e maggior accesso per i propri prodotti agricoli al mercato europeo. Dal canto suo, l’Unione Europea mantiene ancora qualche perplessità circa la capacità dell’India di garantire la sicurezza dei dati nel settore dell’outsourcing di servizi e sulla questione della protezione dei diritti di proprietà intellettuale. La volontà di superare gli ostacoli è stata però manifestata in più di un’occasione e ora si punta ad arrivare il prima possibile “ad un testo finale che sia equo e positivo per entrambe le parti” come dichiarato dal Ministro del Commercio e dell’Industria Anand Sharma, a seguito di un recente incontro con Karel De Gucht, commissario europeo per il commercio.
Anche l’Europa ha infatti buone ragioni per trovare compromessi utili alla firma dell’accordo poiché, nonostante la crisi nell’Euro-Zona e il rallentamento dell’economia indiana, il commercio tra le due aree ha raggiunto nel 2011 i US$ 108,8 miliardi, contro i US$ 83,46 miliardi del 2010 e, secondo alcune stime, potrebbe a arrivare fino a 207 miliardi nel 2015.
Secondo la tabella di marcia fissata dai due Paesi, il Bilateral Trade and Investment Agreement (BTIA) per la liberalizzazione degli scambi di beni e di servizi tra le due grandi aree, dovrebbe essere firmato in occasione del prossimo India-EU Summit fissato per il Novembre del 2012.
Ad oggi restano ancora alcune questioni da risolvere. Da parte dell’India si gradirebbe maggior libertà di circolazione dei propri professionisti e maggior accesso per i propri prodotti agricoli al mercato europeo. Dal canto suo, l’Unione Europea mantiene ancora qualche perplessità circa la capacità dell’India di garantire la sicurezza dei dati nel settore dell’outsourcing di servizi e sulla questione della protezione dei diritti di proprietà intellettuale. La volontà di superare gli ostacoli è stata però manifestata in più di un’occasione e ora si punta ad arrivare il prima possibile “ad un testo finale che sia equo e positivo per entrambe le parti” come dichiarato dal Ministro del Commercio e dell’Industria Anand Sharma, a seguito di un recente incontro con Karel De Gucht, commissario europeo per il commercio.
Anche l’Europa ha infatti buone ragioni per trovare compromessi utili alla firma dell’accordo poiché, nonostante la crisi nell’Euro-Zona e il rallentamento dell’economia indiana, il commercio tra le due aree ha raggiunto nel 2011 i US$ 108,8 miliardi, contro i US$ 83,46 miliardi del 2010 e, secondo alcune stime, potrebbe a arrivare fino a 207 miliardi nel 2015.
venerdì 13 luglio 2012
Una calamita per gli investimenti
Il governo indiano prevede ingenti investimenti per il rinnovamento delle infrastrutture nazionali e guarda alle imprese straniere per attirare investimenti.
Con un nuovo piano quinquennale 2012-2017, il Governo di New Delhi punta all’ammodernamento delle infrastrutture nazionali, la cui arretratezza costituisce uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese. Il piano di investimenti toccherà soprattutto la rete stradale che, con i suoi 3,3 milioni di km, risulta la seconda per estensione a livello mondiale. Di questi, solo 66 mila Km, pari al 2% della rete, hanno le caratteristiche di autostrada con livelli di sicurezza e funzionalità adeguati agli standard internazionali mentre gran parte dei tratti stradali restanti non è asfaltata. Per ridurre questo gap il governo centrale ha stanziato 7 miliardi di Euro per 53 progetti di ammodernamento entro il 2017. Altri progetti previsti sono a carico di 10 dei maggiori Stati della Federazione Indiana per altri 6 miliardi di euro.
Per realizzare l’ambizioso piano di intervento, si intende attrarre imprese straniere attraverso la liberalizzazione dell’ingresso di Investimenti esteri Diretti (IDE) nel Paese, finora sottoposti a vincoli e controlli. Verranno inoltre concessi incentivi fiscali, fra cui l’esenzione per 10 anni del 100% della income tax, l’abolizione di dazi e tariffe doganali per l’importazione di macchinari nonché il finanziamento del 20% dell’opera da parte dell’Agenzia nazionale delle autostrade.
Altre interessanti opportunità economiche vengono offerte dagli altri settori dei trasporti, in primis da quello ferroviario che risulta essere il mezzo di locomozione più utilizzato e per cui sono altresì previsti ingenti investimenti nei prossimi cinque anni.
Con un nuovo piano quinquennale 2012-2017, il Governo di New Delhi punta all’ammodernamento delle infrastrutture nazionali, la cui arretratezza costituisce uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese. Il piano di investimenti toccherà soprattutto la rete stradale che, con i suoi 3,3 milioni di km, risulta la seconda per estensione a livello mondiale. Di questi, solo 66 mila Km, pari al 2% della rete, hanno le caratteristiche di autostrada con livelli di sicurezza e funzionalità adeguati agli standard internazionali mentre gran parte dei tratti stradali restanti non è asfaltata. Per ridurre questo gap il governo centrale ha stanziato 7 miliardi di Euro per 53 progetti di ammodernamento entro il 2017. Altri progetti previsti sono a carico di 10 dei maggiori Stati della Federazione Indiana per altri 6 miliardi di euro.
Per realizzare l’ambizioso piano di intervento, si intende attrarre imprese straniere attraverso la liberalizzazione dell’ingresso di Investimenti esteri Diretti (IDE) nel Paese, finora sottoposti a vincoli e controlli. Verranno inoltre concessi incentivi fiscali, fra cui l’esenzione per 10 anni del 100% della income tax, l’abolizione di dazi e tariffe doganali per l’importazione di macchinari nonché il finanziamento del 20% dell’opera da parte dell’Agenzia nazionale delle autostrade.
Altre interessanti opportunità economiche vengono offerte dagli altri settori dei trasporti, in primis da quello ferroviario che risulta essere il mezzo di locomozione più utilizzato e per cui sono altresì previsti ingenti investimenti nei prossimi cinque anni.
giovedì 12 luglio 2012
L'italia alla conquista del mercato calzaturiero
Grande successo per la seconda edizione della Fiera Expo Riva Schuh India conclusasi lo scorso sabato a New Delhi.
Con un’affluenza di 3.800 operatori professionali, il 16,2% in più rispetto alla prima edizione dell'anno scorso e la partecipazione di 170 espositori, la strategia di internazionalizzazione della Fiera trentina Expo Riva Schuh si può dire riuscita. L’evento è stato organizzato grazie alla collaborazione tra l’ente organizzatore, Riva del Garda Fierecongressi e i partner indiani Council for Leather Export India (Cle) e India Trade Promotion Organisation (Itpo), con il supporto Provincia Autonoma di Trento.
La rassegna dedicata a scarpe, borse, guanti, cinture e accessori in pelle è unica nel suo genere e fornisce un’importante occasione di incontro tra domanda e offerta indiana e internazionale. Giovanni Laezza, direttore di Riva del Garda Fiera congressi, è più che soddisfatto del successo dell'edizione indiana di Expo Riva Schuh: «Abbiamo esportato un format. Il nostro è stato il primo evento internazionale a far arrivare sul territorio indiano un'esposizione completamente dedicata a calzature e accessori in pelle come prodotti finiti. La manifestazione è andata a riempire un vuoto nel panorama fieristico locale, con un evento capace di rispondere nello stesso momento alle esigenze del mercato interno, senza perdere di vista l'orizzonte internazionale»
Con un’affluenza di 3.800 operatori professionali, il 16,2% in più rispetto alla prima edizione dell'anno scorso e la partecipazione di 170 espositori, la strategia di internazionalizzazione della Fiera trentina Expo Riva Schuh si può dire riuscita. L’evento è stato organizzato grazie alla collaborazione tra l’ente organizzatore, Riva del Garda Fierecongressi e i partner indiani Council for Leather Export India (Cle) e India Trade Promotion Organisation (Itpo), con il supporto Provincia Autonoma di Trento.
La rassegna dedicata a scarpe, borse, guanti, cinture e accessori in pelle è unica nel suo genere e fornisce un’importante occasione di incontro tra domanda e offerta indiana e internazionale. Giovanni Laezza, direttore di Riva del Garda Fiera congressi, è più che soddisfatto del successo dell'edizione indiana di Expo Riva Schuh: «Abbiamo esportato un format. Il nostro è stato il primo evento internazionale a far arrivare sul territorio indiano un'esposizione completamente dedicata a calzature e accessori in pelle come prodotti finiti. La manifestazione è andata a riempire un vuoto nel panorama fieristico locale, con un evento capace di rispondere nello stesso momento alle esigenze del mercato interno, senza perdere di vista l'orizzonte internazionale»
mercoledì 11 luglio 2012
Impennata nelle vendite auto
Registrato un balzo in avanti dell’ 8,3% nel mese di giugno, si punta ad un rialzo a doppia cifra entro la fine dell’anno.
Il mercato delle auto indiano continua a crescere. Come riportato dall’Agenzia Giornalistica Italiana nella mattinata di oggi, le vendite dello scorso mese sono aumentate dell’ 8,3% rispetto a quelle di giugno 2011, raggiungendo la quota di 155.763 unità. Rose anche le prospettive per i prossimi mesi, per i quali si prospetta un ulteriore rialzo nelle vendite generato anche grazie agli sconti delle compagnie automobilistiche e agli aiuti pubblici per gli acquisti di auto diesel.
Leader indiscusso di mercato si riconferma Maruti Suzuki, marchio con una solida tradizione nei Paesi orientali e che copre da solo il 42% del mercato automobilistico indiano, valutato come il terzo in ordine di volume in Asia. La casa giapponese ha inoltre recentemente annunciato in forma ufficiale di voler realizzare, entro il 2015, una terza sede produttiva in loco e di ampliare gli stabilimenti già esistenti.
Nella classifica delle preferenze dei compratori locali, si aggiudicano il secondo e terzo posto rispettivamente la coreana Hyundai e la nazionale Tata.
Il mercato delle auto indiano continua a crescere. Come riportato dall’Agenzia Giornalistica Italiana nella mattinata di oggi, le vendite dello scorso mese sono aumentate dell’ 8,3% rispetto a quelle di giugno 2011, raggiungendo la quota di 155.763 unità. Rose anche le prospettive per i prossimi mesi, per i quali si prospetta un ulteriore rialzo nelle vendite generato anche grazie agli sconti delle compagnie automobilistiche e agli aiuti pubblici per gli acquisti di auto diesel.
Leader indiscusso di mercato si riconferma Maruti Suzuki, marchio con una solida tradizione nei Paesi orientali e che copre da solo il 42% del mercato automobilistico indiano, valutato come il terzo in ordine di volume in Asia. La casa giapponese ha inoltre recentemente annunciato in forma ufficiale di voler realizzare, entro il 2015, una terza sede produttiva in loco e di ampliare gli stabilimenti già esistenti.
Nella classifica delle preferenze dei compratori locali, si aggiudicano il secondo e terzo posto rispettivamente la coreana Hyundai e la nazionale Tata.
martedì 10 luglio 2012
Agricoltura indiana a rischio
Nel Nord Ovest dell’India il ritardo dei monsoni fa scattare l’allarme siccità e mette in crisi l’agricoltura locale.
Alluvioni e siccità: questa la spaccatura climatica che divide la regione del Nord Est da quella del Nord Ovest dell’India e che ha causato ingenti e opposti danni. Alle inondazioni che hanno devastato negli scorsi giorni lo Stato di Assam provocando più di un centinaio di vittime fa da contraltare una siccità dilagante che ha colpito soprattutto le regioni di North Central Province, Northern Province e North Western Province dove gli agricoltori hanno lasciato incolti oltre 3.000 ettari di terreno.
L’allarme era già scattato a fine giugno quando si è registrata una piovosità del 31% inferiore alla media annua prevista ma al tempo, il Ministro dell’Agricoltura di Nuova Delhi, Sharad Pawar, si dichiarava ottimista, confidando che le abbondanti precipitazioni previste per i mesi di luglio e agosto avrebbero compensato la scarsezza di quelle di giugno. Oggi la situazione si è aggravata ulteriormente e l’imprevisto climatico ha messo a rischio oltre 6000 ettari di risaie e 20.000 ettari di altre coltivazioni, in particolare cereali e olio di semi. Il governo nazionale si è mobilitato in questi giorni per fornire cibo e aiuti alle zone più colpite.
Malgrado gli sforzi per migliorare i metodi di irrigazione e garantire forniture più stabili, i monsoni restano ancora oggi la principale fonte di approvvigionamento idrico per l’agricoltura del Paese, aggiudicandosi la definizione di “ancora di salvezza dell’economia indiana”.
Alluvioni e siccità: questa la spaccatura climatica che divide la regione del Nord Est da quella del Nord Ovest dell’India e che ha causato ingenti e opposti danni. Alle inondazioni che hanno devastato negli scorsi giorni lo Stato di Assam provocando più di un centinaio di vittime fa da contraltare una siccità dilagante che ha colpito soprattutto le regioni di North Central Province, Northern Province e North Western Province dove gli agricoltori hanno lasciato incolti oltre 3.000 ettari di terreno.
L’allarme era già scattato a fine giugno quando si è registrata una piovosità del 31% inferiore alla media annua prevista ma al tempo, il Ministro dell’Agricoltura di Nuova Delhi, Sharad Pawar, si dichiarava ottimista, confidando che le abbondanti precipitazioni previste per i mesi di luglio e agosto avrebbero compensato la scarsezza di quelle di giugno. Oggi la situazione si è aggravata ulteriormente e l’imprevisto climatico ha messo a rischio oltre 6000 ettari di risaie e 20.000 ettari di altre coltivazioni, in particolare cereali e olio di semi. Il governo nazionale si è mobilitato in questi giorni per fornire cibo e aiuti alle zone più colpite.
Malgrado gli sforzi per migliorare i metodi di irrigazione e garantire forniture più stabili, i monsoni restano ancora oggi la principale fonte di approvvigionamento idrico per l’agricoltura del Paese, aggiudicandosi la definizione di “ancora di salvezza dell’economia indiana”.
lunedì 9 luglio 2012
Trenitalia debutta in India
Siglata partnership indiana con Grand Tour Assistance International per lo sviluppo del turismo incoming.
L’offerta e i servizi di Trenitalia arrivano anche in India. Questo il principale risultato dell’intesa stretta tra la nostra compagnia di trasporto e la GrandTour Assistance International, Destination Management Company della Holding del Gruppo Thesauron che promuove il turismo incoming per l’Italia dai mercati indiano, oltre che da quelli giapponese ed americano.
Grazie all’accordo tra le due compagnie sarà da ora possibile acquistare in modalità ticketless, ovvero tramite biglietto elettronico, l’intera gamma dei treni nazionali Trenitalia e dell’internazionale Thello attraverso la rete di vendita del tour operator GrandTour Assistance International, presente con le sue succursali nelle principali città italiane.
"Le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma sono tra le mete leisure preferite dai turisti indiani - sottolinea Ramesh Marwah, responsabile della società GrandTour Assistance a Nuova Delhi -, e l’offerta Trenitalia è particolarmente interessante per la frequenza dei collegamenti”.
L’offerta e i servizi di Trenitalia arrivano anche in India. Questo il principale risultato dell’intesa stretta tra la nostra compagnia di trasporto e la GrandTour Assistance International, Destination Management Company della Holding del Gruppo Thesauron che promuove il turismo incoming per l’Italia dai mercati indiano, oltre che da quelli giapponese ed americano.
Grazie all’accordo tra le due compagnie sarà da ora possibile acquistare in modalità ticketless, ovvero tramite biglietto elettronico, l’intera gamma dei treni nazionali Trenitalia e dell’internazionale Thello attraverso la rete di vendita del tour operator GrandTour Assistance International, presente con le sue succursali nelle principali città italiane.
"Le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma sono tra le mete leisure preferite dai turisti indiani - sottolinea Ramesh Marwah, responsabile della società GrandTour Assistance a Nuova Delhi -, e l’offerta Trenitalia è particolarmente interessante per la frequenza dei collegamenti”.
venerdì 6 luglio 2012
Tommy Hilfiger alla conquista dell’India
La griffe americana consolida la sua presenza nel mercato indiano attraverso una nuova joint venture.
Il marchio americano, che fa capo al gruppo Pvh, ha siglato una joint venture con l’indiana Arvin Fashion per aprire nel Paese 500 nuovi store monomarca entro i prossimi 5 anni. 45 negozi saranno gestiti direttamente mentre i restanti 455 in franchisee, attraverso una partnership che vedrà le due aziende, entrambe detentrici del 50% della società, investire una cifra complessiva di 8,5 milioni di euro.
Si tratta del secondo step della strategia di Pvh rivolta al mercato indiano, dove è presente dal 2004, anno in cui intraprese la prima joint venture con Arvind Murjani brands di cui successivamente acquisì la metà delle quote nonché i diritti sulla licenza del marchio.
Forte di un fatturato 2011 di 45 milioni di euro e di una costante crescita annuale del 50%, la griffe a stelle e strisce non può che guardare con ottimismo alle nuove opportunità indiane.
Il marchio americano, che fa capo al gruppo Pvh, ha siglato una joint venture con l’indiana Arvin Fashion per aprire nel Paese 500 nuovi store monomarca entro i prossimi 5 anni. 45 negozi saranno gestiti direttamente mentre i restanti 455 in franchisee, attraverso una partnership che vedrà le due aziende, entrambe detentrici del 50% della società, investire una cifra complessiva di 8,5 milioni di euro.
Si tratta del secondo step della strategia di Pvh rivolta al mercato indiano, dove è presente dal 2004, anno in cui intraprese la prima joint venture con Arvind Murjani brands di cui successivamente acquisì la metà delle quote nonché i diritti sulla licenza del marchio.
Forte di un fatturato 2011 di 45 milioni di euro e di una costante crescita annuale del 50%, la griffe a stelle e strisce non può che guardare con ottimismo alle nuove opportunità indiane.
giovedì 5 luglio 2012
Sogefi consolida la sua presenza in India
La società di componentistica auto del gruppo Cir, apre due nuovi impianti in India e punta a quadruplicare i ricavi entro i prossimi 5 anni.
Il gruppo Sogefi, attraverso la società controllata al 58% Allevare lai, ha inaugurato ieri un nuovo stabilimento di 12.000 mq per la produzione di componenti per la sospensione nella regione di Pune. La società, presente in India dal 2008 grazie alla joint venture con Mnr nella filtrazione, prevede l’avvio della produzione per servire gli impianti dell’area Asia-Pacifico di altri suoi clienti globali come General Motors, Renaul-Nissan e Ford. Contestualmente il gruppo ha raddoppiato la propria fabbrica di sistemi di filtrazione nell’area di Bangalore.
Il Presidente del Gruppo nonché amministratore delegato del Gruppo Cir, Rodolfo De Benetti, ha dichiarato: "Il rafforzamento industriale conseguito con il completamento di questi due impianti, ci consente di poter accelerare il nostro processo di crescita in uno dei mercati automobilistici a maggiore tasso di sviluppo nel mondo. Questa iniziativa e' coerente con la strategia di Sogefi di affiancare alla sua tradizionale leadership in Europa una presenza sempre più forte nei mercati extra-europei, nei quali punta a raggiungere circa il 50% dei propri ricavi totali nell'arco di un triennio".
La società, presente in India dal 2008 grazie alla joint venture con Mnr nella filtrazione, raggiunge così la cifra di tre stabilimenti produttivi (i 2 già citati oltre all’impianto di sistemi aria-motore già esistente a Gurgaon) per un investimento totale di circa 10 milioni di euro nel subcontinente
Il gruppo Sogefi, attraverso la società controllata al 58% Allevare lai, ha inaugurato ieri un nuovo stabilimento di 12.000 mq per la produzione di componenti per la sospensione nella regione di Pune. La società, presente in India dal 2008 grazie alla joint venture con Mnr nella filtrazione, prevede l’avvio della produzione per servire gli impianti dell’area Asia-Pacifico di altri suoi clienti globali come General Motors, Renaul-Nissan e Ford. Contestualmente il gruppo ha raddoppiato la propria fabbrica di sistemi di filtrazione nell’area di Bangalore.
Il Presidente del Gruppo nonché amministratore delegato del Gruppo Cir, Rodolfo De Benetti, ha dichiarato: "Il rafforzamento industriale conseguito con il completamento di questi due impianti, ci consente di poter accelerare il nostro processo di crescita in uno dei mercati automobilistici a maggiore tasso di sviluppo nel mondo. Questa iniziativa e' coerente con la strategia di Sogefi di affiancare alla sua tradizionale leadership in Europa una presenza sempre più forte nei mercati extra-europei, nei quali punta a raggiungere circa il 50% dei propri ricavi totali nell'arco di un triennio".
La società, presente in India dal 2008 grazie alla joint venture con Mnr nella filtrazione, raggiunge così la cifra di tre stabilimenti produttivi (i 2 già citati oltre all’impianto di sistemi aria-motore già esistente a Gurgaon) per un investimento totale di circa 10 milioni di euro nel subcontinente
martedì 3 luglio 2012
Una spia d’acciaio
Scoperto un manager accusato di spionaggio industriale ai danni delle Acciaierie Valbruna.
Un processo che vedrà protagonisti i massimi vertici del gruppo indiano Viraj: è quello che accadrà domani nella provincia di Vicenza, protagonista di una storia di spionaggio industriale. Infatti dopo Cina, Giappone e Russia, anche l’India si trova ad affrontare un processo che vede al centro le Acciaierie Valbruna, con sede a Vicenza, che si sono viste copiare un acciaio speciale non presente nei cataloghi di tutte le aziende.
La vicenda risale al periodo agosto/settembre 2006, quando il dipendente delle Acciaierie Valbruna impiegato come product manager nel settore prodotti speciali Giancarlo Zausa decide di licenziarsi lasciando in azienda il personal computer. Proprio grazie a questo i tecnici informatici dell’azienda, che si apprestavano a consegnare il pc ad un altro dipendente, si accorgono della presenza di file riservati della società, documenti di cui il product manager non avrebbe dovuto disporre.
Inizia così il processo che si conclude dopo tre anni con una condanna a due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena e una provvisionale di 470mila Euro a carico dell’ex dipendente.
Nel frattempo il procedimento viene portato avanti anche nei confronti del Direttore Generale del gruppo siderurgico Viraj all’epoca dei fatti, Suri Rahul Jitrenda, dal momento in cui, stando a quanto dichiarato dall’Amministratore Delegato di Valbruna, Massimo Amenduni Gresele, dal 2006 al 2010 la società ha registrato una diminuzione delle vendite stimato in 5-10mila tonnellate di acciaio all’anno e la perdita di circa cinquanta posti di lavoro.
lunedì 2 luglio 2012
Coca Cola: Piano di investimenti in India di 5 miliardi
La multinazionale americana annuncia di aver alzato a 5 miliardi dollari il totale degli investimenti destinati al mercato indiano entro il 2020, con l’obiettivo di raddoppiare le vendite entro quella data.
La Coca-Cola scommette sul mercato indiano. A seguito della notevole crescita delle vendite della bevanda statunitense con tassi del 20% nei primi tre mesi del 2012, il colosso statunitense dei soft drinks ha incrementato il piano degli investimenti previsti nel subcontinente.
Presente sul mercato indiano dal 1993, a seguito dell’apertura dell’economia locale ai capitali esteri, la Coca-Cola ha già investito ad oggi 2 miliardi di dollari nel subcontinente, imponendosi presto sul mercato. Negli ultimi 10 anni, infatti, il consumo pro-capite del prodotto americano è calato negli Stati Uniti, Canada e Germania ma esploso nei 4 grandi mercati di Russia, Cina, Pakistan e India, registrando, in quest’ultimo un aumento delle vendite del 200% e collocandolo tra i primi 10 per il gruppo americano. L’azienda di Atlanta, consapevole delle opportunità dell’economia emergente indiana ha quindi deciso di investire in India, nei prossimi 8 anni, 3 miliardi in più del previsto per migliorare la rete distributiva attraverso nuovi stabilimenti e conquistare una maggiore porzione del mercato locale delle bevande non alcoliche. Ottimisti anche gli investitori e gli analisti internazionali che a fronte del suo incremento di dividendo annuo per 49 anni consecutivi e proprio della forte esposizione della multinazionale nei Paesi emergenti, avevano collocato il suo titolo, ad inizio anno, tra quelli con maggior potenzialità di crescita per il 2012.
La Coca-Cola scommette sul mercato indiano. A seguito della notevole crescita delle vendite della bevanda statunitense con tassi del 20% nei primi tre mesi del 2012, il colosso statunitense dei soft drinks ha incrementato il piano degli investimenti previsti nel subcontinente.
Presente sul mercato indiano dal 1993, a seguito dell’apertura dell’economia locale ai capitali esteri, la Coca-Cola ha già investito ad oggi 2 miliardi di dollari nel subcontinente, imponendosi presto sul mercato. Negli ultimi 10 anni, infatti, il consumo pro-capite del prodotto americano è calato negli Stati Uniti, Canada e Germania ma esploso nei 4 grandi mercati di Russia, Cina, Pakistan e India, registrando, in quest’ultimo un aumento delle vendite del 200% e collocandolo tra i primi 10 per il gruppo americano. L’azienda di Atlanta, consapevole delle opportunità dell’economia emergente indiana ha quindi deciso di investire in India, nei prossimi 8 anni, 3 miliardi in più del previsto per migliorare la rete distributiva attraverso nuovi stabilimenti e conquistare una maggiore porzione del mercato locale delle bevande non alcoliche. Ottimisti anche gli investitori e gli analisti internazionali che a fronte del suo incremento di dividendo annuo per 49 anni consecutivi e proprio della forte esposizione della multinazionale nei Paesi emergenti, avevano collocato il suo titolo, ad inizio anno, tra quelli con maggior potenzialità di crescita per il 2012.
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