I Paesi in via di sviluppo, nonostante la catastrofe di Fukushima, continuano a considerare necessario il ricorso all’energia nucleare: India e Cina sono i paesi asiatici più energivori.
In occasione del recente raduno annuale dell'AIEA, l'India ha ribadito i propri progetti futuri circa l’approvvigionamento energetico: Sirkumar Banerjee, il presidente della Commissione per l'energia atomica dell'India, ha dichiarato che “il ruolo del nucleare come fonte sicura, pulita e sostenibile per soddisfare le esigenze energetiche, nonché per affrontare adeguatamente i problemi del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, non può essere compromesso. Questo è tanto più vero per le economie emergenti, che mirano a fornire una migliore qualità della vita per i propri cittadini”.
L’India, dove il nucleare è la quarta fonte di energia elettrica, dispone di 20 reattori dislocati in sei centrali nucleari, per una potenza generata di 4.780 megawatt; sono in costruzione altre cinque centrali: New Delhi intende arrivare generare 64.000 megawatt entro il 2032. Tuttavia, le riserve domestiche di uranio non bastano a sostenere tale incremento di energia, così il Subcontinente è costretto ad avvalersi del supporto dalle importazioni estere. Il principale fornitore, nel corso degli anni Novanta, è stata la Russia, ma in seguito al calo dell'estrazione in quest’ultima, l'India ha stretto numerosi accordi bilaterali in materia di cooperazione sul nucleare civile e sulle tecnologie energetiche con altri Stati (Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Corea del Sud). Nel 2009 ha avuto inizio la partnership intrapresa con il Kazakistan, rafforzata da un accordo intergovernativo sottoscritto lo scorso 16 aprile 2011: i due Paesi hanno intrapreso una salda cooperazione in tema di energia atomica per usi civili, che prevede una fornitura di combustibile (2.100 tonnellate entro il 2014), la costruzione e gestione comune di centrali nucleari, una joint venture per l'esplorazione e l'estrazione di giacimenti di uranio, lo scambio di informazioni scientifiche e di ricerca.
Anche la Cina è interessata alle riserve kazake e, al fine di assicurarsi la maggiore quantità possibile di uranio, ha stretto corposi accordi con Astana a scapito degli altri grandi acquirenti del combustibile, Russia e, per l’appunto, India. Tra il Dragone e il Sucontinente è ormai in atto una corsa a due: i Paesi più energivori del continente ambiscono entrambi all’indipendenza energetica e avvertono la necessità di assicurare sempre maggiori fonti per alimentare la loro economia.
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