L’economia indiana vive un momento difficile: la rupia perde valore e la crescita rallenta. Il Paese ha bisogno di investimenti ma il governo locale non riesce a varare le riforme necessarie.
Anche l’india, così come altri Paesi asiatici, sta vivendo un momento economicamente difficile: negli ultimi 4 mesi la rupia ha perso il 16% del suo valore, rischiando di provocare una forte crisi finanziaria interna. Di conseguenza, le aziende ora cercano soprattutto i dollari e gli istituti di credito europei stanno riducendo le linee di credito. Il problema deriva dal fatto che l’India soffre di deficit fiscale e di partite correnti, motivo per cui il governo necessita continuamente di valute straniere attraverso investimenti. A tale scopo era stato ipotizzato un pacchetto di riforme per attirare capitali nel Subcontinente, ma le proteste popolari l’hanno contrastato chiaramente.
A tutto ciò si vanno ad aggiungere altre difficoltà derivanti anche dalla crisi europea, situazione che rischia di provocare una crisi della bilancia dei pagamenti tra le più gravi dal 1991. La crescita del Paese è scesa sotto il 7% e la politica governativa non è in grado di risolvere le criticità a causa delle lotte interne che paralizzano ogni prospettiva futura. A riflettere la crisi monetaria, inoltre, in ottobre la produzione industriale indiana ha registrato per la prima volta in due anni un dato negativo, attestandosi al – 5,1% contro l’11,3% annuo dello stesso periodo del 2010.
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