La Missione di Sistema in India riporta alla luce la possibilità di dar vita a collaborazioni tra imprese italiane ed indiane nell’ambito dei distretti industriali.
Le piccole e medie imprese rappresentano una realtà tanto in Italia quanto in India, anche se non mancano le differenze, in primis in termini di quantità: se infatti nel Bel Paese sono presenti 4,5 milioni di PMI, in India questo dato raggiunge i 26 milioni. Proprio allo scopo di favorire questa parte fondamentale dell’economia il gigante asiatico sta valutando con interesse il modello dei distretti industriali italiani.
L’idea di avvicinarsi ad un sistema simile a quello attivo in Italia è nata diversi anni fa al Massachusset Institute of Technology (MIT), che si è occupato della realizzazione di uno studio commissionato dalla Confederation of Indian Industry (CII): dall’analisi è emerso che i cosiddetti “cluster” esistono già da molto tempo in India, dato confermato dall’UNIDO (l’associazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale dei Paesi emergenti) che ne ha rilevati circa cinquanta, tra i quali Tirupur per la maglieria, Ludhiana per la lana e Agra per le calzature.
I distretti indiani si caratterizzano per una minore segmentazione del sistema produttivo, un’elevata specializzazione delle singole aziende operanti nelle diverse fasi della lavorazione e della produzione di componenti e una differenziazione tra imprese che mantengono una connotazione artigianale e quelle che invece stanno via via assumendo una fisionomia più industriale.
Nel dettaglio nel corso della Missione italiana è emerso che se da un lato le imprese italiane sono interessate a confrontarsi con le controparti indiane al fine di riuscire a penetrare il mercato dell’Elefante, dall’altro per gli indiani una partnership con le imprese italiane rappresenterebbe un’occasione di trasferimento di tecnologia e know-how organizzativo nell’ambito della gestione dei distretti.
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