L’Office International de la vigne et du vin accoglie tra i membri anche l’India.
In India, un Paese in cui la vite è presente sin dall’antichità, la maggiore diffusione della viticoltura si è registrata nel XVII secolo grazie ai Portoghesi presenti nella colonia di Goa, ma nel corso degli anni la presenza di diverse religioni non ne ha favorito il consumo. Ciò nonostante negli ultimi quindici anni la produzione di vino ha continuato ad aumentare fino a raggiungere nel 2010 i 18mila quintali di uva da tavola e destinata alla vinificazione; questo aumento è stato determinato dalla crescita del livello economico medio e da una progressiva occidentalizzazione della popolazione. La maggior parte della produzione indiana, circa l’80%, è concentrata nello Stato del Maharashtra, mentre due piccole realtà viticole si trovano nel distretto di Himachal e di Bangalore. La produzione riguarda soprattutto varietà internazionali, come cabernet, chardonnay, sauvignon e zinfandel. Il subcontinente indiano rappresenta l’1% della superficie vitata se si considerano i suoi 71.400 ettari di vigneto, aumentati del 66% rispetto a dieci anni fa. Oltre alla produzione, nel corso dell’ultimo decennio si è assistito anche ad un incremento del consumo interno, fattore che ha attirato l’attenzione dei principali produttori europei, e tra questi l’Italia, che è riuscita a ritagliarsi una quota di export che sfiora il 30%. Allo stato attuale la richiesta di vino è legata alle grandi città del Paese, come Mumbai, Delhi e Bangalore. Secondo le previsioni della Camera di Commercio Indiana il consumo di vino in India dovrebbe aumentare fino a raggiungere i 14,7 milioni di litri entro la fine del 2012. Una grande opportunità per le aziende italiane interessate a posare il loro sguardo su questo mercato in forte espansione.
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