La crescita economica indiana deve fare i conti con l’inflazione sempre più dilagante. Il rialzo dei prezzi miete vittime in numerosi settori, non solo in quello alimentare.
Secondo un rapporto stilato dall’OCSE, la crescita economica indiana potrebbe subire un rallentamento a causa della galoppante inflazione; l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico avverte però che bisogna rimediare al problema attraverso le riforme e non i sussidi.
Al Monito dell’OCSE si contrappone tuttavia la triste realtà in cui vivono numerosi indiani, infatti ,secondo le stime, le persone che vivono con meno di due dollari al giorno sono 450 milioni, e i poveri sono 800 milioni, perciò l’inflazione non fa altro che aggravare questa già sfortunata situazione.
In maggio l’indice dei prezzi all’ingrosso ha subito l’ennesimo aumento su base annua pari al 9,06%, inoltre si susseguono a ritmo incalzante i rialzi dei tassi d’interesse, pianificati dalla Banca Centrale indiana.
A tal proposito, il governatore della Reserve Bank Duvvuri Subbarao aveva poco tempo fa dichiarato che sarebbe stato preferibile rischiare un certo rallentamento della crescita economica, piuttosto che un ulteriore calo del potere d’acquisto.
Secondo i dati della crescita del Pil, sembra che ciò sia avvenuto, infatti, nel primo trimestre del 2011, il Pil è cresciuto solo del 7,8% su base annua, il risultato più basso raggiunto dall’India negli ultimi diciotto mesi.
Concorda con l’opinione dell’OCSE il primo consigliere economico del premier Manmohan Singh, Chakravarthy Rangarajan, che ha dichiarato alla stampa che “per mettere il deficit fiscale sotto controllo dobbiamo tagliare i sussidi e aumentare le entrate”.
Nonostante il governo indiano spenda attualmente il 9% del Pil in sussidi, la spesa pubblica per la sanità è ancora molto bassa, tra le più basse al mondo, e gli aiuti non arrivano efficacemente a coloro che ne hanno più bisogno.
Tuttavia, a quanto afferma l’OCSE, tra le economie emergenti, l’India è stata quella che ha ridotto più rapidamente la povertà tra la propria popolazione, perciò il segretario generale dell’OCSE Angel Gurrìa, nel presentare il rapporto, ha focalizzato l’attenzione sul fatto che “la priorità data a una crescita economica che coinvolga sempre più persone è appropriata, saranno necessarie altre riforme per raggiungerla”.
Al Monito dell’OCSE si contrappone tuttavia la triste realtà in cui vivono numerosi indiani, infatti ,secondo le stime, le persone che vivono con meno di due dollari al giorno sono 450 milioni, e i poveri sono 800 milioni, perciò l’inflazione non fa altro che aggravare questa già sfortunata situazione.
In maggio l’indice dei prezzi all’ingrosso ha subito l’ennesimo aumento su base annua pari al 9,06%, inoltre si susseguono a ritmo incalzante i rialzi dei tassi d’interesse, pianificati dalla Banca Centrale indiana.
A tal proposito, il governatore della Reserve Bank Duvvuri Subbarao aveva poco tempo fa dichiarato che sarebbe stato preferibile rischiare un certo rallentamento della crescita economica, piuttosto che un ulteriore calo del potere d’acquisto.
Secondo i dati della crescita del Pil, sembra che ciò sia avvenuto, infatti, nel primo trimestre del 2011, il Pil è cresciuto solo del 7,8% su base annua, il risultato più basso raggiunto dall’India negli ultimi diciotto mesi.
Concorda con l’opinione dell’OCSE il primo consigliere economico del premier Manmohan Singh, Chakravarthy Rangarajan, che ha dichiarato alla stampa che “per mettere il deficit fiscale sotto controllo dobbiamo tagliare i sussidi e aumentare le entrate”.
Nonostante il governo indiano spenda attualmente il 9% del Pil in sussidi, la spesa pubblica per la sanità è ancora molto bassa, tra le più basse al mondo, e gli aiuti non arrivano efficacemente a coloro che ne hanno più bisogno.
Tuttavia, a quanto afferma l’OCSE, tra le economie emergenti, l’India è stata quella che ha ridotto più rapidamente la povertà tra la propria popolazione, perciò il segretario generale dell’OCSE Angel Gurrìa, nel presentare il rapporto, ha focalizzato l’attenzione sul fatto che “la priorità data a una crescita economica che coinvolga sempre più persone è appropriata, saranno necessarie altre riforme per raggiungerla”.
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