L’incredibile e incessante crescita economica di quelli che potremmo definire gli “ex Paesi emergenti”, sta garantendo investimenti sempre maggiori nella ricerca scientifica: il rapporto Knowledge, Networks and Nations ha messo in evidenza l’impegno dei Paesi in via di sviluppo nel campo della ricerca ed in particolare ha sottolineato la differenza abissale che si delineerà nei prossimi anni tra Paesi sviluppati e non. Anche se gli Stati Uniti rappresentano ancora il fulcro dell’attività di ricerca, seguiti da Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Spagna, dallo studio effettuato emerge che la Cina quest’anno è entrata al sesto posto nella Top 10 stilata a livello mondiale in relazione agli investimenti nella ricerca, e si prepara a strappare il primato agli Stati Uniti entro il 2020. L’analisi mette inoltre in risalto il fatto che l’India per la prima volta è riuscita ad entrare nella classifica al decimo posto facendo slittare la Russia all’undicesimo. Dal canto suo il Brasile si dimostra sempre più impegnato sul fronte della ricerca e, anche se non rientra nella lista, resta il detentore del primato in Sudamerica. Le stime prevedono il sorpasso della Cina già nel 2013, grazie ai numerosi centri di ricerca attivi nel Paese e al fatto che il numero di laureati in scienza ed ingegneria sta aumentando vertiginosamente. Il rapporto sottolinea altresì la rilevanza degli investimenti in Paesi come l’Iran, che ha registrato il maggior numero di pubblicazioni scientifiche, e la Turchia. Quest’ultima in particolare ha posto la ricerca come una priorità assoluta, incrementando di sei volte gli investimenti pubblici; basti pensare che nell’arco di sei anni il numero di ricercatori ha segnato una crescita del 43%.
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