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mercoledì 20 ottobre 2010

L’olio d’oliva in India: “La missione è tutt’altro che facile”

"L'extra vergine, soprattutto se fruttato, entra abbastanza prepotentemente a caratterizzare il profilo aromatico dei piatti e i più tradizionalisti potrebbero essere pervenuti".

Elia Fiorillo, presidente del Consorzio Extra vergine, durante l’elaborazione del progetto per il lancio di una nuova campagna promozionale nel mercato indiano, ha affermato: “Ho avuto l’impressione di rivivere le stesse immagini dell’Italia di diversi anni fa, quando in pieno boom economico non c’era giorno che, sotto le suggestioni della pubblicità e confortati dalla sensazione di una ricchezza crescente, non si cedeva alla tentazione di comprare nuovi prodotti e servizi. L’India sembra un grande cantiere a cielo aperto, non solo di edifici, ma una vera e propria fucina di idee e provocazioni. Ma come spesso accade, quando si è bombardati da tante tentazioni, è facile che per evitare di perdere la bussola si finisca per fidarci delle cose conosciute”.
Fiorillo ammette che l’olio di oliva sia ancora poco conosciuto dalla maggior parte della popolazione indiana che, essendo fortemente legata alla cucina tradizionale, preferisce l’uso di spezie e aromi che fanno parte da sempre della tradizione gastronomica.
Tuttavia, un’efficace comunicazione renderebbe percorribile la strada dell’esportazione di olio in India, anche se, probabilmente “ne beneficeranno le prossime generazioni di imprenditori. D’altronde, se siamo veramente un paese avanzato, la pianificazione e la programmazione di lungo periodo dovrebbero essere alla base della nostra strategia di sviluppo”.
Vi sono, però, anche elementi che giocano a favore: è importante ricordare che l’età media nel Paese indiano è di circa 25 anni e che il 70% della popolazione ha meno di 35 anni. Ciò significa che gran parte della popolazione è “giovane”, e caratterizzata, quindi, da “un approccio aperto alle contaminazioni” e da una forte sensibilità al gusto occidentale.

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