La diffusa pratica della corruzione nel Paese dei Maharaja rischia di rallentare la crescita economica del Paese.
Che la corruzione sia diffusa in India non è una novità, ma di fronte alla possibilità di lasciarsi sfuggire l’occasione di ereditare il primato produttivo cinese, anche il governo indiano si attiva al fine di contrastarla: questo fenomeno infatti oltre a creare un effetto destabilizzante a livello politico, rischia di frenare lo sviluppo economico della tigre asiatica. Stando allo studio realizzato da McKinsey & Company nei prossimi vent’anni l’India dovrà investire circa 1,2 trilioni di dollari per migliorare le sue infrastrutture e il suo livello di urbanizzazione per rispondere alla crescita demografica, ma se i mercati non avranno la certezza che i fondi impiegati abbiano un’origine legale, gli investimenti potrebbero subire un arresto. Questa situazione dipende dal fatto che i fondi allocati a funzionari sospettati di corruzione vengono immediatamente bloccati, impedendo la prosecuzione dei lavori in quell’ambito. Il recente scandalo legato alle telecomunicazioni ha avuto e avrà conseguenze anche a livello politico, visto che il governo centrale è stato accusato di aver assegnato 122 nuove licenze sottocosto, determinando una perdita di circa 40 miliardi di dollari alle casse dello Stato; inoltre l’incertezza legata al quadro normativo in vigore ha spinto molti investitori ad abbandonare i loro affari. Al fine di combattere questa piaga il governo indiano si vedrà costretto a dar vita a un’agenzia giudiziaria indipendente, in grado di controllare ed operare sia a livello centrale sia a livello dei singoli stati.
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