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lunedì 24 settembre 2012

Scioperi contro le liberalizzazioni

All’indomani della decisione del governo indiano di aprire agli investimenti stranieri, i piccoli commercianti scendono in piazza.

L’India non sembra aver gradito la nuova svolta economica del governo Sigh e di fronte al paventato ingresso dei megastore internazionali nel mercato locale, incrocia le braccia. L’ondata di malcontento, secondo i sindacati locali, ha coinvolto circa 50 milioni di cittadini che da venerdì, giorno in cui il Ministro delle Finanze ha ufficializzato il nuovo pacchetto di misure per la crescita, hanno aderito allo sciopero nazionale. Cortei, treni bloccati, scuole chiuse, traffico in tilt e manifestazioni hanno paralizzato i maggiori centri urbani del Paese, in prevalenza quelli a forte presenza di nazionalisti indù o roccaforti della sinistra. "Lo sciopero e' stato un totale successo", ha dichiarato infatti Nitin Gadkari, leader del Bharatiya Janata Party (Bjp), principale partito di opposizione indiano che annuncia opposizione ad oltranza, sperando di portare il Paese ad elezioni anticipate.
Una reazione prevedibile se si pensa ai 12 milioni di piccole imprese che, con si loro 40 milioni di impiegati, costituiscono la maggior parte del tessuto sociale e produttivo del paese e che rischiano oggi di essere spazzate via dalla concorrenza di colossi del calibro di Wal Mart e Carrefour. Nel mirino delle proteste, anche la proposta di aumento del 14% del costo del diesel e del gas domestico, già avanzata e ritirata qualche mese fa, a seguito dell’opposizione popolare che aveva rischiato di indebolire la coalizione governativa.

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