Federcostruzioni lancia un nuovo marchio “Made in Italy” per i nuovi mercati esteri, tra questi l’India.
Il mercato delle costruzioni italiano è alla ricerca di nuova linfa e guarda ora alle economie emergenti, tra cui l’India. La proposta di Federcostruzioni è quella di creare un marchio “Made in Italy” che garantisca edifici costruiti all’estero ma progettati e realizzati in Italia. L’iniziativa è stata formalizzata da Buzzetti, Presidente di Ance e di Federcostruzioni nel corso del convegno “Il mercato mondiale delle costruzioni. Le opportunità per il sistema imprenditoriale italiano” che si è svolto lo scorso 26 settembre a Roma in collaborazione con MADE. «E’ un sogno che vorrei realizzare – ha dichiarato Buzzetti – insieme all’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a SIMEST. Vi sono Paesi dove la contrazione del mercato è significativa come in Italia e ve ne sono altri dove il ruolo dell’edilizia per lo sviluppo economico e sociale resta fondamentale e dove si registrano tassi significativi di crescita degli investimenti. E’ qui che bisogna puntare ma senza rinunciare alla qualità e alla capacità dell’imprenditoria del settore italiano delle costruzioni che ci vengono riconosciute in tutto il mondo». Il consenso non è mancato da parte di Riccardo Monti, Presidente dell’Agenzia per l’internazionalizzazione delle Imprese italiane che ha inoltre suggerito di «Razionalizzare il sistema italiano all'estero migliorando la rete già esistente e includendo tutte le nostre risorse: quelle umane dei rappresentanti delle filiere produttive a quelle finanziarie disponibili presso le regioni».
Il CRESME, il Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato per l’Edilizia, in una recente indagine conferma che il centro del mondo delle costruzioni si sta spostando verso Oriente, in particolare verso Cina e India.
venerdì 28 settembre 2012
mercoledì 26 settembre 2012
Allarme alluvioni
Piogge torrenziali hanno provocato inondazioni nel Nordest del Paese: decine i morti e danni all’agricoltura.
12 morti e un milione e mezzo di sfollati: questo il tragico bilancio dell’ondata di maltempo che ha colpito la regione nord orientale del subcontinente.
Nel dettaglio, le piogge torrenziali hanno fatto straripare il fiume Brahmapoutre e alcuni dei suoi affluenti, sommergendo almeno 2 mila i villaggi e devastando i raccolti in questa regione alla frontiera con il Bangladesh. Tre gli Stati colpiti: Arunachal Pradesh, Sikkim e soprattutto Assam, dove l’emergenza è più evidente e le alluvioni hanno colpito 18 dei suoi 27 distretti.
Nelle ultime ore, a fianco della Protezione civile, si sono mobilitati anche esercito e aviazione per fornire viveri e medicinali ai sinistrati e allestire più di un centinaio di tendopoli per gli sfollati nelle condizioni più gravi. Sebbene la situazione meteorologica stia lentamente migliorando, non cessa l’allarme maltempo e si teme ora per ondate di epidemie. Pesanti conseguenze anche per l’economia locale che ha visto colpiti soprattutto i settori ittico e agricolo.
Per l’India quest’anno, si tratta della seconda ondata di maltempo eccezionale dopo quella che lo scorso giugno provocò 130 vittime e sei milioni di senzatetto.
12 morti e un milione e mezzo di sfollati: questo il tragico bilancio dell’ondata di maltempo che ha colpito la regione nord orientale del subcontinente.
Nel dettaglio, le piogge torrenziali hanno fatto straripare il fiume Brahmapoutre e alcuni dei suoi affluenti, sommergendo almeno 2 mila i villaggi e devastando i raccolti in questa regione alla frontiera con il Bangladesh. Tre gli Stati colpiti: Arunachal Pradesh, Sikkim e soprattutto Assam, dove l’emergenza è più evidente e le alluvioni hanno colpito 18 dei suoi 27 distretti.
Nelle ultime ore, a fianco della Protezione civile, si sono mobilitati anche esercito e aviazione per fornire viveri e medicinali ai sinistrati e allestire più di un centinaio di tendopoli per gli sfollati nelle condizioni più gravi. Sebbene la situazione meteorologica stia lentamente migliorando, non cessa l’allarme maltempo e si teme ora per ondate di epidemie. Pesanti conseguenze anche per l’economia locale che ha visto colpiti soprattutto i settori ittico e agricolo.
Per l’India quest’anno, si tratta della seconda ondata di maltempo eccezionale dopo quella che lo scorso giugno provocò 130 vittime e sei milioni di senzatetto.
lunedì 24 settembre 2012
Scioperi contro le liberalizzazioni
All’indomani della decisione del governo indiano di aprire agli investimenti stranieri, i piccoli commercianti scendono in piazza.
L’India non sembra aver gradito la nuova svolta economica del governo Sigh e di fronte al paventato ingresso dei megastore internazionali nel mercato locale, incrocia le braccia. L’ondata di malcontento, secondo i sindacati locali, ha coinvolto circa 50 milioni di cittadini che da venerdì, giorno in cui il Ministro delle Finanze ha ufficializzato il nuovo pacchetto di misure per la crescita, hanno aderito allo sciopero nazionale. Cortei, treni bloccati, scuole chiuse, traffico in tilt e manifestazioni hanno paralizzato i maggiori centri urbani del Paese, in prevalenza quelli a forte presenza di nazionalisti indù o roccaforti della sinistra. "Lo sciopero e' stato un totale successo", ha dichiarato infatti Nitin Gadkari, leader del Bharatiya Janata Party (Bjp), principale partito di opposizione indiano che annuncia opposizione ad oltranza, sperando di portare il Paese ad elezioni anticipate.
Una reazione prevedibile se si pensa ai 12 milioni di piccole imprese che, con si loro 40 milioni di impiegati, costituiscono la maggior parte del tessuto sociale e produttivo del paese e che rischiano oggi di essere spazzate via dalla concorrenza di colossi del calibro di Wal Mart e Carrefour. Nel mirino delle proteste, anche la proposta di aumento del 14% del costo del diesel e del gas domestico, già avanzata e ritirata qualche mese fa, a seguito dell’opposizione popolare che aveva rischiato di indebolire la coalizione governativa.
L’India non sembra aver gradito la nuova svolta economica del governo Sigh e di fronte al paventato ingresso dei megastore internazionali nel mercato locale, incrocia le braccia. L’ondata di malcontento, secondo i sindacati locali, ha coinvolto circa 50 milioni di cittadini che da venerdì, giorno in cui il Ministro delle Finanze ha ufficializzato il nuovo pacchetto di misure per la crescita, hanno aderito allo sciopero nazionale. Cortei, treni bloccati, scuole chiuse, traffico in tilt e manifestazioni hanno paralizzato i maggiori centri urbani del Paese, in prevalenza quelli a forte presenza di nazionalisti indù o roccaforti della sinistra. "Lo sciopero e' stato un totale successo", ha dichiarato infatti Nitin Gadkari, leader del Bharatiya Janata Party (Bjp), principale partito di opposizione indiano che annuncia opposizione ad oltranza, sperando di portare il Paese ad elezioni anticipate.
Una reazione prevedibile se si pensa ai 12 milioni di piccole imprese che, con si loro 40 milioni di impiegati, costituiscono la maggior parte del tessuto sociale e produttivo del paese e che rischiano oggi di essere spazzate via dalla concorrenza di colossi del calibro di Wal Mart e Carrefour. Nel mirino delle proteste, anche la proposta di aumento del 14% del costo del diesel e del gas domestico, già avanzata e ritirata qualche mese fa, a seguito dell’opposizione popolare che aveva rischiato di indebolire la coalizione governativa.
giovedì 20 settembre 2012
Aperte le porte alle grandi catene di supermarket
Da oggi i colossi stranieri del retail potranno operare nel mercato indiano anche al dettaglio.
Una riforma commerciale attesa da 10 anni, avanzata per la prima volta nel 2002, discussa, avversata ma che ora sembra divenire realtà. Si tratta della legge che apre il mercato indiano agli outlet di distributori stranieri, che finora potevano operare in India solo all'ingrosso.
L’India spalanca così il suo mercato di 450 miliardi di dollari ai grandi retail plurimarca come Wal-Mart o Carrefour, che potranno acquisire quote fino al 51% in partnership con attori locali o vendere direttamente ai consumatori.
La riforma prevede anche una serie di paletti, volti a proteggere i produttori locali i soggetti cioè che rischiano di essere più danneggiati dalla liberalizzazione. I gruppi stranieri potranno infatti aprire negozi solo nelle città con più di un milione di abitanti, circa 53 secondo l’ultimo censimento del 2011, e destinare almeno la metà degli investimenti allo sviluppo delle infrastrutture e delle zone rurali circostanti. Ogni Stato avrà inoltre la possibilità di attuare la riforma o meno.
Diverse le reazioni. Da un lato l’opposizione teme per la sorte delle decine di migliaia di piccoli produttori, distributori e venditori locali di fronte alla sproporzionata concorrenza dei giganti globali. Dall’altro lato, stampa e capitani d’industria plaudono alla riforma del governo Singh
sostenendo non solo che “negozietti all'angolo" sopravviveranno come già hanno fatto con l'avvento dei centri commerciali di brand locali, ma che la spinta all’umore dell’economia fornita dalla liberalizzazione avrà ricadute positive anche per settori contigui a quelli coinvolti, come l’immobiliare, l’agricoltura ed i trasporti.
martedì 18 settembre 2012
La tecnologia italiana fa rete
Siglato un accordo tra undici imprese del bene strumentale, per lo sviluppo di nuovi contatti in India.
Le imprese italiane rispondono alle sfide del mercato indiano facendo rete e puntano ora ad una politica comune. Lo strumento prescelto è l’Italian Tecnology Center (ITC), il nuovo centro per la promozione del made in Italy di settore che dal prossimo novembre sarà operativo a Pune. Oltre alla promozione del marchio ITC e dei brand delle undici imprese aderenti, il Centro si occuperà di supportare l’internazionalizzazione delle società italiane in India attraverso la creazione di nuovi contatti con il mondo delle istituzioni e della cultura indiana. Tra le attività dell’ ITC è inoltre previsto un servizio post-vendita svolto da funzionari locali in collaborazione con gli 11 attori di rete: BLM (Cantù, CO), COLGAR (San Pietro All’Olmo, MI), GIUSEPPE GIANA (Magnago, MI), ISTECH (Vanzago, MI), LOSMA (Curno, BG), MILLUTENSIL (Milano), OMERA (Chiuppano, VI), PRODUTECH (San Paolo D’Argon, BG), ROSA (Rescaldina, MI), STREPARAVA (Adro, BS), TRIA (Cologno Monzese, MI).
Promotori dell’iniziativa sono UCIMU-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, e ASSOCOMAPLAST,associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma. Le due associazioni, già fautrici di importanti eventi rivolti alla penetrazione delle imprese associate nel mercato del subcontinente, quali Piattaforma India e Machines Italia in India, guardano con fiducia al nuovo esperimento e, come dichiarato nel comunicato, sono convinte che ITC porterà ottimi risultati già nel breve periodo.
Le imprese italiane rispondono alle sfide del mercato indiano facendo rete e puntano ora ad una politica comune. Lo strumento prescelto è l’Italian Tecnology Center (ITC), il nuovo centro per la promozione del made in Italy di settore che dal prossimo novembre sarà operativo a Pune. Oltre alla promozione del marchio ITC e dei brand delle undici imprese aderenti, il Centro si occuperà di supportare l’internazionalizzazione delle società italiane in India attraverso la creazione di nuovi contatti con il mondo delle istituzioni e della cultura indiana. Tra le attività dell’ ITC è inoltre previsto un servizio post-vendita svolto da funzionari locali in collaborazione con gli 11 attori di rete: BLM (Cantù, CO), COLGAR (San Pietro All’Olmo, MI), GIUSEPPE GIANA (Magnago, MI), ISTECH (Vanzago, MI), LOSMA (Curno, BG), MILLUTENSIL (Milano), OMERA (Chiuppano, VI), PRODUTECH (San Paolo D’Argon, BG), ROSA (Rescaldina, MI), STREPARAVA (Adro, BS), TRIA (Cologno Monzese, MI).
Promotori dell’iniziativa sono UCIMU-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, e ASSOCOMAPLAST,associazione nazionale costruttori di macchine e stampi per materie plastiche e gomma. Le due associazioni, già fautrici di importanti eventi rivolti alla penetrazione delle imprese associate nel mercato del subcontinente, quali Piattaforma India e Machines Italia in India, guardano con fiducia al nuovo esperimento e, come dichiarato nel comunicato, sono convinte che ITC porterà ottimi risultati già nel breve periodo.
venerdì 14 settembre 2012
Novartis Vs governo indiano
Ultima tappa della battaglia legale tra il colosso farmaceutico e il governo di New Delhi. La parola passa alla Corte Suprema.
Alla base della disputa risiede il diritto, rivendicato da Novartis, di brevettare nel Subcontinente un medicinale anti-tumore, il Glivec. I giudici indiani si erano già espressi la prima volta nel 2007, respingendo la richiesta della casa farmaceutica svizzera, sostenendo che la formulazione del medicinale non era nuova. Secondo la Corte indiana il farmaco sarebbe stato sottoposto al così detto evergreening: una tecnica diffusa tra molte aziende farmaceutiche per elaborare leggere variazioni dei medicinali per brevetti in scadenza, così da ottenerne di nuovi e garantire l'estensione del loro monopolio. La sentenza non è stata però sufficiente a fermare Novartis che ha proseguito l’azione legale, giungendo oggi alla Corte Suprema.
Il caso giudiziario ha sollevato un’enorme mobilitazione, in primis di Medici senza Frontiere che, attraverso la campagna “Stop Novartis”, sta premendo per il ritiro della causa da parte della multinazionale. La posta in gioco d’altronde è elevata poiché si tratterebbe di garantire l’accesso ai farmaci a milioni di indigenti al mondo. Grazie infatti alla sua produzione di versioni generiche a basso costo di medicinali, l’India si è guadagnata l'etichetta di “farmacia dei paesi in via di sviluppo”. Basti pensare che l’80% dei farmaci contro l’HIV proviene dal subcontinente indiano e che la sua presenza a sul mercato ha consentito l’abbassamento del loro prezzo del 99% dal 2000 ad oggi. Dal canto suo, Novartis smentisce le accuse, dichiarando di puntare solo al riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale tutelati da accordi internazionali. Ai giudici l’ardua sentenza.
Alla base della disputa risiede il diritto, rivendicato da Novartis, di brevettare nel Subcontinente un medicinale anti-tumore, il Glivec. I giudici indiani si erano già espressi la prima volta nel 2007, respingendo la richiesta della casa farmaceutica svizzera, sostenendo che la formulazione del medicinale non era nuova. Secondo la Corte indiana il farmaco sarebbe stato sottoposto al così detto evergreening: una tecnica diffusa tra molte aziende farmaceutiche per elaborare leggere variazioni dei medicinali per brevetti in scadenza, così da ottenerne di nuovi e garantire l'estensione del loro monopolio. La sentenza non è stata però sufficiente a fermare Novartis che ha proseguito l’azione legale, giungendo oggi alla Corte Suprema.
Il caso giudiziario ha sollevato un’enorme mobilitazione, in primis di Medici senza Frontiere che, attraverso la campagna “Stop Novartis”, sta premendo per il ritiro della causa da parte della multinazionale. La posta in gioco d’altronde è elevata poiché si tratterebbe di garantire l’accesso ai farmaci a milioni di indigenti al mondo. Grazie infatti alla sua produzione di versioni generiche a basso costo di medicinali, l’India si è guadagnata l'etichetta di “farmacia dei paesi in via di sviluppo”. Basti pensare che l’80% dei farmaci contro l’HIV proviene dal subcontinente indiano e che la sua presenza a sul mercato ha consentito l’abbassamento del loro prezzo del 99% dal 2000 ad oggi. Dal canto suo, Novartis smentisce le accuse, dichiarando di puntare solo al riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale tutelati da accordi internazionali. Ai giudici l’ardua sentenza.
giovedì 13 settembre 2012
Storico accordo con il Pakistan
Siglata negli scorsi giorni un’intesa sui visti per l’apertura delle frontiere.
Secondo la maggior parte degli addetti ai lavori si tratta di una “pietra miliare” nel processo di disgelo tra due storici rivali: India e Pakistan. Una rivalità nata nel 1947, anno della spartizione del subcontinente tra musulmani (Pakistan) e induisti (India) avvenuta a seguito della dissoluzione dell’impero coloniale britannico. Da allora tre guerre sulla questione del Kashmir e frontiere blindate. Fino alla storica svolta dell’8 settembre scorso.
Entrando nel dettaglio, l’accordo, firmato ad Islamabad tra il ministro degli Esteri indiano S.N. Krishna e la sua controparte Hina Rabbani Khar, prevede che cittadini indiani e pakistani di oltre 65 anni possano ottenere un visto all’ingresso nel valico di frontiera di Wagah/Attari. La concessione, per ora ristretta a gruppi di 10-15 persone, permetterà non solo a milioni di persone di tornare nel Paese da cui erano fuggiti al momento della scissione ma getta anche le basi per un più ampio processo di liberalizzazione. Potrebbe infatti fungere da anticamera per nuove norme sulla libertà di circolazione di uomini d’affari e turisti e inaugurare una nuova stagione di distensione internazionale e scambi commerciali. Il processo di avvicinamento tra i due Paesi si prospetta lungo e articolato, soggetto a facili involuzioni (come testimonia il lungo stallo delle relazioni diplomatiche seguito all’attentato di Mumbai nel novembre 2008) ma la strada da percorrere è ormai tracciata e il recente accordo sembra esserne la prova
Secondo la maggior parte degli addetti ai lavori si tratta di una “pietra miliare” nel processo di disgelo tra due storici rivali: India e Pakistan. Una rivalità nata nel 1947, anno della spartizione del subcontinente tra musulmani (Pakistan) e induisti (India) avvenuta a seguito della dissoluzione dell’impero coloniale britannico. Da allora tre guerre sulla questione del Kashmir e frontiere blindate. Fino alla storica svolta dell’8 settembre scorso.
Entrando nel dettaglio, l’accordo, firmato ad Islamabad tra il ministro degli Esteri indiano S.N. Krishna e la sua controparte Hina Rabbani Khar, prevede che cittadini indiani e pakistani di oltre 65 anni possano ottenere un visto all’ingresso nel valico di frontiera di Wagah/Attari. La concessione, per ora ristretta a gruppi di 10-15 persone, permetterà non solo a milioni di persone di tornare nel Paese da cui erano fuggiti al momento della scissione ma getta anche le basi per un più ampio processo di liberalizzazione. Potrebbe infatti fungere da anticamera per nuove norme sulla libertà di circolazione di uomini d’affari e turisti e inaugurare una nuova stagione di distensione internazionale e scambi commerciali. Il processo di avvicinamento tra i due Paesi si prospetta lungo e articolato, soggetto a facili involuzioni (come testimonia il lungo stallo delle relazioni diplomatiche seguito all’attentato di Mumbai nel novembre 2008) ma la strada da percorrere è ormai tracciata e il recente accordo sembra esserne la prova
martedì 11 settembre 2012
L’innovazione viene dall’India
Nella classifica dei più grandi innovatori al mondo, stilata dal noto magazine Forbes, spiccano 5 imprese indiane.
Forbes riconosce l’avanguardia indiana e inserisce 5 delle sua aziende nella sua classifica annuale delle 100 imprese col maggior “Innovation Premium”, il parametro quantitativo che misura il premio che il mercato azionario riconosce ad una società per il livello di innovazione previsto o atteso.
Al nono posto della classifica si è posizionata la Larsen & Toubro, multinazionale fondata nel 1938, leader nel settore dell’industria meccanica e delle costruzioni, contraddistinta nel 2012 da una crescita annua del 19%. Poco più in basso, al 12esimo posto con una crescita dell’11,4% si è collocata l'Hindustan Unilever (Hul), il più grande produttore indiano di beni di consumo. Seguono Infosys e Tata Consultancy Services, rispettivamente al 19esimo e al 29esimo posto. La prima è un’impresa di servizi informatici, con sede a Bangalore, la seconda un’azienda specializzata nella produzione di programmi per elaboratori elettronici e parte del colosso indiano Tata Group. 38esima troviamo infine la Sun Pharmaceutical Industries Limited, società farmaceutica che opera anche negli Stati Uniti.
Un risultato di cui l’economia indiana deve andare soddisfatta considerando che più della metà delle realtà aziendali inserite nella classifica sono americane e che tra i BRIC,risulta seconda solo alla Cina, presente nella classifica con 7 imprese.
Forbes riconosce l’avanguardia indiana e inserisce 5 delle sua aziende nella sua classifica annuale delle 100 imprese col maggior “Innovation Premium”, il parametro quantitativo che misura il premio che il mercato azionario riconosce ad una società per il livello di innovazione previsto o atteso.
Al nono posto della classifica si è posizionata la Larsen & Toubro, multinazionale fondata nel 1938, leader nel settore dell’industria meccanica e delle costruzioni, contraddistinta nel 2012 da una crescita annua del 19%. Poco più in basso, al 12esimo posto con una crescita dell’11,4% si è collocata l'Hindustan Unilever (Hul), il più grande produttore indiano di beni di consumo. Seguono Infosys e Tata Consultancy Services, rispettivamente al 19esimo e al 29esimo posto. La prima è un’impresa di servizi informatici, con sede a Bangalore, la seconda un’azienda specializzata nella produzione di programmi per elaboratori elettronici e parte del colosso indiano Tata Group. 38esima troviamo infine la Sun Pharmaceutical Industries Limited, società farmaceutica che opera anche negli Stati Uniti.
Un risultato di cui l’economia indiana deve andare soddisfatta considerando che più della metà delle realtà aziendali inserite nella classifica sono americane e che tra i BRIC,risulta seconda solo alla Cina, presente nella classifica con 7 imprese.
giovedì 6 settembre 2012
Diminuisce il commercio estero
Il Ministero del Commercio segnala un aumento del deficit della bilancia commerciale indiana.
Un netto calo delle importazioni e delle esportazioni, quello segnalato dall’osservatorio economico del Ministero del Commercio. Nel mese di luglio, infatti si è registrato un ulteriore aumento del deficit a 15,49 miliardi di dollari equivalenti, pari a un incremento del 5,2% tendenziale sui 14,72 miliardi di un anno fa. Nel dettaglio, è stato misurato un calo del 14,8% dell’export sceso a 22,44 miliardi e una riduzione meno drastica del 7,6% per quanto riguarda l’import che si attesta ora alla quota di 37,94 miliardi.
Ma quello dell’India non sembra un caso isolato e il commercio estero soffre anche altrove. Stando infatti a quanto rilevato dall’OCSE, nel primo trimestre 2012 , il trend commerciale è negativo in tutte le maggiori economie europee oltre che in Russia, Sud Africa e India.
Un netto calo delle importazioni e delle esportazioni, quello segnalato dall’osservatorio economico del Ministero del Commercio. Nel mese di luglio, infatti si è registrato un ulteriore aumento del deficit a 15,49 miliardi di dollari equivalenti, pari a un incremento del 5,2% tendenziale sui 14,72 miliardi di un anno fa. Nel dettaglio, è stato misurato un calo del 14,8% dell’export sceso a 22,44 miliardi e una riduzione meno drastica del 7,6% per quanto riguarda l’import che si attesta ora alla quota di 37,94 miliardi.
Ma quello dell’India non sembra un caso isolato e il commercio estero soffre anche altrove. Stando infatti a quanto rilevato dall’OCSE, nel primo trimestre 2012 , il trend commerciale è negativo in tutte le maggiori economie europee oltre che in Russia, Sud Africa e India.
martedì 4 settembre 2012
La meccanica italiana piace all’India
Presentato dal Ministero dello Sviluppo Economico e da Federmacchine il programma Machines Italia in India.
Scopo dell’iniziativa, è quello di supportare l'attività di internazionalizzazione delle imprese italiane della meccanica strumentale, della meccanizzazione agricola e della trasformazione alimentare nel mercato indiano, uno dei più ricettivi per l’offerta italiana di macchinari. Il programma è articolato: B2B organizzati nei principali centri industriali indiani secondo la specificità del comparto di riferimento, seminari di formazione per tecnici indiani sull'utilizzo di macchine e sistemi di produzione made in Italy, inviti di delegazioni indiane in Italia per visita diretta agli stabilimenti produttivi. Al progetto, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per l'Impresa e l'Internazionalizzazione - Direzione generale per le politiche di internazionalizzazione e la promozione degli scambi e organizzato da Federmacchine, parteciperanno 14 associazioni di categoria in rappresentanza di specifici settori.
L’India, che punta oggi a potenziare il proprio settore manifatturiero, dimostra un occhio di riguardo per la tecnologia italiana, dove ha incrementato del 28% gli investimenti nell’ultimo biennio. Con i suoi 1,2 miliardi di abitanti e un crescita media del PIL del 9% prevista per i prossimi due anni, il mercato indiano rappresenta un’opportunità che governo e imprese italiani non vogliono lasciarsi sfuggire.
Scopo dell’iniziativa, è quello di supportare l'attività di internazionalizzazione delle imprese italiane della meccanica strumentale, della meccanizzazione agricola e della trasformazione alimentare nel mercato indiano, uno dei più ricettivi per l’offerta italiana di macchinari. Il programma è articolato: B2B organizzati nei principali centri industriali indiani secondo la specificità del comparto di riferimento, seminari di formazione per tecnici indiani sull'utilizzo di macchine e sistemi di produzione made in Italy, inviti di delegazioni indiane in Italia per visita diretta agli stabilimenti produttivi. Al progetto, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per l'Impresa e l'Internazionalizzazione - Direzione generale per le politiche di internazionalizzazione e la promozione degli scambi e organizzato da Federmacchine, parteciperanno 14 associazioni di categoria in rappresentanza di specifici settori.
L’India, che punta oggi a potenziare il proprio settore manifatturiero, dimostra un occhio di riguardo per la tecnologia italiana, dove ha incrementato del 28% gli investimenti nell’ultimo biennio. Con i suoi 1,2 miliardi di abitanti e un crescita media del PIL del 9% prevista per i prossimi due anni, il mercato indiano rappresenta un’opportunità che governo e imprese italiani non vogliono lasciarsi sfuggire.
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