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giovedì 13 gennaio 2011

India e Cina: una crescita sostenibile

Marco Annunziata, chief economist del colosso General Electric dal primo gennaio, sostiene che la crisi finanziaria abbia cambiato la scala dei paesi ‹‹forti›› e ‹‹deboli››.

L'economista italiano, ora, attraverso le sue analisi macroeconomiche, dovrà indirizzare le scelte industriali strategiche della multinazionale Usa. Dieci anni fa, quando Annunziata lavorava negli Stati Uniti per il Fondo Monetario Internazionale, “i paesi che avevano bisogno di aiuti erano solo quelli emergenti. Oggi sono soprattutto gli stati occidentali”. I Bric erano le grandi promesse del mondo. Quanto a questi ultimi, lo chief economist osserva che la Russia, dopo anni di crescita, è rimasto un paese dipendente dal petrolio; non essendo ancora riuscita a diversificarsi, l'economia russa resta vulnerabile. La Cina, invece, presenta una crescita economica forte: la sfida di Pechino sarà quella di proseguire nella sua apertura dell’economia, riuscendo a evitare contraccolpi o scompensi.
Un paese autoritario com’è la Cina, può stabilire a tavolino la proprie mosse, inviando esperti a studiare i sistemi più efficaci all'estero e importando il meglio da ogni paese. Tuttavia, questo potrebbe bastare nel lungo periodo, ma non quando sarà necessaria, invece, una creatività maggiore. Da questo punto di vista è più promettente l'India, che non presenta un regime politico monolitico come quello cinese, ma un sistema politico democratico e più caotico.
Secondo Annunziata la crescita di India e Cina non rappresenta una minaccia per le risorse mondiali, in quanto crede che questi due paesi, anche qualora raggiungessero il livello di consumi americani, tale processo non avverrebbe con la stessa dinamica di utilizzo di materie prime, in quanto non sarebbe sostenibile. La Cina è molto avanzata nelle infrastrutture, mentre l’India nelle tecnologie: secondo l’economista “il progresso tecnologico permetterà ad un certo punto un efficientamento dell'utilizzo delle risorse naturali. Nel breve ci sarà pressione sui prezzi, poi quando i costi delle materie prime diventeranno troppo elevati, aumenterà l'incentivo a trovare alternative”.

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