Si è verificata ieri in molte regioni dell’India una delle più significative manifestazioni di protesta verso le politiche di contenimento del deficit decise dal governo del primo ministro Manmohan Singh, in particolare verso la decisione di liberalizzare il prezzo della benzina. Gli stati più colpiti sono stati il West Bengal, il Kerala, il Bihar e il Karnataka, mentre la capitale New Delhi ha risentito soltanto di lievi disagi.
Lo sciopero è stato indetto in conseguenza alla decisione del governo di smantellare un oneroso sistema di sussidi ai combustibili con l’obiettivo di far tornare al 5,5% il deficit di bilancio che nell’ultimo anno fiscale è arrivato al 6,7% del Pil.
Quello del prezzo dei combustibili è un tema molto sentito tra la popolazione indiana, della quale il 40% è costituito ancora da persone non abbienti. Le nuove politiche riguardano il prezzo della benzina, che sarà deciso direttamente dalle compagnie; il prezzo del gasolio, che è aumentato ma verrà liberalizzato in un secondo momento; infine, i prezzi di Gpl e kerosene, il gas domestico dei poveri, che hanno registrato anch’essi un aumento.
Lo sciopero è stato indetto in conseguenza alla decisione del governo di smantellare un oneroso sistema di sussidi ai combustibili con l’obiettivo di far tornare al 5,5% il deficit di bilancio che nell’ultimo anno fiscale è arrivato al 6,7% del Pil.
Quello del prezzo dei combustibili è un tema molto sentito tra la popolazione indiana, della quale il 40% è costituito ancora da persone non abbienti. Le nuove politiche riguardano il prezzo della benzina, che sarà deciso direttamente dalle compagnie; il prezzo del gasolio, che è aumentato ma verrà liberalizzato in un secondo momento; infine, i prezzi di Gpl e kerosene, il gas domestico dei poveri, che hanno registrato anch’essi un aumento.
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