L’India frena la sua crescita e si allontana dal Pil cinese. All’orizzonte tagli al welfare e alle infrastrutture.
Riviste le stime di crescita del Pil indiano per l’anno fiscale in corso, che si chiuderà il 31 marzo: dal 5,8% di dicembre 2012 al 5%, un minimo che non si vedeva da 10 anni. I settori più toccati dal rallentamento sono: l'output agricolo, che doveva crescere del 3,6%, causa monsoni sfavorevoli, ha visto calare le aspettative all’1,8%; quello manifatturiero dal 2,7% all’1,9%; quello dei servizi dall’8,2% di un anno fa al 6,6%.
I dati deludenti si rifletteranno sulla presentazione del budget 2013-14, programmata il prossimo 28 febbraio, con una riduzione della spesa pubblica al 4% (contro l’8,6% di un anno fa) che a sua volta, si tradurrà in tagli al welfare e alle infrastrutture stradali. Analogo pessimismo per il deficit atteso che si attesta oggi al 5.6% del Pil contro l’iniziale 5,1%.
E se al primo Ministro Singh e al Ministro delle Finanze P. Chidambaram spetta l’arduo compito di compensare i tagli con il rilancio dell’economia, la Reserve Bank of India non ha esitato a tagliare lo scorso gennaio i tassi d'interesse di un quarto di punto al 7,75% dopo 9 mesi di immobilismo. Una manovra che tuttavia ha margini limitati. Pochi giorni fa infatti il Fondo monetario internazionale ha ammonito che, a causa di deficit e inflazione elevati, «l'economia si trova in una posizione più debole che prima della crisi» e che «è consigliabile mantenere gli attuali tassi fino a che i livelli dei prezzi non saranno chiaramente in flessione».
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