Il quarto trimestre 2012 si chiude con un raddoppio dell’utile netto per il gruppo automobilistico indiano.
Finalmente una buona notizia per la Maruti Suzuki che dopo 18 mesi di stallo torna a crescere. Nel quarto trimestre 2012 infatti il gruppo indiano, leader nel settore dell’auto, ha raggiunto un utile di 5,01 miliardi di rupie, pari a circa 69 milioni di euro. Non di meno, il fatturato è lievitato del 46%, a 109,6 miliardi di rupie. Il gruppo, che per il 46% è detenuto dalla giapponese Suzuki, ha spiegato che «la crescita è legata in primo luogo a un miglioramento delle vendite e alla buona accoglienza dei nostri nuovi modelli». A seguito della notizia la Borsa di Bombay ha risposto con un rialzo del 4% del titolo Maruti Suzuki.
Se per il gruppo automobilistico numero uno del paese gli affari stanno andando bene, altrettanto non si può dire del mercato dell’auto nel suo complesso. Nell’ultimo anno è stato protagonista di un marcato rallentamento dovuto ad una pesante inflazione, all’aumento dei prezzi del carburante e al rialzo del denaro preso in prestito. Le previsioni di crescita dei costruttori indiano hanno subito un deciso ridimensionamento e l’aumento ipotizzato delle nuove immatricolazioni è passato dal 10-12% all’1-3% .
lunedì 28 gennaio 2013
giovedì 24 gennaio 2013
Greenway: vince il premio innovazione 2012
La start up indiana si aggiudica l’Intel Global Challenge grazie ad una nuova stufa. Ecosostenibile ed economica.
Si chiama Smart Stove e costa solo 23 dollari. La nuova stufa progettata dalla start up più innovativa dell’India oltre ad essere economica è anche sostenibile sotto l’aspetto ambientale. Non inquina, non produce fumo e mette al riparo dal pericolo di intossicazione. E proprio queste due peculiarità hanno valso all’azienda il premio di 50 mila dollari dell’Intel Global Challenge. La mancanza di sicurezza nei sistemi di riscaldamento e di cottura dei cibi è un problema diffuso nel subcontinente indiano e più in generale nel paesi in via di sviluppo. Come spiega Neha Juneja, “In India, la famiglia media ha tre smartphone, ma cucina con stufe a legna che causano due milioni di morti per intossicazione da fumi”.
La stufa da cucina efficiente è dotata di un generatore d’aria che permette una combustione pulita ed può essere alimentata usando biomasse come legname e scarti agricoli. Secondo gli ideatori sarebbe in grado di generare l’80% di fumo e di consumare il 65% di carburante in meno rispetto alle soluzioni finora adottate in India.
E se i 50 mila dollari consentiranno alla nuova stufa di raggiungere il mercato indiano in breve tempo, i progetti della Grenway non si fermano qui. In cantiere c’è già un nuovo modello di stufa termoelettrica che punta a sostituire i modelli più pericolosi ma attualmente di uso comune. Per cambiare il mondo spendendo poco.
Si chiama Smart Stove e costa solo 23 dollari. La nuova stufa progettata dalla start up più innovativa dell’India oltre ad essere economica è anche sostenibile sotto l’aspetto ambientale. Non inquina, non produce fumo e mette al riparo dal pericolo di intossicazione. E proprio queste due peculiarità hanno valso all’azienda il premio di 50 mila dollari dell’Intel Global Challenge. La mancanza di sicurezza nei sistemi di riscaldamento e di cottura dei cibi è un problema diffuso nel subcontinente indiano e più in generale nel paesi in via di sviluppo. Come spiega Neha Juneja, “In India, la famiglia media ha tre smartphone, ma cucina con stufe a legna che causano due milioni di morti per intossicazione da fumi”.
La stufa da cucina efficiente è dotata di un generatore d’aria che permette una combustione pulita ed può essere alimentata usando biomasse come legname e scarti agricoli. Secondo gli ideatori sarebbe in grado di generare l’80% di fumo e di consumare il 65% di carburante in meno rispetto alle soluzioni finora adottate in India.
E se i 50 mila dollari consentiranno alla nuova stufa di raggiungere il mercato indiano in breve tempo, i progetti della Grenway non si fermano qui. In cantiere c’è già un nuovo modello di stufa termoelettrica che punta a sostituire i modelli più pericolosi ma attualmente di uso comune. Per cambiare il mondo spendendo poco.
martedì 22 gennaio 2013
Oro e platino: tasse sull’import al 6%
Il governo indiano aumenta i dazi nel tentativo di arginare il deficit commerciale. Ma non tutti concordano sugli esiti previsti.
La possibilità di un rialzo delle tasse sull’import di oro era stata avanzata dal governo di New Dehli appena tre settimane fa e da ieri è realtà. Con effetto immediato si passerà dal 4% al 6% non solo per il metallo giallo ma anche per le importazioni di platino. La misura tenta di frenare la crescita del deficit indiano, provocato , secondo la Banca centrale, per l’80% proprio dall’oro di cui il Paese, insieme all’India, è il principale consumatore e importatore.
Le cifre confermerebbero le intuizioni di New Dehli. A fronte dell’impennata del deficit nazionale del primo trimestre 2012, cha ha toccato il record di 22,3 miliardi di dollari, cioè il 5,4% del Pil indiano, è stata riscontrato un boom nell’acquisto di oro, salito a 223 tonn (+9%).
Per sostenere il settore orafo il rialzo della tassa sarà accompagnato da un'attenuazione dei vincoli di custodia di oro a fronte di Etf. «Una parte dell'oro custodito dalle banche potrà così essere rimesso in circolazione per soddisfarne almeno parzialmente le necessità», ha spiegato il sottosegretario agli Affari economici Arvind.
Quale l’impatto sull’economia nazionale? Diverse le opinioni al riguardo. Secondo Bachhraj Bamalwa, presidente dell'All India Gems & Jewellery Trade Federation, l’import del prezioso metallo potrebbe subire un calo del 20-25%, mentre Marcus Grubb, managing director del World Gold Council, si rivela meno drastico e dichiara “ L’india è un Paese in cui l'oro è molto radicato nella cultura. Inoltre, la gente non ha molti altri strumenti per investire, se non i gioielli, che molti vendono e ricomprano anche nell'arco di pochi mesi e per un guadagno limitato”.
La possibilità di un rialzo delle tasse sull’import di oro era stata avanzata dal governo di New Dehli appena tre settimane fa e da ieri è realtà. Con effetto immediato si passerà dal 4% al 6% non solo per il metallo giallo ma anche per le importazioni di platino. La misura tenta di frenare la crescita del deficit indiano, provocato , secondo la Banca centrale, per l’80% proprio dall’oro di cui il Paese, insieme all’India, è il principale consumatore e importatore.
Le cifre confermerebbero le intuizioni di New Dehli. A fronte dell’impennata del deficit nazionale del primo trimestre 2012, cha ha toccato il record di 22,3 miliardi di dollari, cioè il 5,4% del Pil indiano, è stata riscontrato un boom nell’acquisto di oro, salito a 223 tonn (+9%).
Per sostenere il settore orafo il rialzo della tassa sarà accompagnato da un'attenuazione dei vincoli di custodia di oro a fronte di Etf. «Una parte dell'oro custodito dalle banche potrà così essere rimesso in circolazione per soddisfarne almeno parzialmente le necessità», ha spiegato il sottosegretario agli Affari economici Arvind.
Quale l’impatto sull’economia nazionale? Diverse le opinioni al riguardo. Secondo Bachhraj Bamalwa, presidente dell'All India Gems & Jewellery Trade Federation, l’import del prezioso metallo potrebbe subire un calo del 20-25%, mentre Marcus Grubb, managing director del World Gold Council, si rivela meno drastico e dichiara “ L’india è un Paese in cui l'oro è molto radicato nella cultura. Inoltre, la gente non ha molti altri strumenti per investire, se non i gioielli, che molti vendono e ricomprano anche nell'arco di pochi mesi e per un guadagno limitato”.
lunedì 21 gennaio 2013
India: ecco dove investire
Pubblicato “l’Economic Freedom Rankings for the States of India”, un rapporto che indica gli Stati Indiani in cui è più facile fare impresa.
In arrivo un utile strumento per gli investitori che puntano al complesso mercato indiano.
La terza potenza economica asiatica, infatti, con i suoi 3,2 milioni di chilometri quadrati di superficie divisi in 28 Stati e 7 Territori, rappresenta per molti imprenditori un grande rebus.
L’iniziativa si deve al Cato Institute di Washington, all’Indicus Analytics di New Delhi e al Friedrich Naumann Siftung di Potsdam, che sulla base di tre parametri (dimensioni e costi della macchina statale; legalità, sicurezza e tutela della proprietà; norme sul lavoro e clima per gli affari) hanno pubblicato la classifica degli Stati più appetibili per investimenti.
Al primo posto dell’Economic Freedom Rankings for the States of India si trova il Gujarat, che, affacciato sul Mare Arabico, è forte della sua invidiabile collocazione geografica e delle politiche imprenditoriali intraprese dal suo chief minister Narenda Modi. «Gli Stati indiani che sono economicamente più liberi - si legge nel rapporto - sono anche quelli con gli indicatori migliori in termini di crescita, livelli occupazionali, condizioni sanitarie e flussi di investimento».
Sotto l’aspetto del contenimento dei costi e della non invasività della macchina statale il primato se lo aggiudica l'Haryana, nell’India del nord, che negli ultimi anni è riuscito ad attirare forti investimenti nei settori dei servizi e manifatturiero.
Madhya Pradesh vince invece per legalità e sicurezza, rivelandosi lo Stato meglio governato del subcontinente, con la più bassa incidenza di crimini contro la proprietà.
In arrivo un utile strumento per gli investitori che puntano al complesso mercato indiano.
La terza potenza economica asiatica, infatti, con i suoi 3,2 milioni di chilometri quadrati di superficie divisi in 28 Stati e 7 Territori, rappresenta per molti imprenditori un grande rebus.
L’iniziativa si deve al Cato Institute di Washington, all’Indicus Analytics di New Delhi e al Friedrich Naumann Siftung di Potsdam, che sulla base di tre parametri (dimensioni e costi della macchina statale; legalità, sicurezza e tutela della proprietà; norme sul lavoro e clima per gli affari) hanno pubblicato la classifica degli Stati più appetibili per investimenti.
Al primo posto dell’Economic Freedom Rankings for the States of India si trova il Gujarat, che, affacciato sul Mare Arabico, è forte della sua invidiabile collocazione geografica e delle politiche imprenditoriali intraprese dal suo chief minister Narenda Modi. «Gli Stati indiani che sono economicamente più liberi - si legge nel rapporto - sono anche quelli con gli indicatori migliori in termini di crescita, livelli occupazionali, condizioni sanitarie e flussi di investimento».
Sotto l’aspetto del contenimento dei costi e della non invasività della macchina statale il primato se lo aggiudica l'Haryana, nell’India del nord, che negli ultimi anni è riuscito ad attirare forti investimenti nei settori dei servizi e manifatturiero.
Madhya Pradesh vince invece per legalità e sicurezza, rivelandosi lo Stato meglio governato del subcontinente, con la più bassa incidenza di crimini contro la proprietà.
giovedì 17 gennaio 2013
Vodafone India si colora di green
La società di telecomunicazioni ha pubblicato il secondo Sustainability Report. Parole d’ordine: sostenibilità e green tech.
Dopo il conferimento, nello scorso dicembre, del premio ‘Green Telecom Company of the Year 2012’, Vodafone India conferma la propria sensibilità ambientale con la pubblicazione di Footprints II, il secondo report sulla sostenibilità del proprio modello di business. Le linee guida tracciate dal secondo operatore telefonico del Paese puntano a rendere più sostenibile l’industria delle telecomunicazioni e ad innalzare i green standard sia a livello tecnologico, sia nelle strutture adibite ad uffici e dislocate nelle grandi città indiane. I cambiamenti suggeriti dal rapporto riguardano management practice più dirette, l’immediato taglio ai consumi energetici in ufficio del 5%, l’utilizzo di piattaforme di videoconference per evitare spostamenti inutili di persone e di macchine (evitando di inquinare e di alimentare il traffico cittadino), la diffusione del cloud computing nelle proprie strutture e la sostituzione del parco autoveicoli dell’azienda con i nuovi mezzi elettrici. Aderendo allo slogan “ what is good for the society is also good for the business” , Marten Pieters, Managing Director & Ceo di Vodafone India ha dichiarato che l’azienda ha tutte le intenzioni di “integrare il proprio piano di crescita con quello del Paese, contribuendo ad un nuovo modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente e delle persone”. Vodafone non è la sola ad avere intrapreso la strada della green economy e il suo piano di sviluppo si inserisce nel più ampio piano di investimenti infrastrutturali varati dal governo di Nuova Dehli propedeutico alla nascita di oltre 20 Smart City distribuite in tuttto il subcontinente.
Dopo il conferimento, nello scorso dicembre, del premio ‘Green Telecom Company of the Year 2012’, Vodafone India conferma la propria sensibilità ambientale con la pubblicazione di Footprints II, il secondo report sulla sostenibilità del proprio modello di business. Le linee guida tracciate dal secondo operatore telefonico del Paese puntano a rendere più sostenibile l’industria delle telecomunicazioni e ad innalzare i green standard sia a livello tecnologico, sia nelle strutture adibite ad uffici e dislocate nelle grandi città indiane. I cambiamenti suggeriti dal rapporto riguardano management practice più dirette, l’immediato taglio ai consumi energetici in ufficio del 5%, l’utilizzo di piattaforme di videoconference per evitare spostamenti inutili di persone e di macchine (evitando di inquinare e di alimentare il traffico cittadino), la diffusione del cloud computing nelle proprie strutture e la sostituzione del parco autoveicoli dell’azienda con i nuovi mezzi elettrici. Aderendo allo slogan “ what is good for the society is also good for the business” , Marten Pieters, Managing Director & Ceo di Vodafone India ha dichiarato che l’azienda ha tutte le intenzioni di “integrare il proprio piano di crescita con quello del Paese, contribuendo ad un nuovo modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente e delle persone”. Vodafone non è la sola ad avere intrapreso la strada della green economy e il suo piano di sviluppo si inserisce nel più ampio piano di investimenti infrastrutturali varati dal governo di Nuova Dehli propedeutico alla nascita di oltre 20 Smart City distribuite in tuttto il subcontinente.
martedì 15 gennaio 2013
Uva: le esportazioni in Europa aumentano ma con nuove regole
Il 2012 ha segnato una crescita del commercio di uva da
tavola indiana verso l’Europa. I requisiti da gennaio 2013 si fanno però più
stringenti.
Il
2012 si chiude bene per il commercio estero dell’uva da tavola indiana. Secondo
i dati forniti dall’Autorità Indiana per lo Sviluppo dell’Esportazione dei
Prodotti Agricoli ed Alimentari, l’esportazione è aumentata nei primi 6 mesi
del 2012 del 63,7% rispetto allo stesso periodo della stagione precedente e il
trend non ha rivelato cedimenti per il resto dell’anno. Destinazione principale
si è confermata l’Unione Europea, con in testa i Paesi Bassi, Regno Unito e
Svezia.
Da
gennaio 2013 i controlli sulle uve indiane si faranno più rigorosi e, a tal proposito,
sono state recentemente annunciate nuove regole per l’esportazione verso
l’Unione Europea. Come dichiarato dal Ministero del Commercio Indiano in una
recente nota, per l’export verrà da ora in poi richiesta la registrazione da
parte dell'Agricultural and Processed Food Products Export Development
Authority (APEDA), a garanzia degli standard sanitari e qualitativi. Negli
scorsi mesi infatti, diverse partite di uva, sono state respinte dalle autorità
europee a causa della presenza di residui chimici utilizzati per mantenere il
prodotto fresco. Il conservante contestato è il Clormequat, un fitoregolatore
il cui uso è attualmente limitato nell’EU solo ad alcuni cereali e piante
ornamentali e vietato da anni su uva e frutta da tavola.
Il fisco indaga su Nokia
Accertamenti in corso per 500 milioni di dollari.
Le autorità finanziarie indagano sugli uffici della Nokia a Chennai. Stando a quanto riportano Reuters e il Wall Street Journal, l’azienda finlandese è accusata di aver evaso circa 530 milioni di dollari, l’equivalente di 30 miliardi di rupie, al fisco nazionale. Al momento non c’è nessuna prova certa ma le autorità locali avrebbero visitato più volte, negli ultimi giorni, l’impianto alla ricerca di documenti probatori delle irregolarità erariali. Nokia ha negato ogni addebito e ha confermato di voler cooperare con le autorità fiscali.
Pesante l’impatto in borsa, dove al momento della notizia, il titolo Nokia ha perso il 2,3%, attestandosi a quota 3,20 euro.
L’operazione si inserisce nelle politiche di lotta all’evasione varate recentemente dal Ministro della Finanza P. Chidambaram e che puntano al risanamento del deficit pubblico.
Le autorità finanziarie indagano sugli uffici della Nokia a Chennai. Stando a quanto riportano Reuters e il Wall Street Journal, l’azienda finlandese è accusata di aver evaso circa 530 milioni di dollari, l’equivalente di 30 miliardi di rupie, al fisco nazionale. Al momento non c’è nessuna prova certa ma le autorità locali avrebbero visitato più volte, negli ultimi giorni, l’impianto alla ricerca di documenti probatori delle irregolarità erariali. Nokia ha negato ogni addebito e ha confermato di voler cooperare con le autorità fiscali.
Pesante l’impatto in borsa, dove al momento della notizia, il titolo Nokia ha perso il 2,3%, attestandosi a quota 3,20 euro.
L’operazione si inserisce nelle politiche di lotta all’evasione varate recentemente dal Ministro della Finanza P. Chidambaram e che puntano al risanamento del deficit pubblico.
giovedì 10 gennaio 2013
Indennizzi per investimenti gonfiati
Le autorità finanziarie puntano ad introdurre risarcimenti per Ipo “gonfiati”.
L’India punta a incentivare gli investimenti e ristabilire la fiducia degli azionisti attraverso un sistema di indennizzi in caso di Ipo (Initial Public Offering) che vedano cali superiori al 20%. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal “Nel Paese c’è l’idea che alcune Ipo siano state manipolate” , cioè che la prima offerta pubblica di titoli da parte di una società venga artificialmente gonfiata. Da qui la proposta dell’Autorità indiana di regolamentazione finanziaria di introdurre l’obbligo, per le imprese, di risarcire i piccoli azionisti fino a 500 mila rupie (circa 700 euro), in caso di forte calo del titolo dopo il debutto in Borsa. La misura risarcitoria, si applicherebbe a quelle azioni che, in un mercato stabile o in rialzo, arriveranno a perdere oltre il 20% rispetto al prezzo di offerta nei tre mesi dopo il collocamento. In caso, invece, di un ribasso del mercato, la misura varrebbe per quei titoli che perdono il 20% più dell'indice di riferimento. L’onere del rimborso spetterà direttamente ai manager delle imprese coinvolte che dovranno attingere ai patrimoni personali.
L’India punta a incentivare gli investimenti e ristabilire la fiducia degli azionisti attraverso un sistema di indennizzi in caso di Ipo (Initial Public Offering) che vedano cali superiori al 20%. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal “Nel Paese c’è l’idea che alcune Ipo siano state manipolate” , cioè che la prima offerta pubblica di titoli da parte di una società venga artificialmente gonfiata. Da qui la proposta dell’Autorità indiana di regolamentazione finanziaria di introdurre l’obbligo, per le imprese, di risarcire i piccoli azionisti fino a 500 mila rupie (circa 700 euro), in caso di forte calo del titolo dopo il debutto in Borsa. La misura risarcitoria, si applicherebbe a quelle azioni che, in un mercato stabile o in rialzo, arriveranno a perdere oltre il 20% rispetto al prezzo di offerta nei tre mesi dopo il collocamento. In caso, invece, di un ribasso del mercato, la misura varrebbe per quei titoli che perdono il 20% più dell'indice di riferimento. L’onere del rimborso spetterà direttamente ai manager delle imprese coinvolte che dovranno attingere ai patrimoni personali.
Iscriviti a:
Post (Atom)