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mercoledì 4 agosto 2010

Outsourcing legale in India

Vantaggiosa la delocalizzazione dei servizi legali ma inacessibile per operare direttamente nel mercato

L’India è uno dei paesi più adatti a cui affidare le pratiche di esternalizzazione. La recente diffusione dell’outsourcing dei servizi legali (Lpo) ha già portato molte società inglesi a delocalizzare parte dell’attività legale svolta, consapevoli dei vantaggi legati soprattutto alla riduzione dei costi. Si stima, infatti, che il salario medio di un professionista in tale settore è di circa 8mila euro annuali, una cifra che dista enormemente dai 130mila ricevuti in media da un avvocato d’affari americano con la stessa esperienza. Rivolgersi all’India per la consulenza o l’assistenza giuridica sembra essere la scelta migliore, poiché competenza e professionalità assicurano la qualità dei servizi.
Una recente relazione di ValueNotes, società di consulenza indiana, prevede che le entrate legate al Lpo aumenteranno dai 146 milioni di dollari del 2006 ai 440 milioni di dollari per l’anno in corso. Inoltre, è importante sottolineare che le imprese che offrono servizi di Lpo è quasi triplicato, raggiungendo oggi il numero di 140.
A fronte di una forte diffusione dell’outsourcing, si assiste, però, ad una contraddizione: il paese resta inaccessibile per gli studi che vogliono operare direttamente nel mercato. L’avvocato Filippo Modulo sostiene che “da un lato si è incentivati ad aprire sedi vicine ai soggetti stranieri che si muovono verso l’Italia e dall’altro si ha la necessità di seguire le imprese italiane che aprono all’estero”. Il problema è che la legislazione locale non permette di essere presenti nel paese con un ufficio indipendente. L’avvocato Fulvio Pastore Alinante, segretario generale di Asla, l’associazione studi legali associati, spiega che “ottenere la licenza per la sede in Cina è dura e in India è del tutto impossibile”. Infatti, racconta Modulo, “per aprire in Cina è necessaria un’autorizzazione del ministero della Giustizia cinese. C’è voluto oltre un anno per ottenerla prima di poter inaugurare la sede di Pechino”.
Se risulta difficile l’apertura di studi indipendenti che operino nel mercato diretto, sarà indispensabile disporre di un solido network di consulenti locali affidabili e competenti che permettano agli imprenditori italiani di sviluppare al meglio i loro progetti di internazionalizzazione.



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