I prezzi all’ingrosso dei generi alimentari che si registravano negli ultimi giorni dello scorso anno sono incrementati poco meno del 20% rispetto allo stesso periodo del 2008. Per riportare qualche dato a titolo d’esempio: il prezzo delle verdure è aumentato del 41,09%, quello dei legumi del 40,1%, mentre quello delle patate è più che raddoppiato. Tale impennata va attribuita a fattori congiunturali e strutturali: per quanto riguarda i primi, va considerato che l’ultimo monsone è stato il più avaro di precipitazioni degli ultimi 37 anni; i secondi, invece, sono connessi al profondo stato di arretratezza in cui versa l’agricoltura indiana e al tortuoso e poco trasparente sistema distributivo attraverso cui i prodotti alimentari arrivano ai consumatori.
Lo stato indiano continua a giocare un ruolo predominante nello stabilire i prezzi delle derrate alimentari: negli ultimi venti anni, dall’inizio delle riforme economiche, il governo indiano ha ciclicamente spinto i contadini ad abbandonare certe coltivazioni a favore di altre, garantendo loro prezzi più alti perché ne aumentassero la produzione. Al contempo, il mondo politico presta grande attenzione anche alle proteste che si levano da commercianti e grossisti ogni volta che ci sono dei tentativi di modernizzare le reti distributive, assecondando chi si sentiva minacciato da modelli di business più avanzati ed efficienti e contribuendo così a mantenere una catena distributiva lunga, antiquata e poco trasparente.
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