Crollo degli investimenti esteri diretti e il più basso tasso di crescita economica degli ultimi 10 anni: due segnali che preoccupano i mercati.
La crisi economica pare essersi spinta fino al subcontinente indiano e i dati economici lo confermano. Secondo il Dipartimento delle politiche e delle promozione industriale indiano gli investimenti diretti all’estero (Fdi) sono crollati, nel corso dell’ultimo, anno del 38%, restando bloccati a quota 22,4 miliardi di dollari, contro i 35,1 del 2011-2012. Ma gli analisti non si scoraggiano sostenendo che i dati di un solo anno non sono sufficienti a misurare l’efficacia delle misure governative anticrisi.
Se gli analisti appaiono fiduciosi, lo stesso non si può dire dei mercati, allarmati soprattutto dal calo del Pil indiano, limitato nell’anno fiscale 2012-2013 al 5%. Secondo le statistiche pubblicate lo scorso 31 maggio dal Ministero delle Finanze di New Dehli, si tratterebbe del tasso di crescita più basso dell’ultimo decennio. A nulla sono valse le rassicurazioni del premier Manmohan Singh che si è dichiarato “pronto a qualsiasi sacrificio per ritrovare il cammino di una crescita sostenuta”. I Sensex, indicatore dei 30 principali titoli della Borsa di Mumbai, all’indomani della diffusioni dei dati, scendeva sotto la soglia psicologica dei 20 mila punti, perdendo l’1.12% rispetto ai livelli di apertura
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