L’India si conferma “la farmacia dei poveri” e segna un altro successo nella battaglia legale contro la multinazionale elvetica.
Novartis perde il ricorso in India che potrà continuare e vendere farmaci low-cost. Lo stabilisce una recente sentenza della Corte Suprema Indiana che ha respinto il ricorso presentato dal colosso svizzero. Oggetto della disputa, il brevetto di un medicinale anti cancro attualmente 'copiato' dalle aziende farmaceutiche indiane e venduto a un prezzo di gran lunga inferiore a quello dell'originale. Il Glivec, questo il nome del farmaco, secondo i giudici, non costituirebbe un’invenzione originale della casa farmaceutica bensì una mera riformulazione di un preparato contenente la stessa molecola. Si tratterebbe quindi dell’ennesimo esempio di “evergreening”, la pratica diffusa tra le multinazionali dei farmaci di “rinverdire” un prodotto già esistente e rilanciarlo nel mercato con un nuovo brevetto. Un verdetto storico, quello dei giorni scorsi, atteso da 7 anni , permetterà ai gruppi farmaceutici nazionali come Cipla e Rambaxy di continuare a produrre e commercializzare la versione generica del suddetto medicinale. Un risparmio enorme: 175 dollari per un trattamento di un mese contro i 2600 di un analogo trattamento a base di Glivec, che consentirà anche alle fasce più povere della popolazione mondiale l’accesso alle cure. Negativa ma debole la reazione di Novartis che accusa la decisione della Corte di scoraggiare “la ricerca di farmaci innovativi” nonché “di ostacolare i progressi medici nelle patologie per le quali non sono ancora disponibili opzioni terapeutiche efficaci.”
Ma il caso Novartis non è isolato e a novembre la Corte di appello indiana per i brevetti (Ipab) ha revocato un altro brevetto su un farmaco antiepatite della svizzera Roche mentre lo scorso mese a finire nel mirino dei giudici indiani è finita la tedesca Bayer, costretta ad accettare la vendita della versione low cost del Nexavar, altro costoso farmaco anti cancro.
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