L’industria olearia crescerà del 6% annuo. Il preferito resta l’olio di sansa ma si affacciano nuove prospettive anche per l’extravergine.
Alla fine del 2012 il valore delle importazioni di olio d’oliva supererà i 20 milioni di dollari (15,71 milioni di euro), confermando l’India come primo importatore a livello mondiale e il terzo maggior consumatore di olio. Grazie al suo prezzo modico, il preferito per ora resta l’olio di sansa ma molta attenzione si concentra anche intorno a quello d’oliva che, sebbene oggi sia solo lo 0,1% dei 35 milioni di tonnellate consumati nel paese, è cresciuto negli ultimi 3-4 anni del 40-50%. Questa l’analisi sulle prospettive di consumo ed export d’olio d’oliva nel mercato indiano condotta dal Ceq, il, Consorzio Extravergine di Qualità e presentata gli scorsi giorni al Ministero delle Politiche Agricole. In occasione della conferenza stampa Elia Fiorillo, Presidente del Ceq ha dichiarato: "I dati del mercato indiano sono ottimisti. Le previsioni di crescita dell'intero mercato alimentare e i cambiamenti in atto nella società ci confermano che l'olio d'oliva può gradualmente entrare a far parte della cultura indiana”. E proprio a questo riguardo il Ceq ha avviato da tre anni la Campagna “Oliveitup” per la promozione dell’olio europeo. Secondo le stime presentate da Sumit Saran, membro dell'ente esecutore in India della campagna, entro il 2015, il consumo di olio in India dovrebbe toccare la quota di 25 milioni di tonnellate per una crescita dell’industria olearia ad un ritmo del 6% annuo. I leader del settore sono oggi le aziende spagnole, che detengono il 60% delle importazioni di olio d’oliva ma il mercato sembra offrire grandi opportunità sia grazie alle aperture agli investitori stranieri, sia a seguito delle crescenti preoccupazioni salutistiche della popolazione indiana circa l’aumento di problemi cardiovascolari, diabete e cancro.
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