La nota Agenzia Moody’s conferma il rating Baa3. Un sospiro di sollievo per tutta l’economia indiana.
Una bella boccata d’ossigeno l’ha regalata ieri all’India l’Agenzia Moody’s che ha confermato il rating Baa3 con andamento stabile. Rischio di retrocessione scampato e riaccese le speranze anche per gli investitori stranieri, preoccupati negli ultimi tempi per l’andamento dell’economia del subcontinente. Due i fattori che hanno inciso sulla decisione: il tasso di risparmio delle famiglie indiane, uno dei più elevati a livello mondiale e la competitività del settore privato che va dalle piccole imprese a conduzione familiare alle grandi società multinazionali e che si avvale di una dirigenza competente e ambiziosa. Un grande capitale umano che dà fiducia. Secondo infatti le previsioni di Moody’s, il PIL indiano è destinato alla rimonta: + 5,3% nell’anno finanziario febbraio 2012-marzo 2013 e almeno +6% nel 2013-2014.
L’ottimismo dell’Agenzia di rating ha portato i suoi primi frutti alla borsa di Mumbay dove l’indice Sensex ha avuto un balzo di 305 punti, registrando la migliore performance giornaliera degli ultimi due mesi.
venerdì 30 novembre 2012
lunedì 26 novembre 2012
Ottime opportunità per l’olio italiano
L’industria olearia crescerà del 6% annuo. Il preferito resta l’olio di sansa ma si affacciano nuove prospettive anche per l’extravergine.
Alla fine del 2012 il valore delle importazioni di olio d’oliva supererà i 20 milioni di dollari (15,71 milioni di euro), confermando l’India come primo importatore a livello mondiale e il terzo maggior consumatore di olio. Grazie al suo prezzo modico, il preferito per ora resta l’olio di sansa ma molta attenzione si concentra anche intorno a quello d’oliva che, sebbene oggi sia solo lo 0,1% dei 35 milioni di tonnellate consumati nel paese, è cresciuto negli ultimi 3-4 anni del 40-50%. Questa l’analisi sulle prospettive di consumo ed export d’olio d’oliva nel mercato indiano condotta dal Ceq, il, Consorzio Extravergine di Qualità e presentata gli scorsi giorni al Ministero delle Politiche Agricole. In occasione della conferenza stampa Elia Fiorillo, Presidente del Ceq ha dichiarato: "I dati del mercato indiano sono ottimisti. Le previsioni di crescita dell'intero mercato alimentare e i cambiamenti in atto nella società ci confermano che l'olio d'oliva può gradualmente entrare a far parte della cultura indiana”. E proprio a questo riguardo il Ceq ha avviato da tre anni la Campagna “Oliveitup” per la promozione dell’olio europeo. Secondo le stime presentate da Sumit Saran, membro dell'ente esecutore in India della campagna, entro il 2015, il consumo di olio in India dovrebbe toccare la quota di 25 milioni di tonnellate per una crescita dell’industria olearia ad un ritmo del 6% annuo. I leader del settore sono oggi le aziende spagnole, che detengono il 60% delle importazioni di olio d’oliva ma il mercato sembra offrire grandi opportunità sia grazie alle aperture agli investitori stranieri, sia a seguito delle crescenti preoccupazioni salutistiche della popolazione indiana circa l’aumento di problemi cardiovascolari, diabete e cancro.
Alla fine del 2012 il valore delle importazioni di olio d’oliva supererà i 20 milioni di dollari (15,71 milioni di euro), confermando l’India come primo importatore a livello mondiale e il terzo maggior consumatore di olio. Grazie al suo prezzo modico, il preferito per ora resta l’olio di sansa ma molta attenzione si concentra anche intorno a quello d’oliva che, sebbene oggi sia solo lo 0,1% dei 35 milioni di tonnellate consumati nel paese, è cresciuto negli ultimi 3-4 anni del 40-50%. Questa l’analisi sulle prospettive di consumo ed export d’olio d’oliva nel mercato indiano condotta dal Ceq, il, Consorzio Extravergine di Qualità e presentata gli scorsi giorni al Ministero delle Politiche Agricole. In occasione della conferenza stampa Elia Fiorillo, Presidente del Ceq ha dichiarato: "I dati del mercato indiano sono ottimisti. Le previsioni di crescita dell'intero mercato alimentare e i cambiamenti in atto nella società ci confermano che l'olio d'oliva può gradualmente entrare a far parte della cultura indiana”. E proprio a questo riguardo il Ceq ha avviato da tre anni la Campagna “Oliveitup” per la promozione dell’olio europeo. Secondo le stime presentate da Sumit Saran, membro dell'ente esecutore in India della campagna, entro il 2015, il consumo di olio in India dovrebbe toccare la quota di 25 milioni di tonnellate per una crescita dell’industria olearia ad un ritmo del 6% annuo. I leader del settore sono oggi le aziende spagnole, che detengono il 60% delle importazioni di olio d’oliva ma il mercato sembra offrire grandi opportunità sia grazie alle aperture agli investitori stranieri, sia a seguito delle crescenti preoccupazioni salutistiche della popolazione indiana circa l’aumento di problemi cardiovascolari, diabete e cancro.
venerdì 16 novembre 2012
Tablet a 32 euro: un sogno low cost che si avvera
Presentato dal governo indiano in questi giorni, Aakash 2.0 potrebbe essere uno strumento per combattere l’analfabetismo informatico.
32 euro che si dimezzano grazie ai sussidi statali: il nuovo tablet made in India è oggi il più economico sul mercato mondiale. Akasch 2.0, che tradotto significa “cielo azzurro”, ha un processore da un Gigahertz, 512 megabyte di memoria Ram, uno schermo da 7 pollici e un sistema operativo Android che consente il collegamento a Google Play Store, il negozio delle applicazioni di Mountain View. A completare la tavoletta digitale ci pensano alcuni accessori indispensabili come telecamera e connessione wifi.
Un oggetto accessibile alle fasce economiche più basse e che fa gola anche al di fuori del Subcontinente ma che è stato ideato con uno scopo preciso: raggiungere quel 95% della popolazione indiana, più di un miliardo di persone, che non ha ancora una connessione ad Internet. Nonostante infatti, si contino nel Paese 900 milioni di contratti per cellulari, pochissimi di essi sono gli Smartphone collegati alla rete. Come spiega il Ministro dell’Istruzione indiano Pallam Raju "Aakash può essere un ottimo strumento educativo e stiamo lavorando con l'Indian Institute of Technology per sviluppare sempre nuovi contenuti". Non resta che augurare buona fortuna al nuovo nato della casa indiana, auspicando che abbia più successo delle sue precedenti versioni, abbandonate dopo poco tempo per la scarsa velocità e l’insufficiente durata delle batterie.
32 euro che si dimezzano grazie ai sussidi statali: il nuovo tablet made in India è oggi il più economico sul mercato mondiale. Akasch 2.0, che tradotto significa “cielo azzurro”, ha un processore da un Gigahertz, 512 megabyte di memoria Ram, uno schermo da 7 pollici e un sistema operativo Android che consente il collegamento a Google Play Store, il negozio delle applicazioni di Mountain View. A completare la tavoletta digitale ci pensano alcuni accessori indispensabili come telecamera e connessione wifi.
Un oggetto accessibile alle fasce economiche più basse e che fa gola anche al di fuori del Subcontinente ma che è stato ideato con uno scopo preciso: raggiungere quel 95% della popolazione indiana, più di un miliardo di persone, che non ha ancora una connessione ad Internet. Nonostante infatti, si contino nel Paese 900 milioni di contratti per cellulari, pochissimi di essi sono gli Smartphone collegati alla rete. Come spiega il Ministro dell’Istruzione indiano Pallam Raju "Aakash può essere un ottimo strumento educativo e stiamo lavorando con l'Indian Institute of Technology per sviluppare sempre nuovi contenuti". Non resta che augurare buona fortuna al nuovo nato della casa indiana, auspicando che abbia più successo delle sue precedenti versioni, abbandonate dopo poco tempo per la scarsa velocità e l’insufficiente durata delle batterie.
martedì 13 novembre 2012
L’India accelera la sua corsa al nucleare
Ad ottobre si è consolidata l’alleanza nucleare con l’Australia e pochi giorni fa è stato firmato l’accordo di cooperazione con il Canada: l’India punta sempre di più all’uranio.
Con la crescita economica aumenta anche il fabbisogno energetico. Ne è ben consapevole l’India che proprio per fronteggiare i sempre maggiori consumi nazionali guarda con decisione al nucleare. Risale a poco più di un mese fa, al 17 ottobre, l’incontro fra il governo di New Dehli e quello dell’Australia in occasione del quale hanno ribadito l’intenzione di intensificare i legami economici con particolare riguardo alla vendita di uranio. La scelta dell’Australia non è stata casuale. Il paese infatti si attesta tra i principali produttori al mondo di energia nucleare e da solo detiene più del 40% delle riserve di uranio del pianeta. Se l’alleanza tra i due è ancora alla fase embrionale, quella con il Canada è invece consolidata e lo scorso 6 novembre i due hanno firmato un accordo di cooperazione nucleare per usi civili. Lo ha annunciato il premier canadese Stephen Harper spiegando che la conclusione dell'intesa "faciliterà la possibilità per le imprese canadesi di rispondere meglio alle necessità crescenti dell'India in materia di energia”. L’accordo, frutto di una lunga trattativa, aprirà le porte dell’India alle forniture canadesi di uranio e altre tecnologie nucleari per la prima volta dopo 40 anni
Con la crescita economica aumenta anche il fabbisogno energetico. Ne è ben consapevole l’India che proprio per fronteggiare i sempre maggiori consumi nazionali guarda con decisione al nucleare. Risale a poco più di un mese fa, al 17 ottobre, l’incontro fra il governo di New Dehli e quello dell’Australia in occasione del quale hanno ribadito l’intenzione di intensificare i legami economici con particolare riguardo alla vendita di uranio. La scelta dell’Australia non è stata casuale. Il paese infatti si attesta tra i principali produttori al mondo di energia nucleare e da solo detiene più del 40% delle riserve di uranio del pianeta. Se l’alleanza tra i due è ancora alla fase embrionale, quella con il Canada è invece consolidata e lo scorso 6 novembre i due hanno firmato un accordo di cooperazione nucleare per usi civili. Lo ha annunciato il premier canadese Stephen Harper spiegando che la conclusione dell'intesa "faciliterà la possibilità per le imprese canadesi di rispondere meglio alle necessità crescenti dell'India in materia di energia”. L’accordo, frutto di una lunga trattativa, aprirà le porte dell’India alle forniture canadesi di uranio e altre tecnologie nucleari per la prima volta dopo 40 anni
venerdì 9 novembre 2012
L’India cammina con le sue gambe
Dal 2015 verranno definitivamente sospesi gli storici finanziamenti dalla Gran Bretagna.
L’India dice addio anche all’ultimo retaggio coloniale e dal 2015 verrà svincolata da ogni dipendenza economica dalla Gran Bretagna. Lo ha annunciato qualche giorno fa il Ministro dello Sviluppo Internazionale Justine Greening in un comunicato. "Sono stata in India - ha detto la Greening - e ho visto i fantastici progressi che ha fatto il Paese. E' tempo di riconoscere il suo nuovo ruolo nel mondo”. Il Ministro sostiene che sia ormai giunto il momento di focalizzare il rapporto con l'India “sulla formazione di professionalità piuttosto che sugli aiuti finanziari". A influenzare la decisione britannica ha giocato un ruolo decisivo anche l’attuale congiuntura economica. Nell’attuale momento di crisi, non erano in pochi a ritenere inopportuni i cospicui finanziamenti verso l’economia emergente che galoppa a ritmi di crescita annua del 10%. I contributi, nei prossimi anni, verranno quindi ridotti dagli attuali 370 milioni di euro a 280 milioni l’anno, per cessare completamente dal 2015. Questa posizione, fortemente sostenuta dai conservatori britannici non è però condivisa dalle Ong attive nella lotta per la fame nel mondo, Save the Children in testa, che polemizza “Nonostante i progressi incredibili del Paese, 1,6 milioni di bambini sono morti lo scorso anno, un quarto di tutte le morti infantili mondiali”.
L’India dice addio anche all’ultimo retaggio coloniale e dal 2015 verrà svincolata da ogni dipendenza economica dalla Gran Bretagna. Lo ha annunciato qualche giorno fa il Ministro dello Sviluppo Internazionale Justine Greening in un comunicato. "Sono stata in India - ha detto la Greening - e ho visto i fantastici progressi che ha fatto il Paese. E' tempo di riconoscere il suo nuovo ruolo nel mondo”. Il Ministro sostiene che sia ormai giunto il momento di focalizzare il rapporto con l'India “sulla formazione di professionalità piuttosto che sugli aiuti finanziari". A influenzare la decisione britannica ha giocato un ruolo decisivo anche l’attuale congiuntura economica. Nell’attuale momento di crisi, non erano in pochi a ritenere inopportuni i cospicui finanziamenti verso l’economia emergente che galoppa a ritmi di crescita annua del 10%. I contributi, nei prossimi anni, verranno quindi ridotti dagli attuali 370 milioni di euro a 280 milioni l’anno, per cessare completamente dal 2015. Questa posizione, fortemente sostenuta dai conservatori britannici non è però condivisa dalle Ong attive nella lotta per la fame nel mondo, Save the Children in testa, che polemizza “Nonostante i progressi incredibili del Paese, 1,6 milioni di bambini sono morti lo scorso anno, un quarto di tutte le morti infantili mondiali”.
mercoledì 7 novembre 2012
Voglia di ricambio generazionale
La media della classe dirigente è di 64 anni. La metà della popolazione indiana sotto i 25. L’India ha voglia di un ricambio generazionale che garantisca nuove riforme.
La denuncia arriva dall’autorevole testata “The Times of India”. In un suo editoriale di qualche giorno fa intitolato “Playing the numbers game” evidenzia una serie di numeri che destano preoccupazioni. Stando alle attuali statistiche metà della popolazione indiana ha meno di 25 anni e secondo le proiezioni demografiche di un recente censimento entro il 2025 l’India sorpasserà la Cina. Per fronteggiare la crescita della popolazione e i milioni di giovani che ogni anno si affacceranno sul mercato del lavoro serve un cambio di passo. Servono cioè investimenti nell’industria manifatturiera e nell’agricoltura che crescono a ritmi insufficienti, rispettivamente del 4% e del 2,8% ma anche e soprattutto lotta alla povertà (l’editoriale evidenzia il dato allarmante del 42% di denutrizione infantile) e aumento dell’istruzione. In una parola l’India chiede una serie di riforme coraggiose che finora il governo non è riuscito a intraprendere sia a causa di problemi endemici come la corruzione, sia forse, per un problema generazionale. Scrive il Times of India che nel governo ci sono ben pochi neta, ovvero leader, “al di sotto degli swinging 60” e l’unico risultato ottenuto da un recente rimpasto finalizzato a ringiovanire la classe dirigente è stato portare “l’età media del gabinetto ministeriale da 65 a 64 anni”. Esigenze che Raoul Gandhi, figlio dell’attuale leader del Congress, il partito di governo sembra aver intercettato dichiarando “L'India ha bisogno di riforme economiche, perché solo quando gli affari funzioneranno, potrà esserci sviluppo e lavoro per i più poveri". La scelta di lasciare a lui l’apertura del comizio del partito di qualche giorno fa, potrebbe essere uno spiraglio di cambiamento.
La denuncia arriva dall’autorevole testata “The Times of India”. In un suo editoriale di qualche giorno fa intitolato “Playing the numbers game” evidenzia una serie di numeri che destano preoccupazioni. Stando alle attuali statistiche metà della popolazione indiana ha meno di 25 anni e secondo le proiezioni demografiche di un recente censimento entro il 2025 l’India sorpasserà la Cina. Per fronteggiare la crescita della popolazione e i milioni di giovani che ogni anno si affacceranno sul mercato del lavoro serve un cambio di passo. Servono cioè investimenti nell’industria manifatturiera e nell’agricoltura che crescono a ritmi insufficienti, rispettivamente del 4% e del 2,8% ma anche e soprattutto lotta alla povertà (l’editoriale evidenzia il dato allarmante del 42% di denutrizione infantile) e aumento dell’istruzione. In una parola l’India chiede una serie di riforme coraggiose che finora il governo non è riuscito a intraprendere sia a causa di problemi endemici come la corruzione, sia forse, per un problema generazionale. Scrive il Times of India che nel governo ci sono ben pochi neta, ovvero leader, “al di sotto degli swinging 60” e l’unico risultato ottenuto da un recente rimpasto finalizzato a ringiovanire la classe dirigente è stato portare “l’età media del gabinetto ministeriale da 65 a 64 anni”. Esigenze che Raoul Gandhi, figlio dell’attuale leader del Congress, il partito di governo sembra aver intercettato dichiarando “L'India ha bisogno di riforme economiche, perché solo quando gli affari funzioneranno, potrà esserci sviluppo e lavoro per i più poveri". La scelta di lasciare a lui l’apertura del comizio del partito di qualche giorno fa, potrebbe essere uno spiraglio di cambiamento.
lunedì 5 novembre 2012
Un Paese dove costruire
JCB, leader nella produzione di macchine per le costruzioni si espande in India con un nuovo stabilimento a Jaipur. E dall’Europa arriva la conferma che quello indiano è uno dei mercati in maggiore crescita per le macchine per costruzioni.
La firma del contratto di acquisto dei terreni destinati ad ospitare il nuovo impianto di produzione è stata annunciata proprio in occasione del 67esimo compleanno del noto produttore di macchine e attrezzature per le costruzioni. Il quarto stabilimento indiano di JCB dopo i due di Pune e quello di Ballabgarh, verrà ospitato su un sito di circa 70 acri e l’investimento totale si aggirerà intorno ai 62 milioni di sterline (circa 77 milioni di euro). Grande soddisfazione del Presidente Sir Anthony Bamford che ha dichiarato: “Sono felice che JCB abbia deciso di festeggiare il suo compleanno pianificando nuovi investimenti per il futuro. L’India è il nostro mercato internazionale più importante, e le prospettive a lungo termine per la crescita delle infrastrutture sono decisamente significative. La nostra strategia è quella di continuare a investire in India per tenere il passo con la futura crescita economica del paese e rafforzare la sua posizione di mercato leader per le macchine per le costruzioni. Jaipur si trova in una posizione perfetta per la prossima fase della nostra espansione, in particolare per la possibilità di potenziare le esportazioni”. Il suo ottimismo è stato confermato dai dati presentati da Off-Highway Research nel corso del Congresso del Cece (Committee for European Construction Equipment) tenutosi recentemente a Berlino. A fronte della crisi che schiacciando il mercato europeo delle macchine per costruzioni, quello indiano sta vivendo un momento d’oro ed è passato negli ultimi 5 anni da 1,9 miliardi a 5,4 miliardi di dollari di fatturato.
La firma del contratto di acquisto dei terreni destinati ad ospitare il nuovo impianto di produzione è stata annunciata proprio in occasione del 67esimo compleanno del noto produttore di macchine e attrezzature per le costruzioni. Il quarto stabilimento indiano di JCB dopo i due di Pune e quello di Ballabgarh, verrà ospitato su un sito di circa 70 acri e l’investimento totale si aggirerà intorno ai 62 milioni di sterline (circa 77 milioni di euro). Grande soddisfazione del Presidente Sir Anthony Bamford che ha dichiarato: “Sono felice che JCB abbia deciso di festeggiare il suo compleanno pianificando nuovi investimenti per il futuro. L’India è il nostro mercato internazionale più importante, e le prospettive a lungo termine per la crescita delle infrastrutture sono decisamente significative. La nostra strategia è quella di continuare a investire in India per tenere il passo con la futura crescita economica del paese e rafforzare la sua posizione di mercato leader per le macchine per le costruzioni. Jaipur si trova in una posizione perfetta per la prossima fase della nostra espansione, in particolare per la possibilità di potenziare le esportazioni”. Il suo ottimismo è stato confermato dai dati presentati da Off-Highway Research nel corso del Congresso del Cece (Committee for European Construction Equipment) tenutosi recentemente a Berlino. A fronte della crisi che schiacciando il mercato europeo delle macchine per costruzioni, quello indiano sta vivendo un momento d’oro ed è passato negli ultimi 5 anni da 1,9 miliardi a 5,4 miliardi di dollari di fatturato.
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