In 100mila chiedono maggior giustizia sociale e rivendicano il diritto alla terra.
Una marcia di 350 km, da Gwailor, nel centro del Paese verso la capitale, New Delhi. Protagonisti sono i Paria o “Dalit”, cioè i fuoricasta che occupano il più basso gradino della scala sociale indiana e che adesso chiedono riscatto. In lotta per "la dignità, la sicurezza e l'identità" ci sono anche agricoltori, membri della tribù Adavasi (letteralmente "abitanti originari", ovvero gli appartenenti ai popoli tribali indigeni). “Chiediamo che le terre agricole siano utilizzate esclusivamente per l'agricoltura e vogliamo una politica di riforme agrarie, che non esiste", ha spiegato il portavoce dell'organizzazione promotrice dell’iniziativa, Anees Thillenkery. Sotto denuncia è l’intero modello economico e sociale indiano e sono numerose le frange della popolazione, che vive per il 74% grazie all’agricoltura, che denunciano di essere state lasciate fuori dallo sviluppo della terza potenza economica in Asia o sacrificate sull'altare del liberismo.
La protesta è ispirata alla Marcia del sale del 1930, la manifestazione nonviolenta contro la tassa sul sale, e infatti non a caso è stata scelta come data di partenza il 2 ottobre, giorno di nascita di Mahatma Gandi.
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