L’economia indiana, grazie ai pacchetti di stimolo e a fattori demografici, sta uscendo dalla crisi più rapidamente di altri Paesi e il tasso di crescita del PIL si è già riavvicinato al 7%. Le aziende indiane, che avevano smesso di ‘essere aggressive’ per le difficoltà a finanziarsi sui mercati internazionali, oggi, sia grazie alla performance della Borsa che in virtù dei buoni risultati registrati nelle ultime trimestrali, sono tornate ad essere finanziariamente forti.
Secondo Gautam Kumra, uno dei director di McKinsey in India, sussistono ormai le premesse per un ritorno ai livelli di merger & acquisition paragonabili a quelli registrati nel 2007 e nella prima metà del 2008. Kumra prevede che, ancora una volta, gran parte delle acquisizioni indiane verso l’estero non sarà diretta agli Stati Uniti, un mercato considerato molto competitivo, ma piuttosto verso l’Europa e i mercati dei paesi BRIC. “I settori in cui mi aspetto più operazioni sono quello farmaceutico, minerario, delle telecomunicazioni e dell’oil&gas. Senza dimenticare l’automotive che si sta globalizzando rapidamente”, ha affermato Kumra. Gli esperti sono concordi nel ritenere unanime che il principale bersaglio di acquisizioni nel Subcontinente sarà il settore farmaceutico.
Prevedere se il 2010 registrerà operazioni clamorose come quelle portate a termine nei 18 mesi che hanno preceduto la crisi è difficile, tuttavia, secondo la società di analisi indiana Dealogic, New Delhi avrebbe attirato annunci di operazioni per oltre 2,8 miliardi di dollari. A oggi, quanto ad ammontare di investimenti, l’India, tra i Paesi del BRIC, è seconda solo alla Cina.
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