Circa 500 miliardi di euro entro il 2017. Le cifre del piano di investimenti per le infrastrutture indiane chiamano investimenti.
Grandi opportunità in India. Il fabbisogno stimato fino al 2017 tra strade, autostrade, aeroporti, edifici civili si raggiunge i 495 miliardi di euro, di cui 400 destinati alla e costruzioni civili (300 mila nuovi alloggi) e agli ospedali (900 mila nuovi posti letto).
Per chi investirà in progetti stradali verrà concessa dallo Stato indiano l’esenzione totale delle imposte per cinque anni e per le entrate da pedaggio l’esenzione sfiora i 20 anni. Per le aziende interessate ad investire nei progetti aeroportuali è di 10 anni il periodo esentasse.
In India ogni due anni il Governo stabilisce il contributo che il settore è chiamato a dare alla crescita del Paese e per il biennio 2012-13 l’apporto del settore al Pil è stato del 5,5%. L’edilizia e le costruzioni rappresentano ad ogni modo una fetta importante nella produzione industriale del Paese, circa il 27%.«Per le imprese italiane possono aprirsi spazi in particolare nel settore del calcestruzzo prefabbricato - spiega Cesare Saccani, nella sua doppia veste di vicepresidente della Camera di Commercio italo-indiana e di amministratore della società di certificazione Icmq India - perché è forte la domanda di abitazioni a basso costo e di capannoni industriali».
lunedì 24 giugno 2013
lunedì 17 giugno 2013
I monsoni che spingono l’economia
L’arrivo anticipato delle piogge monsoniche migliora le aspettative della produzione agricola.
Anticipo record quest’anno della stagione monsonica, iniziata la scorsa settimana a New Dehli. Le abbondanti piogge estive, non sono mai state così precoci, come sottolinea lo stesso Ufficio Metereologico indiano, e arrivavano solitamente alla fine di giugno nella capitale per coprire successivamente il resto del Paese verso la fine di luglio. «Il primato apparteneva al 1960 quando il monsone arrivò il 21 giugno», ha confermato il direttore dell'Ufficio meteorologico indiano B.P. Yadav al quotidiano The Hundustan Times. E se da un lato i primi allagamenti non si sono fatti attendere con i relativi disagi connessi (è di poche ore fa la notizia del crollo di un Palazzo a Mumbai) dall’altro i contadini tirano un sospiro di sollievo. In un paese in cui oltre la metà della popolazione è dedita al settore agricolo e che nella maggior parte dei casi non dispone di impianti di irrigazione, l'arrivo anticipato delle precipitazioni rassicura circa l’esito dei raccolti. Migliorano le prospettive della produzione agricola, che contribuisce al 16% del Pil nazionale e anche quelle di un contenimento dei prezzi alimentari. L’analisi è confermata dagli economisti che confermano le positive ripercussioni che avranno le precipitazioni sulla ripresa economica 2014.
Anticipo record quest’anno della stagione monsonica, iniziata la scorsa settimana a New Dehli. Le abbondanti piogge estive, non sono mai state così precoci, come sottolinea lo stesso Ufficio Metereologico indiano, e arrivavano solitamente alla fine di giugno nella capitale per coprire successivamente il resto del Paese verso la fine di luglio. «Il primato apparteneva al 1960 quando il monsone arrivò il 21 giugno», ha confermato il direttore dell'Ufficio meteorologico indiano B.P. Yadav al quotidiano The Hundustan Times. E se da un lato i primi allagamenti non si sono fatti attendere con i relativi disagi connessi (è di poche ore fa la notizia del crollo di un Palazzo a Mumbai) dall’altro i contadini tirano un sospiro di sollievo. In un paese in cui oltre la metà della popolazione è dedita al settore agricolo e che nella maggior parte dei casi non dispone di impianti di irrigazione, l'arrivo anticipato delle precipitazioni rassicura circa l’esito dei raccolti. Migliorano le prospettive della produzione agricola, che contribuisce al 16% del Pil nazionale e anche quelle di un contenimento dei prezzi alimentari. L’analisi è confermata dagli economisti che confermano le positive ripercussioni che avranno le precipitazioni sulla ripresa economica 2014.
giovedì 13 giugno 2013
Le auto indiane corrono di più
Fra le imprese indiane più competitive spiccano quelle dell’automotive. E la corsa non sembra volersi fermare.
L’india sempre più competitiva e 5 delle sue 20 imprese più promettenti appartengono al mondo delle due e quattro ruote. Lo rileva il Boston Consulting Group (BCG) che nella sua Global Challenges 2013, la lista delle imprese emergenti che sfidano i colossi dei paesi più avanzati, ha inserito ben 20 realtà indiane (più del Brasile e della Russia messi insieme). Ma non solo 5 di queste, operano nel settore dell’automotive. Si tratta di Tata Motors (utilitarie e veicoli commerciali), Mahindra & Mahindra (Suv e trattori), Bajaj (motocicli e piccoli veicoli commerciali su tre ruote), Bharat Forge e Motherson Sumi Systems (componentistica metallica e plastica). Se Tata Motors è uno dei tre players che domina il mercato interno dell’auto, Mahindra & Mahindra è invece fra le società emergenti ma vanta già impianti di assemblaggio in Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti, oltre a detenere una quota di controllo nella Reva, il principale produttore indiano di auto elettriche. Non da meno le due società Bharat Forge e Motherson Sumi Systems che sono all’avanguardia nella componentistica :un'industria che negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita media annua del 13,7% e un incremento del 17% delle esportazioni, nel 36% dei casi dirette in Europa, primo mercato di sbocco.
Buone anche le prospettive per il futuro nonostante l’anno fiscale si sia chiuso con una contrazione del 6,7% del mercato dell’auto. Secondo Stefano Ragusa, partner di Boston Consulting, “quello che abbiamo davanti non è un punto di flessione nel quadro di una crescita forte. Nel giro di 10 anni il mercato indiano dell'auto sarà il terzo del mondo”.
L’india sempre più competitiva e 5 delle sue 20 imprese più promettenti appartengono al mondo delle due e quattro ruote. Lo rileva il Boston Consulting Group (BCG) che nella sua Global Challenges 2013, la lista delle imprese emergenti che sfidano i colossi dei paesi più avanzati, ha inserito ben 20 realtà indiane (più del Brasile e della Russia messi insieme). Ma non solo 5 di queste, operano nel settore dell’automotive. Si tratta di Tata Motors (utilitarie e veicoli commerciali), Mahindra & Mahindra (Suv e trattori), Bajaj (motocicli e piccoli veicoli commerciali su tre ruote), Bharat Forge e Motherson Sumi Systems (componentistica metallica e plastica). Se Tata Motors è uno dei tre players che domina il mercato interno dell’auto, Mahindra & Mahindra è invece fra le società emergenti ma vanta già impianti di assemblaggio in Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti, oltre a detenere una quota di controllo nella Reva, il principale produttore indiano di auto elettriche. Non da meno le due società Bharat Forge e Motherson Sumi Systems che sono all’avanguardia nella componentistica :un'industria che negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita media annua del 13,7% e un incremento del 17% delle esportazioni, nel 36% dei casi dirette in Europa, primo mercato di sbocco.
Buone anche le prospettive per il futuro nonostante l’anno fiscale si sia chiuso con una contrazione del 6,7% del mercato dell’auto. Secondo Stefano Ragusa, partner di Boston Consulting, “quello che abbiamo davanti non è un punto di flessione nel quadro di una crescita forte. Nel giro di 10 anni il mercato indiano dell'auto sarà il terzo del mondo”.
martedì 4 giugno 2013
L’india frena la sua corsa
Crollo degli investimenti esteri diretti e il più basso tasso di crescita economica degli ultimi 10 anni: due segnali che preoccupano i mercati.
La crisi economica pare essersi spinta fino al subcontinente indiano e i dati economici lo confermano. Secondo il Dipartimento delle politiche e delle promozione industriale indiano gli investimenti diretti all’estero (Fdi) sono crollati, nel corso dell’ultimo, anno del 38%, restando bloccati a quota 22,4 miliardi di dollari, contro i 35,1 del 2011-2012. Ma gli analisti non si scoraggiano sostenendo che i dati di un solo anno non sono sufficienti a misurare l’efficacia delle misure governative anticrisi.
Se gli analisti appaiono fiduciosi, lo stesso non si può dire dei mercati, allarmati soprattutto dal calo del Pil indiano, limitato nell’anno fiscale 2012-2013 al 5%. Secondo le statistiche pubblicate lo scorso 31 maggio dal Ministero delle Finanze di New Dehli, si tratterebbe del tasso di crescita più basso dell’ultimo decennio. A nulla sono valse le rassicurazioni del premier Manmohan Singh che si è dichiarato “pronto a qualsiasi sacrificio per ritrovare il cammino di una crescita sostenuta”. I Sensex, indicatore dei 30 principali titoli della Borsa di Mumbai, all’indomani della diffusioni dei dati, scendeva sotto la soglia psicologica dei 20 mila punti, perdendo l’1.12% rispetto ai livelli di apertura
La crisi economica pare essersi spinta fino al subcontinente indiano e i dati economici lo confermano. Secondo il Dipartimento delle politiche e delle promozione industriale indiano gli investimenti diretti all’estero (Fdi) sono crollati, nel corso dell’ultimo, anno del 38%, restando bloccati a quota 22,4 miliardi di dollari, contro i 35,1 del 2011-2012. Ma gli analisti non si scoraggiano sostenendo che i dati di un solo anno non sono sufficienti a misurare l’efficacia delle misure governative anticrisi.
Se gli analisti appaiono fiduciosi, lo stesso non si può dire dei mercati, allarmati soprattutto dal calo del Pil indiano, limitato nell’anno fiscale 2012-2013 al 5%. Secondo le statistiche pubblicate lo scorso 31 maggio dal Ministero delle Finanze di New Dehli, si tratterebbe del tasso di crescita più basso dell’ultimo decennio. A nulla sono valse le rassicurazioni del premier Manmohan Singh che si è dichiarato “pronto a qualsiasi sacrificio per ritrovare il cammino di una crescita sostenuta”. I Sensex, indicatore dei 30 principali titoli della Borsa di Mumbai, all’indomani della diffusioni dei dati, scendeva sotto la soglia psicologica dei 20 mila punti, perdendo l’1.12% rispetto ai livelli di apertura
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