L’incontro dello scorso 19 maggio tra il premier cinese e quello indiano ha aperto un nuovo corso nelle relazioni tra Dehli e Pechino. Ma le vecchie tensioni incombono.
Dichiarazioni di pace e di cooperazione hanno caratterizzato l’incontro tra premier cinese Li Keqiang e il suo omologo Manmohan Singh. I colloqui hanno prodotto otto accordi commerciali e sul tavolo dei due giganti asiatici ci sono anche programmi di ammodernamento militare e nuove alleanze geo-strategiche. Il volume degli scambi tra i due ammonta oggi a circa 65 miliardi di dollari ma, in base ad un accordo sottoscritto, è stato fissato l'obiettivo di 100 miliardi di dollari in scambi bilaterali da raggiungere entro il 2015. Auspicando nel breve termine un clima di fiducia reciproca, il premier cinese ha affermato che “i due paesi devono stringersi la mano”. "Dobbiamo costruire un nuovo tipo di relazioni" ha proseguito il Premier “che sappia originare uno sviluppo sano e vigoroso, che rappresenterà una vera benedizione per l'Asia e per il mondo".
Ma le distanze politiche tra la seconda e la quarta potenza mondiale rimangono e la prima visita ufficiale in India giunge a poche settimane di distanza dallo scontro sui confini nella regione Himalayana. Lo sconfinamento di una ventina di KM in territorio indiano operato da truppe dell’esercito cinese, che aveva fatto temere un’escalation della tensione tra i due Paesi, non è stato menzionato dal premier Li nel corso dell’incontro. La crisi diplomatica, assieme alla questione tibetana, è stata però oggetto di proteste di piazza che hanno accolto e accompagnato la visita del Primo Ministro cinese.
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