Restrizioni sull’import e calo delle quotazioni: così si attenua la corsa all’oro indiano.
Il boom della domanda di oro, che aveva fatto risalire le quotazioni del lingotto negli scorsi mesi, sembra volersi arrestare. E da New Dehli sono pronti interventi per accelerare la frenata. La Reserve Bank infatti, allarmata per l’incremento del deficit commerciale nazionale, culminato lo scorso aprile a 17,8 miliardi di dollari e causato in parte dalla corsa all’oro, ha varato le prime misure per limitarne l’import. Se finora alle banche che compravano oro importato era consentito un pagamento differito fino a 180 giorni, d’ora in avanti, sarà d’obbligo il pagamento immediato. Uniche eccezioni contemplate: gli istituti che agiscono per conto di clienti e a fronte di esigenze documentate per la lavorazione di gioielli da esportazione. D'altro canto il vecchio sistema, secondo le autorità, incoraggiava un accumulo d’oro che non rispondeva alle effettive necessità. Anche l’interesse degli investitori sembra in calo e le quotazioni del lingotto sono arretrate a metà maggio a circa 1420 dollari l’oncia e secondo la maggior parte degli analisti il calo proseguirà fino a 1.150-1.250 $, per poi risalire verso 1.450 $ nella seconda metà dell'anno. Deutsche Bank intanto ha di nuovo ridotto le previsioni per il 2013, abbassandole del 6,4% a 1.533 $/oncia: il prezzo medio più basso dal 2010.
giovedì 30 maggio 2013
martedì 21 maggio 2013
India e Cina: prove di distensione
L’incontro dello scorso 19 maggio tra il premier cinese e quello indiano ha aperto un nuovo corso nelle relazioni tra Dehli e Pechino. Ma le vecchie tensioni incombono.
Dichiarazioni di pace e di cooperazione hanno caratterizzato l’incontro tra premier cinese Li Keqiang e il suo omologo Manmohan Singh. I colloqui hanno prodotto otto accordi commerciali e sul tavolo dei due giganti asiatici ci sono anche programmi di ammodernamento militare e nuove alleanze geo-strategiche. Il volume degli scambi tra i due ammonta oggi a circa 65 miliardi di dollari ma, in base ad un accordo sottoscritto, è stato fissato l'obiettivo di 100 miliardi di dollari in scambi bilaterali da raggiungere entro il 2015. Auspicando nel breve termine un clima di fiducia reciproca, il premier cinese ha affermato che “i due paesi devono stringersi la mano”. "Dobbiamo costruire un nuovo tipo di relazioni" ha proseguito il Premier “che sappia originare uno sviluppo sano e vigoroso, che rappresenterà una vera benedizione per l'Asia e per il mondo".
Ma le distanze politiche tra la seconda e la quarta potenza mondiale rimangono e la prima visita ufficiale in India giunge a poche settimane di distanza dallo scontro sui confini nella regione Himalayana. Lo sconfinamento di una ventina di KM in territorio indiano operato da truppe dell’esercito cinese, che aveva fatto temere un’escalation della tensione tra i due Paesi, non è stato menzionato dal premier Li nel corso dell’incontro. La crisi diplomatica, assieme alla questione tibetana, è stata però oggetto di proteste di piazza che hanno accolto e accompagnato la visita del Primo Ministro cinese.
Dichiarazioni di pace e di cooperazione hanno caratterizzato l’incontro tra premier cinese Li Keqiang e il suo omologo Manmohan Singh. I colloqui hanno prodotto otto accordi commerciali e sul tavolo dei due giganti asiatici ci sono anche programmi di ammodernamento militare e nuove alleanze geo-strategiche. Il volume degli scambi tra i due ammonta oggi a circa 65 miliardi di dollari ma, in base ad un accordo sottoscritto, è stato fissato l'obiettivo di 100 miliardi di dollari in scambi bilaterali da raggiungere entro il 2015. Auspicando nel breve termine un clima di fiducia reciproca, il premier cinese ha affermato che “i due paesi devono stringersi la mano”. "Dobbiamo costruire un nuovo tipo di relazioni" ha proseguito il Premier “che sappia originare uno sviluppo sano e vigoroso, che rappresenterà una vera benedizione per l'Asia e per il mondo".
Ma le distanze politiche tra la seconda e la quarta potenza mondiale rimangono e la prima visita ufficiale in India giunge a poche settimane di distanza dallo scontro sui confini nella regione Himalayana. Lo sconfinamento di una ventina di KM in territorio indiano operato da truppe dell’esercito cinese, che aveva fatto temere un’escalation della tensione tra i due Paesi, non è stato menzionato dal premier Li nel corso dell’incontro. La crisi diplomatica, assieme alla questione tibetana, è stata però oggetto di proteste di piazza che hanno accolto e accompagnato la visita del Primo Ministro cinese.
mercoledì 8 maggio 2013
L’India apre al nucleare
Ok della Corte suprema alla centrale nucleare nello stato di Tamil Nadu, colpito nel 2004 dallo tsunami .
Dopo mesi di dibattiti e resistenze da parte dei movimenti antinucleare locali, arriva l’Ok della corte suprema. L’Unità 1 della centrale di KudanKulam, nello stato meridionale di Tamil Nadu, diverrà presto operativa. La Corte ha motivato la scelta di riavviare i lavori precisando che la centrale “e' utile e necessaria per contribuire alla crescita economica nazionale'' e che ''l'interesse della maggioranza deve prevalere su quello di una minoranza'' avversa al progetto.
Nell’ordinanza viene altresì richiesto al governo un dettagliato rapporto sulle misure di sicurezza e le modalità di monitoraggio previsti per l’impianto.
Ma non basta a tranquillizzare le forze dell’opposizione. M. Pushparayan, leader del Movimento popolare contro l’energia nucleare (Pmane), definisce la decisione della Corte “tardiva ed ingiusta” e rilancia la protesta contro il progetto. Gli attivisti evidenziano in particolare l’inadeguatezza della zona scelta per la centrale, toccata dallo tsunami del 2004 e quindi potenzialmente a rischio. Per ora nessun dietrofront da parte del governo indiano che anzi punta al nucleare per recuperare il grave deficit energetico del Paese e ha già messo in cantiere numerosi impianti che aumenteranno la produzione di energia nucleare di almeno 14 volte quella attuale.
Dopo mesi di dibattiti e resistenze da parte dei movimenti antinucleare locali, arriva l’Ok della corte suprema. L’Unità 1 della centrale di KudanKulam, nello stato meridionale di Tamil Nadu, diverrà presto operativa. La Corte ha motivato la scelta di riavviare i lavori precisando che la centrale “e' utile e necessaria per contribuire alla crescita economica nazionale'' e che ''l'interesse della maggioranza deve prevalere su quello di una minoranza'' avversa al progetto.
Nell’ordinanza viene altresì richiesto al governo un dettagliato rapporto sulle misure di sicurezza e le modalità di monitoraggio previsti per l’impianto.
Ma non basta a tranquillizzare le forze dell’opposizione. M. Pushparayan, leader del Movimento popolare contro l’energia nucleare (Pmane), definisce la decisione della Corte “tardiva ed ingiusta” e rilancia la protesta contro il progetto. Gli attivisti evidenziano in particolare l’inadeguatezza della zona scelta per la centrale, toccata dallo tsunami del 2004 e quindi potenzialmente a rischio. Per ora nessun dietrofront da parte del governo indiano che anzi punta al nucleare per recuperare il grave deficit energetico del Paese e ha già messo in cantiere numerosi impianti che aumenteranno la produzione di energia nucleare di almeno 14 volte quella attuale.
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